Manovra, auto aziendali e plastic tax verso il dimezzamento

Manovra, auto aziendali verso il dimezzamento

di Luca Cifoni
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L’articolo 4 del decreto fiscale, e precisamente la norma che impone alle imprese committenti di versare le ritenute fiscali per conto di quelle a cui affidano un appalto o un subappalto, potrebbe essere il primo pezzo della manovra 2020 a venir meno; o quanto meno ad essere cambiato. Sul punto c’è una forte pressione di Confindustria, intervenuta ieri in audizione alla Camera con il direttore generale Marcella Panucci. Lo stesso ministro Gualtieri, a sua volta ascoltato in commissione, ha manifestato la disponibilità a modifiche. Ma l’esecutivo medita anche di lasciar cadere o quanto meno dimezzare - nel disegno di legge di bilancio - il discusso aumento del prelievo sulle auto aziendali, da cui si attende nel 2020 un maggior gettito pari a 333 milioni.

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LE TRATTATIVE
Il responsabile dell’Economia ha anche confermato che proseguono le trattative con il sistema bancario per la riduzione delle commissioni bancarie in particolare sui micro-pagamenti, per incentivare l’utilizzo di bancomat e carte di credito. In questo caso non si tratta di una norma del decreto fiscale ma di un ulteriore elemento che potrebbe contribuire ad incrementare il recupero di evasione. Quello “cifrato” nel provvedimento, che proviene in larga parte dalla stretta sulle compensazioni fiscali, sulle frodi nel settore energetico e appunto dalla responsabilità solidale negli appalti, arriva a circa 3 miliardi: per il ministro è una stima «prudente» che potrebbe migliorare in prospettiva con nuovi introiti. Le misure di spinta ai pagamenti elettronici sono sostanzialmente ancora da quantificare e l’eventuale intesa con il sistema finanziario potrebbe aiutare, anche se ci sono da superare alcuni ostacoli in ambito di antitrust italiano ed europeo.

Le novità in materia di appalti, ha spiegato Panucci, rappresentano un danno per le imprese perché le costringono ad anticipare soldi per conto dell’appaltatore, sotto forma di ritenute fiscale relative ai dipendenti. L’obiettivo dichiarato della misura è colpire uno schema di evasione molto ricorrente: quello in cui in caso di appalti (anche pubblici) aziende poco patrimonializzate riducono il prezzo “risparmiando” proprio sul versamento delle ritenute fiscali per i lavoratori. In molti casi si tratta di soggetti che si costituiscano ad hoc, spesso in forma di cooperativa. Va ricordato che già la normativa precedente prevede varie forme di responsabilità solidale per altre voci come le retribuzioni: ora questa verrebbe estesa alle ritenute fiscali. Come accade spesso però la volontà di colpire soggetti scorretti si ripercuote sulle aziende che invece normalmente le tasse le pagano, che vengono costrette ad ulteriori adempimenti oltre che ad un notevole impegno finanziario. La novità del resto ha un campo di applicazione molto generale perché non riguarda solo gli appalti in senso stretto ma anche altri tipi di contratti di fornitura. Sono previste alcune eccezioni, ad esempio la possibilità per gli appaltatori di versare i contributi con la modalità tradizionale nel caso risultino in attività da cinque anni o abbiano versato al fisco nei due anni precedenti almeno due milioni.

LA RICHIESTA
La richiesta di Confindustria è cancellare completamente la stretta. Da parte delle forze politiche oltre che dallo stesso ministro è emersa la disponibilità a limitarla: ad esempio intervenendo sui requisiti temporali, inserendone altri relativi alla patrimonializzazione o ancora limitando la nuova procedura all’ambito della somministrazione di manodopera. Che è del resto quello su cui interviene un’altra parte dello stesso articolo, imponendo il meccanismo del reverse charge ovvero il versamento dell’Iva a carico del committente invece che del fornitore.
Intanto sul fronte delle previsioni economiche arriva dall’Istat un quadro in chiaroscuro: «Gli indicatori qualitativi più recenti - si legge nella nota mensile dell’istituto di statistica - confermano un quadro congiunturale globale caratterizzato da incertezza, con rischi di estensione del rallentamento industriale anche al settore dei servizi». 

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Mercoledì 6 Novembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 19:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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