Produttori auto europei: bene certezza su dazi, ma effetti negativi per Ue-Usa
L'industria dell'auto tira un sospiro di sollievo per l'accordo tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti, che riduce dal 27,5% al 15% il livello dei dazi da pagare, che ma è consapevole che l'impatto delle tariffe sarà pesante. «L'accordo rappresenta un passo importante verso l'attenuazione della forte incertezza che ha caratterizzato le relazioni commerciali transatlantiche negli ultimi mesi» spiega Sigrid de Vries, direttore generale dell'Associazione Europea dei Costruttori di Automobili (Acea), che «accoglie con favore questo sviluppo in linea di principio», ma esaminerà i dettagli con attenzione quando saranno comunicati. «Gli Stati Uniti manterranno dazi più elevati su automobili e componenti automobilistici, e ciò continuerà ad avere un impatto negativo non solo per l'industria dell'Ue, ma anche per quella statunitense» sottolinea il direttore generale Sigrid de Vries. Il momento per l'industria dell'auto è difficile. Dopo Volkswagen anche Audi ha presentato dati non brillanti per i primi sei mesi del 2025: se nello stesso periodo erano state consegnate 843.991 veicoli, la quota scende a 794.088 nel primo semestre 2025. L'utile netto crolla di oltre un terzo: da 2,15 miliardi di euro a 1,34.
Domani sono attesi i risultati di Stellantis con le stime dell'intero anno sulle quali i dazi potrebbero pesare: il gruppo italofrancese dovrebbe però risentirne in misura più contenuta perché ha una serie di stabilimenti negli Stati Uniti, destinati soprattutto al mercato locale, mentre potrebbero avere maggiori contraccolpi le tariffe americane su Canada e Messico. «Non c'è molto da festeggiare. Ovviamente siamo soddisfatti della riduzione dell'aliquota con l'ultimo round negoziale, ma il 15% rimane importante e crea incertezza e complessità al sistema automotive italiano europeo» sottolinea il direttore dell'Anfia Gian Marco Giorda. «Ci preoccupa l'impatto che le tariffe hanno sui veicoli tedeschi prodotti in Germania ed esportati negli Usa perché c'è molta componentistica italiana. Il rischio è di esportare negli Usa guadagnando poco o addirittura rimettendoci. Potrebbe anche succedere che le case tedesche che hanno stabilimenti negli Stati Uniti aumentino la produzione in loco per evitare di pagare i dazi». Anche la Fiom lancia un allarme sulle conseguenze dei dazi per l'industria metalmeccanica e per l'automotive che - sottolinea il segretario generale Michele De Palma - esporta negli Stati Uniti per un valore complessivo di 5,2 miliardi di dollari, in particolare auto di alta cilindrata.




