
Dazi, in Usa corsa ai concessionari auto per l'acquisto. Rivenditori ottimisti, ma solo per poco tempo
Scatta la corsa ai concessionari auto statunitensi. Un primo effetto (indiretto) al caos generato da annunci, smentite, rinvii, minacce e ritorsioni sui dazi. I consumatori americani si preparano come possono per evitare shock tariffari e intanto aumenta il sentiment dei rivenditori. Questo almeno nel breve termine, perche nel medio e lungo termine l'incertezza regna sovrana. Le tariffe del 25% alle importazioni da Messico e Canada, oltre a quelle gia in vigore per le merci provenienti dalla Cina, hanno finora spinto il mercato retail americano dell'auto, che gioca sul fatto di aver scorte per soddisfare la domanda nei prossimi tre mesi.
Al momento, dunque, le tariffe di Trump non hanno influenzato i concessionari e da qui a primavera inoltrata la speranza e che la guerra commerciale si attenui. Secondo Cox Automotive, gia a dicembre, dopo l'elezione di Trump, le vendite di auto erano aumentate, con i consumatori probabilmente indotti a pensare che il presidente avrebbe mantenuto le «minacce» elettorali. A tre mesi di distanza, il Cox Automotive Dealer Sentiment Index segnala che la fiducia dei concessionari statunitensi sulle attuali condizioni di mercato è aumentata da 42 punti nel quarto trimestre 2024 a 44 nel primo trimestre 2025.
Un segnale di ottimismo solo relativo. Rimanendo ancora sotto la soglia di 50 punti, indica che più concessionari considerano il mercato debole piuttosto che forte. Per i concessionari indipendenti la fiducia è peraltro piu bassa (42), sebbene a un livello piu elevato rispetto al trimestre precedente e al 2024. Piu sereno l'orizzonte dei rivenditori in franchising, con un punteggio di 54, in rialzo sia rispetto a fine 2024 (50), sia su base annuale (49). «Il tema trasversale è che il primo trimestre è sicuramente migliore di un anno fa» ha osservato Jonathan Smoke, capo economista di Cox Automotive, confermando i «rischi per il futuro»: «Una combinazione di fattori positivi ha giocato a favore dei concessionari: l'inventario è sano e i consumatori hanno una certa urgenza di acquistare. Almeno verso la primavera le condizioni sono favorevoli. Tuttavia, considerando l'attuale e mutevole posizione tariffaria dell'amministrazione, non e chiaro quanto durera questo slancio». L'indice delle prospettive di mercato e migliorato nei primi tre mesi dell'anno, salendo per il secondo trimestre consecutivo a 58 punti, ai massimi dal 2022. Il rovescio della medaglia e che l'indice di profitto e sceso da 35 a 34 in un trimestre, ovvero solo un punto sopra il minimo storico del primo trimestre 2024.
Altro elemento: secondo l'indagine Cox, nell'ultimo anno, la visione dell'economia è rimasta stabile ma è molto piu bassa rispetto ai livelli pre-pandemia. L'attuale punteggio dell'indice è 42, il che indica che la maggior parte dei concessionari ritiene che l'economia sia debole, rispetto a un punteggio di 57 appena prima della pandemia (nel primo trimestre del 2020). La 'sorpresa' è che in cima alla classifica dei fattori che frenano il business, i concessionari non indicano i dazi ma i tassi di interesse (menzionati dal 52% dei dealer), seguiti dall'andamento generale dell'economia (45%) e dalle condizioni di mercato (36%). Costi (29%) e fiducia dei consumatori (26%) completano la top 5. I costi delle auto, tuttavia, sono in cima ai fattori che influenzano la spesa dei consumatori. A ben ragione. Dall'inizio della pandemia le auto sono diventate meno accessibili: a gennaio il prezzo medio di vendita dei veicoli ha raggiunto 48.641 dollari, +30% rispetto al prezzo medio di 37.348 dollari di gennaio 2019. Se si avverassero le previsioni dell'Anderson Economics Group in relazione all'impatto dei dazi, il costo finale di un'auto in Usa potrebbe aumentare tra i 2.000 e i 12.000 dollari, a prescindere dall'inflazione. L'effetto delle tariffe, ormai è noto, sarà a cascata: colpiranno il settore della componentistica ma anche quello della produzione di veicoli, senza contare che gli stabilimenti dovranno affrontare maggiori spese sull'energia. Con il 25% imposto da Trump sulle importazioni, le auto completamente assemblate all'estero diventeranno i beni piu costosi.
I dazi colpirebbero peraltro interi segmenti di mercato, anche quelli piu amati dai consumatori Usa. Basta considerare che alcuni dei modelli piu richiesti, come la Ford Mustang e le Lexus, sono prodotte in Canada e in Messico. La Lincoln Nautilus (Ford) che per molti americani è la massima aspirazione di Suv, arriva dalla Cina. Ma in Messico sono prodotte anche le Mustang elettriche, la Mazda3, la Chevrolet Blazer, l'Audi Q5 e relative varianti, e alcuni modelli di Bmw (tra cui la M2). Per tirare le somme: il mercato automobilistico nordamericano ha goduto di 30 anni di libero scambio, quindi nuove tariffe in vigore per un periodo di tempo significativo saranno dirompenti. Circa il 44% dei nuovi veicoli venduti negli Stati Uniti lo scorso anno è stato importato da Canada, Europa e Asia. E il settore automobilistico coinvolge una grande e complessa catena di fornitura globale, quindi le nuove tariffe metteranno alla prova un settore che sta gia affrontando costi elevati. Costi piu elevati che si traducono in meno opzioni accessibili (per i consumatori) e in volumi inferiori di vendite (per i dealer).