La Commissione Europea respinge i rimedi proposti da alcuni costruttori cinesi di auto elettriche per compensare i vantaggi conferiti dai sussidi ricevuti dallo Stato, perché insufficienti, ma resta aperta ad una soluzione «negoziata». Lo spiega il portavoce dell'esecutivo Ue Olof Gill, a Bruxelles durante il briefing con la stampa. Quest'estate la Commissione ha imposto dazi aggiuntivi, in misura commisurata all'entità dei sussidi pubblici ricevuti da ciascun costruttore, nei confronti delle importazioni di auto elettriche di produzione cinese, per compensare i vantaggi competitivi conferiti dagli aiuti. I produttori colpiti erano Byd, Saic e Geely. Il portavoce conferma che la Commissione ha ricevuto offerte in merito dalle case automobilistiche cinesi. «Nel contesto dell'indagine sui sussidi alle importazioni di veicoli alimentati a batteria dalla Cina - afferma - alcuni produttori hanno presentato impegnidi prezzo, cioè impegni di rispettare determinati livelli di prezzo», per compensare i «sussidi» pubblici ricevuti in patria.
«I dettagli delle offerte sono riservati - aggiunge - ma la Commissione ha esaminato queste offerte alla luce delle regole della Wto e delle norme antisussidi europee». L'indagine, prosegue, «si è focalizzata sul fatto se le offerte eliminino gli effetti dannosi» dei sussidi individuati dall'inchiesta antisussidi della Commissione «e se questi impegni possano essere monitorati e applicati in efficacia. La Commissione ha concluso che nessuna delle offerte rispetta questi requisiti. Ricordo che la Commissione resta aperta ad una soluzione negoziata, ma qualsiasi soluzione deve rispettare in toto le regole della Wto e rimediare in modo completo all'effetto dannoso dei sussidi. La Commissione continua il dialogo con la Cina: posso confermare che il vicepresidente Valdis Dombrovskis incontrerà la settimana prossima a Bruxelles la sua controparte cinese Wang Wentao, per discutere di questo e di altre questioni economiche».