Alcune vetture Volkswagen

Caso Volkswagen, resa dei conti per
il diesel: ora rischia in tutta Europa

di Giorgio Ursicino
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Domani sarà il Bundestag a occuparsi di Volkswagen ed è ormai evidente a tutti che il caso è diventato politico e che è destinato ad allargarsi oltre il perimetro di Wolfsburg mettendo in difficoltà il motore diesel.

Non sono solo verdi ed ecologisti a puntare di nuovo i riflettori sul propulsore a gasolio, un approccio (sia pure con toni più attenuati) da sempre condiviso anche dalle autorità di paesi e mercati avanzati come gli Stati Uniti e il Giappone, che hanno mostrato una storica diffidenza nei confronti dell'invenzione dell'ingegner Rudolf. Come è noto il diesel è imbattibile dal punto di vista delle emissioni di CO2 a causa del suo elevato rendimento, ma genera sostanze inquinanti come il particolato e gli ossidi di azoto molto più nocive, che l'industria europea e soprattutto i tedeschi avevano giurato di poter gestire. Non è un caso che il bubbone sia esploso in Usa, mentre la maggior parte delle vendite di auto diesel avviene in Europa.

UN PROBLEMA DIFFUSO
Al di là dei gravissimi danni causati dai pasticci della Volkswagen che devono ancora essere spiegati, sarebbe curioso che un solo costruttore abbia problemi di questo genere. In altre parole, se le vetture diesel Vw in America nel normale utilizzo superano di 30-40 volte i limiti consentiti, appare difficile che i rivali possano rispettarli senza difficoltà. Sarebbe sorprendente scoprire che chi era considerato il migliore sia diventato all'improvviso un incapace. Certo, per superare l'ostacolo la casa tedesca ha progettato un software vietato e questo resta un fatto gravissimo (soprattutto negli Usa), ma non è follia sospettare che anche altre case possano andare oltre i limiti senza truffare. C'è necessità, insomma, di mettere a punto sistemi di controllo più efficaci. Già nei mesi scorsi i sindaci di due delle più importanti metropoli europee (Parigi e Londra) avevano fatto sapere di amare poco questo motore, ipotizzando di limitarne l'uso in futuro nelle loro città. Ipotesi contestata con forza da tutti i costruttori che sul tema hanno investito molto.

NEL MIRINO
Che il caso potrebbe allargarsi ad altre case ieri lo hanno sostenuto in molti, con pareri anche piuttosto autorevoli. Il più preoccupante arriva ancora dall'altra parte dell'Atlantico. «Non abbiamo intenzione di starcene seduti solo preoccupandoci che altri abbiano barato. Se ci sono, li scopriremo», ha dichiarato con una certa enfasi Gina McCarthy dell'Epa, l'agenzia per l'Ambiente a stelle e strisce che venerdì scorso ha puntato con decisione il dito contro Volkswagen scatenando la tempesta. McCarthy ha più di qualche dubbio, l'obiettivo non è tanto individuare se ci sono altri casi di sforamento dei limiti nell'utilizzo quotidiano, quanto scovare se qualcun altro abbia barato adottando qualcosa di simile al defeat devise che cambia programma se si accorge che c'è in giro una verifica delle emissioni: «Stiamo intensificando le nostre attività per capire cosa dobbiamo fare con altri veicoli. Sarà tuttavia molto difficile guardare a Volkswagen considerandola solo un'eccezione».

L'esponente dell'agenzia Usa ha anche riconosciuto l'impegno assunto da Wolfsburg: «Siamo felici che il gruppo tedesco stia reagendo in modo deciso ammettendo il problema». Ma sul fatto che sia scattato l'allarme sul diesel ormai è chiaro anche in Europa.

Il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, è stato molto esplicito: «Un fatto molto grave, ma per rassicurare i cittadini sarà necessario effettuare controlli approfonditi anche su altri costruttori europei. Naturalmente non ho alcuna ragione per credere che le case francesi si siano comportate come la Volkswagen». Il ministro dell'Ambiente di Parigi, Segolene Royale, ha però ammesso che qualcosa si è già mosso: «Abbiamo lanciato un'inchiesta approfondita, siamo in contatto con l'Epa ed ho chiesto ai costruttori nazionali di verificare che certe cose non avvengano anche in Francia».

INSORGE ANCHE L'ORIENTE
Anche l'Unione europea ha dichiarato di tenere l'attenzione alta, ma per il momento nessuna inchiesta poiché i controlli in questo campo spettano alle autorità competenti dei paesi membri che sono stati invitati ad alzare la guardia. Intanto negli Stati Uniti lo vicenda si allarga a macchia d'olio: dopo l'Epa, la Carb e il Dipartimento per la Giustizia, ieri si sono mossi anche gli Stati della California e di New York. E l'eco è arrivata fino in Oriente, dove il diesel non è in verità molto diffuso. Ma tant'è: in Australia e in Corea i governi hanno chiesto spiegazioni a Volkswagen preoccupati che anche le vetture del gruppo importate nei loro paesi possano essere equipaggiate con software proibiti. Insomma, per il motore diesel si preannunciano tempi non facili.


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Mercoledì 23 Settembre 2015 - Ultimo aggiornamento: 11:31
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