Un benzinaio in sciopero (Ansa)

Sciopero benzinai, prezzi alle stelle:
abbiamo i carburanti più cari d'Europa

di Luciano Costantini
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ROMA - Si muove il ministro, si fermano i benzinai. E l’Italia resta a piedi. E’ semplicemente il quadro che si prospetta per le prossime ore con il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, che convoca i petrolieri nel tentativo di porre fine o, almeno, arginare il balzo dei prezzi dei carburanti e gli addetti alle stazioni di rifornimento che confermano il blocco: dalle 22 di questa sera alle 6 di venerdì mattina. In attesa e nella speranza che l’intervento di Zanonato possa frenare l’escalation della benzina, il Paese sarà costretto ad affrontare sicuri disagi e ad assistere ai soliti assalti ai distributori per conquistare il pieno: nelle aree di servizio poste lungo tutto le tratte autostradali, tangenziali e raccordi compresi.

GLI AUMENTI
Il tutto mentre gli aumenti si susseguono in conseguenza della crescita dei prezzi del petrolio con medie nazionali della benzina e del gasolio rispettivamente a 1,836 e 1,739 euro al litro (Gpl a 0,789). Per la «verde» in alcune aree del Paese si raggiungono punte di inizio 2013, ovvero 1,877 euro. Un litro di «verde» alla pompa arriva a costare più del doppio di un litro di latte a lunga conservazione comprato in un qualsiasi supermercato, sottolinea la Confederazione Italiana Agricoltori. Secondo Coldiretti, le famiglie spendono più per il pieno di benzina che per l’acquisto di carne. In definitiva, in Italia il prezzo dei carburanti è il più alto d’Europa, se si eccettua l’Olanda.

Si giustificano i petrolieri: tutta colpa dell’aumento del greggio e delle accise. I benzinai, a loro volta, denunciano il tentativo di cancellare progressivamente i punti vendita. Nel confermare lo stop, le rappresentanze sindacali Faib (Confesercenti), Fegica-Cisl e Anisa (Confcommercio), sottolioneano «l’assoluta indifferenza del governo» rispetto agli accordi sottoscritti. I sindacati di categoria osservano come non sia intervenuta «nessuna attività di mediazione fra le parti per impedire un vero e proprio olocausto economico perpetrato ai danni di centinaia di imprese di gestione e di oltre 6.000 lavoratori cui viene con inusitata violenza sottratto reddito e posto di lavoro».

PECORE E LUPI
Proverà il ministro Zanonato a ricomporre il quadro. «Il rincaro - afferma il responsabile del dicastero dello Sviluppo - è prevalentemente dovuto ad un aumento del greggio e della domanda e per questo i petrolieri aumentano il prezzo. Ma lo stacco, cioè la differenza tra quanto crescono i listini europei rispetto ai nostri, è minimo. Ho comunque già disposto un richiamo ai petrolieri chiedendo loro di tenere conto della situazione del nostro Paese. Ne ho già parlato con un petroliere. Stiamo predisponendo un piano perché non ci siano aumenti». Una mossa, quella del ministro dello Sviluppo, semplicemente «inutile», a parere del Codacons. «E’ un po’ come chiedere al lupo di non mangiare la pecora», sentenzia il presidente, Carlo Rienzi.

Si è mosso anche il presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi, Roberto Alesse, che a sua volta ha convocato per domani i rappresentanti delle compagnie petrolifere Shell Italia, Eni, Tamoil Italia, Totale Erg, Esso Italiana, Kuwait Petroleum Italia, Api e il concessionario Autostrade per l’Italia per discutere i temi delle vertenza con le associazioni dei gestori. Possibile magari che la protesta possa essere dimezzata. E comunque, secondo l’Authority, «l’astensione dal lavoro è conforme alla legge».

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Martedì 16 Luglio 2013 - Ultimo aggiornamento: 17-07-2013 22:09 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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