L'amministratore delegato di Fiat e presidente di Chrysler Sergio Marchionne

Fiat, si allontana la fusione con Chrysler
Marchionne: «Magari una casa estera in Italia»

di Giorgio Urscino
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ROMA - «Non sono andato a Francoforte perché avevo impegni di lavoro». Dopo l’inaspettata assenza al salone dell’auto tedesco, Sergio Marchionne fa la sua prima apparizione in pubblico nella Sala Rossa di Palazzo Civico dove è stato siglato il protocollo tra Città di Torino, Exor e Fiat per il restauro del Faro della Vittoria donato al capoluogo piemontese dal trisnonno di John Elkann 85 anni fa.

Proprio il presidente di Fiat (anche lui assente al motor show in Germania) ha ribadito la compattezza del management del Lingotto: «Nulla di tutto quello che è accaduto negli ultimi anni sarebbe stato possibile se non avessimo veramente accettato la sfida del cambiamento. Con questo restauro proseguiamo un discorso iniziato quasi un secolo fa, ma non dobbiamo dimenticare che è cambiata la città, il modo di vivere e, soprattutto, la Fiat». Fugata l’ipotesi del giallo, Sergio Marchionne conferma però alcune indiscrezioni emerse nei giorni scorsi che, almeno in parte, cambiano il calendario della fusione Fiat-Chrysler, una priorità assoluta per completare l’integrazione fra le due aziende.

Fino a qualche mese fa il manager italo-canadese sperava che il tribunale del Delaware decidesse in fretta sul valore delle varie tranche che Fiat ha il diritto di acquisire per poi raggiungere un accordo sulla rimanente quota in mano al fondo Veba e quindi quotare il nuovo gigante a Wall Street come avverrà il 30 settembre per Cnh Industrial nata dalla fusione di Fiat Industrial e Cnh. Il percorso processuale per appianare il contenzioso fra Fiat e Veba, invece, potrebbe allungarsi notevolmente (forse inizio 2015) e prima della fusione è ormai certo ci sarà la quotazione di Chrysler che Veba ha chiesto come previsto dalla leggi americane.

Un passaggio che Marchionne avrebbe volentieri evitato: «Se ci sarà l’Ipo i tempi della fusione può darsi diventeranno più lunghi. L’iter alla Sec non è ancora partito, stiamo finalizzando in questi giorni i documenti necessari; tecnicamente la quotazione potrebbe già avvenire entro la fine dell’anno ma, poiché il mercato a dicembre non è nelle condizioni ideali, è più probabile che ciò avvenga nel primo trimestre del 2014». Marchionne conferma che le trattative con il fondo controllato dal sindacato Uaw proseguono, ma non si è affatto sul punto di chiudere come alcuni avevano ipotizzato per giustificare l’assenza dal manager al Salone.

«Non credo le posizioni si siano avvicinate. Vogliono 5 miliardi per la loro parte? Bene, allora possono comprare un biglietto della lotteria», ha risposto Marchionne che ha anche replicato ad altre ipotesi emerse a Francoforte. «L’Alfa? Abbiamo le vetture e le lanceremo al momento opportuno. I target per il 2013 per il momento sono confermati, stiamo valutando i segnali positivi e quelli negativi, eventuali cambiamenti verranno comunicati in occasione dei risultati della trimestrale». Marchionne risponde anche alla Camusso che aveva invitato il governo a favorire l’arrivo di un altro costruttore in Italia: «Magari. Siamo pronti ad accoglierlo a braccia aperte. Sarebbe positivo anche per l’indotto. Noi abbiamo una strategia chiara e non la cambieremo per il desiderio di qualcuno, noi siamo sui mercati e gli investimenti sono nostri».

Ipotesi respinta anche dal ministro Flavio Zanonato. «È una discussione astratta. Nessuno ci chiede di produrre in Italia. L’unico che lo fa è Marchionne e dobbiamo aiutarlo». Il ministro ha annunciato che la prossima settimana ci sarà un tavolo sull’auto al quale non potrà partecipare Marchionne, ma sarà presente Fiat. Martedì, intanto, la Regione ha convocato Lingotto e sindacati per discutere il rinnovo della cassa integrazione, ma Fiom sarà ricevuta separatamente. «È a rischio la legittimità della procedura», ha dichiarato Bellono, segretario della Fiom torinese.

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Sabato 14 Settembre 2013 - Ultimo aggiornamento: 06-04-2016 11:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA