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MONACO DI BAVIERA – Nel corso del 2020 il gruppo Bmw ha commercializzato 2.325.179 milioni di autoveicoli, con una flessione dell'8,4% rispetto al 2019, confermandosi ancora una volta leader nel segmento premium a livello globale davanti a Daimler. Il calo delle consegne della divisione Motorrad è stato meno evidente: -4,2% a quota 169.272 unità. Il marchio Bmw ha ceduto “solo” il 7,1% (2.028.841 di esemplari), mentre Mini (-15,8% a 292.582 pezzi) e Rolls-Royce (-26,4% a 3.756 di pezzi) sono state più penalizzate. I dati sono stati presentati in una conferenza digitale da Oliver Zipse, Ceo del gruppo, e da Nicolas Peter, numro uno delle finanze della casa dell'Elica.
I ricavi totale sono scesi del 5% poco sotto i 99 miliardi di euro: nel 2019 avevano superato i 100 (104,210 per la precisione). Ma l'Ebit, il risultato prima degli oneri finanziari, è rimasto su un livello rassicurante, ossia sopra il 5% (5,3%) con una contrazione del 35% attestandosi a 4,8 miliardi euro contro i 7,4 dell'esercizio precedente. L'utile netto contabilizzato dal gruppo risultato di circa un quarto inferiore a quello del 2019: 3,86 miliardi contro 5,02 (-23,2%). Il numero dei dipendenti ha subito una contrazione del 4,2%, scendendo da oltre 126 mila a meno di 121 mila.
Rispetto a Daimler, che ha addirittura incrementato del 50% la remunerazione delle azioni e di Volkswagen Group, che l'ha confermata, Bmw è stata molto meno generoso con gli investitori. Pur riservando agli azionisti quasi la stessa percentuale dell'utile netto (32,5 anziché 32,8%), il dividendo ha subito una forte contrazione: da 2,5 euro (2,52 per le privilegiate) a 1,9 (1,92) per un totale di 1,253 miliardi di euro, poco meno della metà dei quali andranno ai due azionisti principali. Cioè Stefan Quandt e Susanne Klatten, gli “eredi” della dinastia familiare che controlla il gruppo. Per il 2019 avevano 796 dei 1.646 milioni distribuiti.
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