La nuova Jaguar XE monta motori Ingenium

Ingenium, orgoglio Jaguar-Land Rover:
ecco i nuovi 4 cilindri rivoluzionari

di Giampiero Bottino
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WOLVERHAPTON - In Jaguar-Land Rover è partita l'operazione Ingenium: è questo il nome affibiato alla nuova famiglia di motori destinati a equipaggiare in un futuro non lontano i modelli della due marche del gruppo, combinando nel migliore dei modi le alte prestazioni con le basse emissioni. Sono propulsori turbo diesel e benzina, compatti e leggeri, la cui architettura configurabile consente di realizzare più versioni, ottimizzando l'efficienza produttiva per rispondere in tempi sempre più rapidi alle sollecitazioni del mercato.

Il gruppo inglese ha sviluppato interamente al proprio interno tutte le soluzioni che sono alla base dell'ambizioso progetto, destinato a entrare nel vivo all'inizio del 2015 con l'avvio della produzione in serie nella fabbrica motori di Wolverhampton. La ricerca della leggerezza e la riduzione degli attriti sono state perseguite attraverso tecnologie brevettate, con il risuultato che l'unità Ingenium pesa fino a 80 kg meno di un attuale V6.

Le risorse messe generosamente a disposizione dall'azionista di riferimento, il gruppo indiano Tata, ha messo l'azienda simbolo dell'automobile made in England in condizione di pensare in grande, investendo 40 milioni di sterline nel Centro tecnico di Withley per preparare il futuro all'insegna di traguardi molto ambiziosi, di cui la nuova famiglia di propulsori costituisce un evidente esempio.

I progettisti inglesi sono infatti stati chiamare a soddisfare dei requisiti davvero impegnativi nello sviluppo della nuova famiglia. Che doveva essere configurabile e versatile per produrre unità utilizzabili su numerosi nuovi veicoli di entrambi i brand, modulabili in entrambe le direzioni per dare vita a versioni di maggiore o minore cilindrata, adatte all'abbinamento con piattaforme differenti (trazione posteriore o integrale, sia permanente sia inseribile), compatibili con trasmissioni automatiche, manuale e ibride, aperte all'introduzione di nuove tecnologie.

Una sorta di quadratura del cerchio, al quale i tecnici JLR ha dato corpo ricorrendo all'esperienza acquisita nella lavorazione e nell'impiego dell'alluminio. È questo il materiale scelto per realizzare dei monoblocchi robusti e compatti, ma estremamente leggeri e soprattutto standardizzati: medesime la corsa, l'alesaggio, la spaziatura dei cilindri e la cilindrata, quella considerata tecnicamente ideale di 500 cc.

Combinando opportunamente questi componenti si possono sviluppare rapidamente delle varianti di varie dimensioni, prestazioni e potenze, sia per soddisfare eventuali nuove normative, sia per rispondere alle sollecitazioni della concorrenza. E sempre garantendo, assieme alle prestazioni che i clienti Jaguar e Land Rover legittimamente si aspettano, un alto livello di compatibilità ambientale anche grazie agli evoluti turbocompressori che, se da un lato migliorano le performance ai bassi regimi, dall'altro consentono di ridurre consumi ed emissioni di CO2. La progettazione modulare, imperniata sulla condivisione di numerosi componenti, permette di semplificare la produzione riducendo la complessità e di conseguenza i costi.

Un esempio significativo di questo impegno tecnologico e progettuale è fornito dal primo Ingenium che uscirà dalle linee di montaggio della factory britannica, il turbodiesel 2.0, riguarda uno degli elementi fondamentale nella strategia degli ingegneri: la riduzione degli attriti, che è del 17% rispetto al motore attualmente in uso. E prima di essere installato in una vettura destinata ai clienti, questo propulsore avrà alle spalle l'equivalente di 8 anni di test particolarmente duri e probanti, compresi 3,2 milioni di km percorsi in situazioni reali.


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Sabato 20 Settembre 2014 - Ultimo aggiornamento: 06-04-2016 11:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA