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ROMA - Doppio record per la Ferrari. Ieri il consiglio di amministrazione dell’azienda ha approvato il miglior esercizio nei 66 anni di storia di Maranello, mentre il brand ha conquistato la vetta della classifica «dei marchi più forti del mondo». Quest’ultima viene aggiornata ogni anno da Brand Finance che per il 2013 ha messo il Cavallino davanti a colossi come Google, Coca Cola, PricewaterhouseCooper e Hermes. La graduatoria comprende le 500 società più importanti del mondo e tiene conto di criteri quantitativi (margine netto, ricavo medio) e parametri qualitativi (simpatia e fedeltà).
Dal punto di vista del valore del marchio, invece, resta in testa la mela inventata da Steve Jobs: il brand Apple vale 87 miliardi di dollari (65 miliardi di euro) che precede nettamente Samsung a quota 58 miliardi di dollari (43 miliardi di euro).
I risultati della Ferrari nel 2012 confermano che la crisi dell’auto riguarda soprattutto l’Europa e, in particolare, l’Italia. La casa di Maranello, infatti, è una delle aziende più globali del pianeta con vendite accuratamente distribuite nei vari continenti. Mai in precedenza aveva consegnato 7.318 vetture (+4,5% rispetto al 2011), mai il fatturato aveva sfiorato 2,5 miliardi di euro (2.433 milioni, più 8%). Ancora più in crescita gli altri parametri: l’utile della gestione ordinaria ha raggiunto i 350 milioni (+12,1%), l’utile netto i 244 milioni (+17,8%), mentre è rimasto stabile il Ros al 14,4%, al livello delle migliore aziende del settore del lusso. Forte incremento anche per gli investimenti che nei 12 mesi sono arrivati a 324,3 milioni dai 280 dell’esercizio 2011.
Le vendite sono state incrementate in tutti i principali paesi che il Cavallino raggruppa in quattro gradi aree (America, Europa e Medio Oriente, Grande Cina, Estremo Oriente). Negli Stati Uniti per la prima volta sono state immatricolate oltre duemila Ferrari, il 14,6% in più rispetto all’anno precedente (2.058 unità compreso il Canada). In Cina le vendite hanno superato le 500 unità, raggiungendo le 784 (+4%) con Hong Kong e Taiwan. Dopo l’anno difficile del terremoto e dello tsunami, il Giappone è tornato sopra le 300 consegne (+14,4%), mentre in Gran Bretagna le vendite sono aumentate del 20,4%, arrivando a 673 vetture.
Male l’Italia (-46% con appena 318 consegne) anche se il crollo è meno forte di quello della media del settore. «È motivo di grande orgoglio chiudere un anno con risultati simili, pur in presenza di un contesto non certo favorevole in tanti paesi europei se non addirittura ostile come nel caso dell’Italia», ha commentato il presidente Luca di Montezemolo.
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