Un tecnico della AMG al lavoro su uno dei famosi propulsori tedeschi

Accordo Aston Martin-Mercedes:
motori AMG sull'auto di James Bond

di Sergio Troise
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NAPOLI - Dopo la lettera d’intenti firmata nel luglio scorso, è andato in porto a dicembre l’accordo tra Aston Martin e Daimler Mercedes per l’ingresso dei tedeschi nel capitale della factory inglese di proprietà italiana. Alla gloriosa casa britannica, cento anni di storia appena compiuti e una fama planetaria legata anche alle imprese cinematografiche di James Bond, verranno forniti motori V8 progettati “su misura” per le nuove Aston Martin e tecnologia d’avanguardia sviluppata da AMG, la divisione del gruppo Daimler che si occupa di auto ad alte prestazioni. La definizione dell’accordo, annunciato con una nota congiunta, prevede che il colosso tedesco entri progressivamente nel capitale azionario di Aston Martin, fino ad un massimo del 5% e senza diritto di voto, ma un membro Mercedes sarà ammesso come osservatore in consiglio. Dell’azionariato Aston Martin – vale la pena ricordarlo – fanno parte l’italiana Investindustrial di Andrea Bonomi, con una quota di maggioranza del 37,5%, e la kuwaitiana Adeem Investment.

Produzione, ricerca e sviluppo. Aston Martin continuerà a produrre i suoi modelli sportivi in Inghilterra, nella sede di Gaydon (Warwickshire), mentre le forniture tedesche arriveranno da Affalterbach, in Germania, dove ha sede il quartier generale di AMG. “Siamo orgogliosi di lavorare per Aston Martin – ha dichiarato Tobias Moers, presidente della divisione sportiva di Mercedes – riteniamo che questo accordo sia davvero una opportunità vincente per entrambe le parti”. Una dichiarazione molto cavalleresca, in quanto l’accordo rappresenta in realtà una vera e propria ciambella di salvataggio per Aston Martin, che senza l’intervento tedesco non avrebbe avuto la possibilità di sviluppare nuove tecnologie se non sobbarcandosi onerosissimi aumenti di capitale a supporto di rischiosi investimenti.

Collaborazione allargata. Chiuso nel 2007 l’accordo con Ford, l’Aston aveva continuato ad essere ospitata in una fabbrica tedesca del colosso euroamericano per continuare a produrre il suo glorioso V12; ma era urgente trovare una soluzione per produrre altrove e, soprattutto, per aggiornare la tecnologia e garantirsi motori V8 che mantenessero elevato il livello qualitativo e prestazionale. Non per niente nella nota congiunta che dà notizia dell’accordo si parla esplicitamente della necessità di collaborare sul fronte dei propulsori “per unire all’incremento del rendimento anche una maggiore efficienza nei consumi”. In questa ottica, Aston Martin ha ottenuto che nell’accordo figurasse anche un progetto di cooperazione aggiuntiva che riguarda la fornitura di parti elettriche ed elettroniche.

Un segmento prestigioso. Le grandi manovre sono mirate a creare le condizioni per una alternativa credibile nel settore delle sportive di lusso ad alte prestazioni. Aston Martin, del resto, è l’unico marchio del settore rimasto fuori dai grandi gruppi automobilistici dello scenario mondiale. Ferrari e Maserati, come è noto, fanno parte del Gruppo Fiat; Rolls Royce è un marchio di proprietà BMW; Bentley e Bugatti fanno parte della “scuderia” Volkswagen, così come la stessa Porsche, mentre Lamborghini è stata affidata al controllo dell’Audi. Da sola, dunque, la factory inglese non poteva andare avanti. Le vendite, tra l’altro, erano crollate nel 2012 a 3400 unità/anno e a fine 2013 è previsto un ulteriore calo. Troppo poco per un marchio che si era guadagnato la fama di “Ferrari inglese”, anche per via delle dimensioni commerciali, attestate solitamente attorno alle 7000 unità/anno.

Prospettive di crescita. Secondo gli osservatori più ottimisti, l’accordo con i tedeschi potrebbe rilanciare l’Aston Martin anche oltre, se dovessero svilupparsi ulteriori progetti (per ora non formalizzati), come la realizzazione di un Suv 4x4, in linea con ciò che ha fatto a suo tempo la Porsche con Cayenne, e che sta per fare la Maserati con il tanto atteso Levante. Traguardi ancora lontani e relegati nel recinto delle ipotesi, tuttavia credibili, visti i precedenti di Andrea Bonomi, che a suo tempo rilevò la Ducati in stato comatoso e dopo sei anni la consegnò risanata ai tedeschi dell’Audi per 860 milioni di euro.

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Sabato 28 Dicembre 2013 - Ultimo aggiornamento: 27-01-2014 07:35 | © RIPRODUZIONE RISERVATA