Sergio Marchionne

Fiat, 55 miliardi di investimenti in 5 anni
«In Italia nessun licenziamento»

  • condividi l'articolo

DETROIT - Pieno utilizzo della struttura di Pomigliano, produzione Jeep a Melfi, investimenti per Mirafiori, Grugliasco e Cassino. E, soprattutto, l'obiettivo di non mandare nessun lavoratore a casa, nessun licenziamento e la reintegrazione dei cassaintegrati.


Il piano 2014-2018 di Fiat-Chrysler, presentato dall'ad Sergio Marchionne e dai vertici del gruppo nella sede Chrysler di Auburn Hills, piace ai sindacati, che parlano di rilancio della produzione in Italia e di investimenti vicini ai 10 miliardi.

«Nessuno a casa». Con il presidente di Fiat John Elkann, che ha parlato di una giornata «più che positiva per l'Italia». «Siamo impegnati a non mandare nessuna a casa», a «non licenziare», ha detto Marchionne che, rispondendo a una domanda sul reintegro dei cassaintegrati ha aggiunto: «quando arriverà l'industrializzazione dei prodotti rientreranno tutti quanti». Segnali molto positivi arrivano in particolare dagli investimenti previsti sui marchi Alfa Romeo e Maserati. Marchionne ha sempre detto che i nuovi modelli del Biscione saranno tutti realizzati in Italia e anche il futuro del Tridente è fortemente legato alle fabbriche 'nostrane'. S'intravede la fine del tunnel dopo la lunga cassa integrazione che ha colpito gran parte dei lavoratori del gruppo, a partire da Mirafiori. A Melfi, è previsto nel piano, verranno prodotte nel 2018 200.000 Jeep; Pomigliano, ha assicurato Marchionne, sarà completamente utilizzato.

Marchionne ad fino al 2018 Sergio Marchionne resterà alla guida di Fiat e Chrysler fino al 2018, fino alla fine del piano industriale quinquennale. Lo ha annunciato lo stesso ad. Marchionne è seduto in sala stampa accanto al presidente di Fiat John Elkann: «Ho fiducia che Sergio resti con noi - afferma Elkann. La successione è un tema importante ma non è un tema di ora». Marchionne intende restare per assicurarsi che il piano sia realizzato. «Abbiamo iniziato nel 2004 e dobbiamo finire» quanto iniziato, spiega.

L'amministratore delegato e il presidente siedono accanto, sullo sfondo il cartellone blu con la sigla FCA, Fiat Chrysler Automobiles, che esordisce ufficialmente. Sorridenti e soddisfatti si scambiano battute. «Il problema è che Sergio non vuole capitale» dice con un sorriso Elkann riferendo delle discussione sul piano in consiglio di amministrazione. «È vero - ammette Marchionne - ho resistito alle chiamate per più capitale». Descrivendo la giornata e il piano come importanti per l'Italia («un miracolo in un certo senso» afferma Marchionne), Elkann - rispondendo a una domanda sul suo rapporto con Detroit - riconosce i meriti della capitale dell'auto mondiale in quello che è Fca oggi. Ricorda il bisnonno e il nonno e come erano rimasti colpiti da quello che avevano visto a Detroit, tanto da volerlo replicare in Italia.

Marchionne scherza rivolgendosi a Elkann: «lo faro diventare un detroiter». Marchionne, almeno nell'orologio, un detroiter già lo è: con il consueto maglioncino anche per la presentazione, porta al polso un orologio 'Made in Detroit', lo Shinola. A chi si rivolge a John Elkann con 'Mr Elkann' nel corso della conferenza stampa, Marchionne dice: «perchè chiamate me Sergio e lui Mr. Elkann? È John». E, fino al 2018, sarà di fianco a lui.

Il ministro Poletti «Quando un'impresa decide e propone di fare investimenti e lavorare in Italia, dopo una discussione lunga sul fatto che questa impresa sarebbe o non sarebbe rimasta un protagonista industriale, di certo è un segnale positivo», ha commentato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

I sindacati A Detroit mancano la Fiom e la Cgil, i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Ci sono però i principali esponenti dei sindacati metalmeccanici che ci tengono tutti a ricordare il positivo effetto degli accordi firmati con il Lingotto, a partire da quello di Pomigliano. «Oggi si è chiuso un cerchio di un'azione sindacale responsabile e possiamo guardare positivamente al futuro», ha dichiarato il segretario generale Giuseppe Farina.

«Siamo riusciti - ha aggiunto il segretario nazionale Fim, Ferdinando Uliano - a difendere l'occupazione e gli stabilimenti e creare le condizioni per portare investimenti nel nostro Paese». «Tutto è cominciato da Pomigliano: oggi, a Detroit, viene confermata la validità di quella scelta. I modelli che si svilupperanno nel nostro Paese ci consentono di esprimere un giudizio positivo sul piano industriale e sulle prospettive di Fca», ha detto Paolo Carcassi, segretario confederale Uil.

«Si è aperta davvero una nuova fase fatta di investimenti globali a livello internazionale e specifici per l'Italia che lasciano ben sperare. Il piano assicura almeno 10 miliardi di euro solo per l'Italia», ha affermato Eros Panicali, segretario nazionale Uilm. «Un libro totalmente nuovo - ha sottolineato invece il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo - di cui i lavoratori italiani vogliono scrivere le pagine più belle. Si confermano così le migliori attese della vigilia. Altro che la Fiat che lascia l'Italia, altro che la Chrysler che compre la Fiat». L'Ugl parla infine di «investimenti significativi che lasciano ben sperare per il futuro degli stabilimenti italiani».

  • condividi l'articolo
Mercoledì 7 Maggio 2014 - Ultimo aggiornamento: 08-05-2014 07:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMENTA LA NOTIZIA
0 di 0 commenti presenti