
La crisi dell'auto in Italia, 350mila vendite in meno del 2019. E nelle fabbriche Stellantis la produzione è crollata
Le immatricolazioni del 2024 saranno intorno a 1 milione e 780 mila, 350mila in meno del 2019, prima della pandemia. Nelle fabbriche Stellantis la produzione è crollata. E' un quadro drammatico quello delineato dal presidente dell'Anfia, Roberto Vavassori che, all'assemblea annuale dell'associazione, lancia l'allarme anche per l'occupazione. «Servono misure che diano un sostegno concreto e immediato alle nostre imprese. Bisogna urgentemente prevedere degli ammortizzatori straordinari per i prossimi tre anni perché sono molte le aziende che rischiano di non aver alternative ai licenziamenti», afferma Vavassori sottolineando la forte crescita della Cina, «Paese divenuto da un paio di anni il primo esportatore a livello mondiale di autovetture, con oltre 5 milioni di veicoli». Una situazione difficile di cui appare consapevole il governo.
Al tavolo Stellantis del 17 dicembre, convocato e guidato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ci saranno anche i ministri dell'economia, Giancarlo Giorgetti, e del Lavoro, Marina Calderone. «Ho chiesto la loro presenza - spiega Urso - perché il governo come tale possa dare certezza sugli impegni che noi avremo sul fronte industriale, sul fronte degli strumenti di sostegno al lavoro e sul fronte economico. Penso che in quella sede potremo riuscire a dire che il prossimo anno ci saranno risorse per il settore dell'automotive almeno pari o anche superiori a quelle che erano previste in origine nel Fondo Automotive. Saranno integralmente destinate al sostegno agli investimenti produttivi delle imprese. Da Stellantis - prosegue Urso - ci aspettiamo un piano che preveda risorse significative per l'Italia con l'obiettivo di raggiugere entro il 2030 una capacità produttiva di almeno un milione di veicoli nel nostro Paese. Speriamo che il tavolo di martedì possa segnare una svolta nel rapporto di Stellantis con l'Italia e nella politica industriale nel settore auto». Urso auspica inoltre che il presidente del gruppo John Elkann, vada il prima possibile in Parlamento, «per illustrare il piano presentato al governo e agli altri attori che fanno parte del tavolo». Sempre in vista dell'incontro del 17 dicembre, Jean-Philippe Imparato, che guiderà la delegazione di Stellantis, vedrà domani a Torino i sindacati metalmeccanici ai quali potrebbe dare qualche indicazione ulteriore sul piano che sta mettendo a punto per le fabbriche italiane «all'insegna della concretezza».
«L'azienda deve mettere su un piano industriale nel quale l'Italia diventi il centro della situazione. E' anche necessario che il governo incominci a pensare che i soldi che diamo all'azienda debbano essere condizionati» dice il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri. Al centro delle preoccupazioni ci sono anche le regole europee e il rischio delle pesanti multe previste per le case automobilistiche. «Occorre da subito cambiare le folli regole del green deal, che tra l'altro impongono di fatto la chiusura degli stabilimenti e il licenziamento di decine di migliaia di operai» sottolinea il ministro Urso, che vedrà a Milano il neo vicepresidente della Commissione europea Stéphane Séjourné. Una posizione sulla quale, dopo l'associazione dei costruttori europei dell'auto Acea, converge anche il Partito popolare europeo - famiglia politica di Ursula von der Leyen - che con il 'piano per salvare l'industria dell'automotive' di fatto sposa molte delle richieste avanzate negli ultimi mesi a Bruxelles dall'Italia. In primis, quella di anticipare all'inizio del prossimo anno la revisione e includere i biocarburanti nella transizione, non solo gli e-fuels richiesti dalla Germania. Anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, chiede all'Europa di cancellare subito le sanzioni per il settore auto.