Un frame dello spot della Jeep Renegade

Jeep Renegade: il maxi-spot, il rapper
e la "rivoluzione" di Marchionne

di Diodato Pirone
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L’auto è tante cose: emozione, status symbol, passione, orgoglio, tecnologia, persino nazionalismo. In economia può essere una leva per la creazione di ricchezza ma anche, quando non competitiva, un simbolo di declino.


Il marketing delle case automobilistiche lo ha compreso da tempo e così, ad esempio, molti spot delle case tedesche sottolineano il valore ingegneristico e la robustezza dei loro prodotti in quanto figli di un sistema, il “made in Germany”, che funziona. Gli addetti ai lavori chiamano questo meccanismo “storytelling”, ovvero la capacità di far partecipare il consumatore non solo all’acquisto di un bene ma anche alla “generazione” e alla vita stessa del prodotto che, se così percepito, aumenta di valore.

Ma anche il “made in Italy”, per fortuna, in campo automobilistico può vantare un qualche ruolo e comunque esprime chiari segni di risveglio come dimostra il boom della Maserati. Da qui l'arrivo in queste ore di una pubblicità-storytelling di Fiat Chrysler particolarmente originale e complessa che da ieri segna un ulteriore salto di qualità poiché lancia una sorta di messaggio culturale agli italiani fatto di ottimismo, vitalità e "rottura di mentalità". In tv e sulla rete, infatti, ha cominciato a circolare lo spot “I’m Renegade” dedicato all’avvio della produzione, per la prima volta in Italia, nella fabbrica di Melfi in Basilicata, di un’auto a marchio americano: la Jeep Renegade, appunto. Lo spot è lunghissimo: un minuto e 45 secondi. E ruota intorno ad una poesia-canzone di un giovane rapper italo-mozambicano, Victor Chissano, che abita a Roma ed è noto per il suo spirito anti-conformista.

Splendide immagini di natura, inframmezzate da fotogrammi della Jeep Renegade, sono accompagnati da ragazzi che con il loro comportamento “matto” e liberatorio (corse in palazzi lussuosi, tuffi in acque cristalline, consegne di grandi cuori rossi, superamento di assurde asticelle) invitano gli spettatori a darsi una mossa, a credere nel futuro, a liberare i loro talenti e le loro passioni. Ecco il passaggio chiave della canzone di Victor: “Io sono colui che trasforma l’ordinario in straordinario. La mia musica è il vento, la mia luce è il fuoco, io sono il Game Changer, colui che cambia le regole del gioco, il protagonista che trasforma il mondo in una storia vera, fatta di forza, di coraggio, di nuovo, di voglia di cambiare. Io sono un Renegade“.

Il “game changer”, colui che cambia le regole del gioco e fa fare una salto di qualità, è il cuore del messaggio inviato agli italiani. Questo stile pubblicitario veramente atipico - nel quale l’auto è un mezzo non l’obiettivo principale del messaggio esattamente come accade per chi pubblicizza i computer o altre tecnologie avanzate - ha accompagnato la rinascita in America di Chrysler che negli ultimi quattro anni ha più che raddoppiato la produzione. Una crescita impetuosa accompagnata dagli spot di Eminem del 2010 (Imported from Detroit) da quelli con Clint Eastwood dedicati all’America che reagiva alla crisi o da quelli ancora dedicati all’America profonda degli agricoltori (So God made a farmer”, dalla poesia di Paul Harvey). L’ultimo spot “made in Usa” di Fca, nel 2014, è stato costruito intorno ad operai veri “dalle mani callose” (testuale nel testo) che assemblano la berlina Chrysler 200 in una fabbrica ricostruita a Detroit.

Vale la pena ricordare, però, che il primo spot “culturale” di Fiat fu quello del 2007 dedicato al lancio della Nuova 500 e al ritorno all'utile della Fiat. Era un inno all’Italia migliore. Da allora Fiat ha fatto molta strada trasformandosi in un pezzo d’Italia cittadino del mondo. E l’Italia che sta combinando?


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Lunedì 22 Settembre 2014 - Ultimo aggiornamento: 13-10-2014 10:45 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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