Anche in Italia decolla il welfare aziendale, ovvero il pagamento di premi ai lavoratori non in denaro ma sotto forma di buoni benzina, visite mediche, libri scolastici, abbonamento a palestre, rimborsi per badanti e così via. E’ notizia di oggi che quasi 30.000 lavoratori (su 86.000) della Fiat e della Cnh (trattori e camion New Holland e Iveco) hanno aderito al “Conto Welfare” aziendale. Si tratta di una sorta di piccola banca della salute alla quale ogni lavoratore potrà addebitare spese – scelte su un apposito sito internet in un menù molto vasto - per 700 euro all’anno che arrivano a 735, grazie ad un bonus aziendale del 5%.
L’operazione, concordata fra azienda e sindacati firmatari del contratto aziendale (Fim,Uilm, Fismic, Ugl e Quadri) è fra le più importanti mai scattate in Italia ed è agevolata dalle norme introdotte dalla Finanziaria dello scorso anno. Il buon successo dell’iniziativa deriva dai vantaggi che sia l’azienda che il lavoratore possono ricavare dal welfare aziendale. Pagando in servizi e in beni materiali, infatti, Fiat e Cnh non verseranno contributi Inps al lavoratore sui 735 euro assorbiti dal “Conto welfare” e anche il lavoratore non pagherà la sua quota di contributi che però è inferiore a quella aziendale. Per questa ragione l’accordo Fiat-sindacati prevede che l’azienda giri al “Conto Welfare” 35 euro di maggiorazione l’anno per ogni lavoratore.
Per completare il quadro va detto che se il “Conto Welfare” determina una chiara riduzione del costo del lavoro per l’azienda, per il lavoratore il discorso è più complesso. I dipendenti Fiat e Cnh, infatti, sui 700 euro oggetto dell’accordo riceveranno meno contributi per la propria pensione con un effetto che i sindacati valutano in un taglio di un euro al mese sulle pensioni future. Sull’altro piatto della bilancia va detto che i lavoratori che hanno preferito mantenere i 700 euro di premio in denaro ne riceveranno solo 570 netti a causa dell’Irpef (sia pure ridotta al 10%) e dei contributi.
Il “Conto Welfare” è stato accolto molto diversamente negli stabilimenti del gruppo Fiat. A Cassino – dove da poco sono scattate circa 800 assunzioni grazie all’avvio della produzione dei modelli Alfa Romeo Giulia e Stelvio – l’adesione è stata del 58%, a Melfi del 48% e a Pomigliano e nell’abruzzese Sevel al 40%. Molto più tiepida l’adesione nelle fabbriche Cnh. Fra i 30.000 aderenti all’iniziativa il 57% è rappresentato da operai.
Soddisfatti i sindacati firmatari. “In una fase in cui l’austerità determina tagli dolori ai servizi sociali – sottolinea Gianluca Ficco della Uilm – è un bene che i lavoratori possano tutelarsi aderendo, di propria volontà, a forme di welfare aziendale”. “L’ottima adesione a questa iniziativa – aggiunge Ferdinando Uliano della Fim-Cisl - E’ la dimostrazione che contrattare paga. Negli anni scorsi abbiamo concordato con l’azienda investimenti massicci che hanno salvato posti di laoro e ne hanno creati di nuovi. Ora si tratta di fare un ulteriore salto di qualità”. Fredda invece la Fiom. Dice il segretario Fiom di Torino Federico Bellono: "Sul welfare nelle fabbriche ho visto troppa propaganda e poca informazione per i lavoratori".