I numerosi e prestigiosi marchi della nuova FCA

Fiat, risultati stabili, ma niente dividendo
per evitare la crescita dell'indebitamento

di Giorgio Ursicino
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ROMA - Più che la riorganizzazione aziendale ampiamente annunciata, la borsa non ha gradito la scelta di «non consigliare il dividendo» e, probabilmente, i target dell’esercizio in corso che vedrà scendere l’utile ed aumentare il debito.

Il mercato statunitense continuerà a crescere e a trainare (lo fa da 45 mesi di fila) fatturato e profitti, ma sui conti della nuova FCA incideranno i costi per liquidare Veba, operazione formalizzata lo scorso 21 gennaio. A Piazza Affari il titolo del Lingotto è stato anche sospeso dalle contrattazioni arrivando a perdere oltre il 6% per poi chiudere a 7,23 euro, un -4,11% che intacca parzialmente la crescita di valore di oltre un quarto che c’era stata dall’inizio dell’anno. Nel 2013 il gruppo Fiat ha venduto in tutto il mondo quasi 4,4 milioni di veicoli, il 3% in più rispetto al 2012.

I ricavi sono aumentati della stessa entità, raggiungendo gli 87 miliardi di euro, mentre l’utile della gestione ordinaria ha perso 147 milioni di euro, scendendo da 3.541 milioni a 3.394. L’utile netto cresce invece di oltre un miliardo, passando da 896 a 1.951 milioni di euro. L’indebitamento è leggermente superiore rispetto al 31 dicembre 2012 (da 6.545 a 6.694 milioni), ma in netto calo rispetto alla precedente trimestrale (a fine settembre era a 8,3 miliardi). In crescita la liquidità, sia nell’anno che nel trimestre. Includendo le linee di credito non utilizzate di 3 miliardi, al 31 dicembre 2013 era di 22,7 miliardi, 1,88 in più rispetto a fine 2012 e 2,6 in più rispetto a settembre 2013. Per Fiat esclusa Chrysler la liquidità è di 12,6 miliardi di euro, per l’azienda di Auburn Hills di 10,6 miliardi di euro.

Le previsioni fatte da Marchionne per l’esercizio in corso vedono i ricavi salire a 93 miliardi, l’utile della gestione ordinaria oscillare fra 3,6 e 4 miliardi (in linea con il 2013), l’utile netto fra 600 e 800 milioni. Ancora una volta sono state le attività Chrysler a trainare il business del Gruppo torinese. Il fatturato è stato realizzato per oltre la metà (53%) in Nord America (area Nafta), per il 19% nella regione Emea (Europa, Medio Oriente, Africa), il 7% del quale in Italia. Sale al 65% il contributo di Nafta all’utile operativo, con l’America Latina in frenata e l’Asia-Pacifico in crescita anche se con volumi di vendita ancora limitati. L’Emea ha ridotto le perdite della gestione ordinaria passando da 703 a 470 milioni.

«Siamo abbastanza soddisfatti dei risultati ottenuti, la nostra strategia in Italia sta funzionando e Maserati ha ottenuto eccellenti risultati. Non sarà facile confermarsi sui quei livelli: nel quarto trimestre il Tridente ha registrato un margine del 15,9%, addirittura superiore a quello della Ferrari». Nel 2014 le vendite di FCA dovrebbero raggiungere 4,5-4,6 milioni grazie alla straordinaria spinta della Jeep, il brand su cui Marchionne punta di più in attesa del piano per l’Alfa Romeo. Lo scorso anno il brand di Toledo ha ottenuto il suo record storico consegnando 732 mila veicoli e il target per il 2014 (veramente ambizioso) è raggiungere il milione (quasi più 50%, molto difficile).

Per la più famosa casa di off road del mondo ci sono piani di sviluppo importanti, ma le attività produttive fuori dagli States dovrebbero iniziare a dare un contributo di rilievo solo nel 2015. La piccola Jeep di Melfi sarà in vendita dopo l’estate e poi verrà prodotta anche nel nuovo impianto brasiliano di Parnambuco, mentre in Cina, non è ancora certo con quale partner, verrà prodotto un modello della famiglia Cherokee.

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Giovedì 30 Gennaio 2014 - Ultimo aggiornamento: 01-02-2014 18:19 | © RIPRODUZIONE RISERVATA