Un'auto elettrica in ricarica

Transizione elettrica richiede realismo nella roadmap. Huitema (Acea): «Da costi troppo alti rischio di povertà da mobilità»

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Arriva dall’Associazione Costruttori Europei Autoveicoli (Acea) e in particolare dal suo direttore generale Eric-Mark Huitema una precisa presa di posizione sul tema della transizione ecologia della mobilità e sulle ricadute che una roadmap non condivisa potrebbe generare a livello industriale e sociale. «L’Europa ha bisogno di una tabella di marcia realistica per raggiungere la neutralità del carbonio - ha detto Huitema nella sua lettera aperta ai decision maker della Ue - e l’industria automobilistica ha a disposizione la giusta tecnologia. Tuttavia, per essere sicuri che un numero sufficiente di europei acquisti questi modelli innovativi e raggiungere così gli ambiziosi target sulla CO2 occorre che la strategia sia accompagnata da obiettivi vincolanti per le infrastrutture di ricarica».

«Se gli ambiziosi obiettivi di CO2 non sono accompagnati da obiettivi realistici di diffusione delle infrastrutture, o se i loro tempi non sono allineati con ciò che è praticamente possibile - ha ribadito il direttore generale dell’Acea - l’impatto sociale ed economico di una transizione mal gestita verso una mobilità a zero emissioni di carbonio sarà enorme. Innanzitutto c’è l’impatto sui cittadini, che rischiano di andare incontro alla ‘povertà da mobilità’ se le auto diventano troppo costose».

Secondo l’Acea la proposta della Commissione per una riduzione del 55% di CO2 entro il 2030 (rispetto al 2021) è già molto impegnativa e sarebbe possibile solo con un massiccio potenziamento delle infrastrutture per raggiungere un totale di circa 7 milioni di punti di ricarica, rispetto ai 3,9 milioni proposti dalla Commissione e ai poco più di 200.000 disponibili oggi. «Inoltre una eventuale modifica rispetto al prossimo obiettivo del 2025 - ha detto Huitema - non lascerebbe abbastanza tempo per adattarsi a causa dello sviluppo del veicolo e dei cicli di produzione, che possono variare da quattro a undici anni. Mancano solo tre anni al 2025, e questo presuppone che un accordo finale sugli obiettivi di CO2 possa essere effettivamente raggiunto quest’anno». Pur concordando con la Commissione sul fatto che gli obiettivi per il 2025 dovrebbero essere lasciati invariati, l’Associazione Costruttori Europei Autoveicoli crede invece che l’obiettivo per il 2035 dovrebbe essere messo in agenda come parte della revisione del 2028, invece che doverlo decidere in questo momento.

«È semplicemente troppo presto oggi per fissare un obiettivo di riduzione del 100% di CO2 - ha sottolineato Huitema - che lè essenzialmente un divieto dell’uso dei motori a combustione interna in un momento in cui ci sono ancora troppe questioni aperte». Acea si chiede ad esempio, come si svilupperanno l’implementazione dell’infrastruttura e l’adozione da parte dei consumatori dei veicoli elettrici nei prossimi anni? E che tipo di tecnologie ‘rivoluzionariè arriveranno sul mercato da qui al 2035? A tal fine, la revisione del 2028 dovrebbe anche fornire una chiara garanzia della presenza di infrastrutture sufficienti.

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Giovedì 3 Febbraio 2022 - Ultimo aggiornamento: 04-02-2022 08:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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