La grafica del piano Volkswagen

Volkswagen: piano per riconvertire le fabbriche per auto elettriche. Emden e Hannover le prime, sinergie con Skoda e Seat

di Sergio Troise
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WOLFSBURG - Eco compatibilità, abbattimento delle emissioni nocive, sviluppo della motorizzazione elettrica. Sembrano slogan, spot pubblicitari, parole buttate lì a caso, guardando a un futuro tutto da definire. E da scoprire. E invece sono gli imperativi che già oggi tolgono il sonno a coloro che guidano i grandi gruppi automobilistici: gente costretta a cancellare, in buona parte, oltre un secolo di esperienze e abitudini consolidate e impegnatissima in attività di ricerca e sviluppo, in nome di una improcrastinabile innovazione.

In ballo c’è il futuro stesso della propria esistenza. Perché se è vero che i veicoli elettrici non sostituiranno tout court i tradizionali sistemi a propulsione termica (li affiancheranno per un lungo periodo, con quote inizialmente molto basse e via via crescenti) è anche vero che entro il 2030 – lo ha stabilito l’Europa - ci sarà imposto il taglio delle emissioni di CO2 del 35% (62 grammi/km) rispetto ai parametri già programmati per il 2021. Sono dunque indifferibili l’adeguamento degli investimenti, la riconversione industriale e la revisione dei piani produttivi.

In questo scenario non deve sorprendere la raffica di annunci proveniente da Wolfsburg, sede centrale del Gruppo Volkswagen (12 marche, produzione in 7 Paesi europei, distribuzione in 153 mercati). Dopo aver rivelato che saranno 80 i modelli elettrificati entro il 2025, che è stato già predisposto un investimento di 20 miliardi di euro e che sulla innovativa piattaforma MEB saranno prodotti 11 milioni di veicoli, il colosso tedesco ha comunicato che sta per mettere mano anche alla riconversione degli impianti produttivi e allo sviluppo delle assegnazioni multimarca, ovvero alla possibilità di assemblare, sotto un medesimo tetto, veicoli di marche diverse: un modo per ottimizzare le sinergie e incrementare l’efficienza.

Le prime fabbriche coinvolte nella rivoluzione elettrica sono quelle di Emden e Hannover, in Bassa Sassonia. In un secondo momento verrà utilizzato anche un ulteriore stabilimento multimarca in Europa Orientale, per aumentare la competitività. Il piano è stato già approvato dal Consiglio di Sorveglianza del Gruppo Volkswagen. E, in una nota ufficiale, si legge: «L’assegnazione strategica degli impianti rispecchia le sfide dei prossimi cinque anni e pone le basi necessarie allo sviluppo. Dalle linee di montaggio degli stabilimenti di Emden e Hannover convertiti alla produzione di veicoli elettrici usciranno i veicoli della famiglia ID (27 modelli accomunati dalla piattaforma MEB, ndr)».

Sulla “rivoluzione elettrica” si è esposto Oliver Blume, membro del CdA di Volkswagen con delega alla produzione del Gruppo: «Stiamo preparando i nostri impianti al futuro e ciò include, tra le altre cose, il raggruppamento di famiglie di prodotti di marche diverse, per sfruttare al meglio le sinergie e trarre i massimi vantaggi in termini di costi. Gli stabilimenti tedeschi – ha aggiunto il manager - sono particolarmente adatti a essere trasformati per la produzione di veicoli elettrici, considerando l’elevata competenza costruttiva e il livello di qualificazione dei nostri collaboratori. Stiamo allineando le fabbriche di Zwickau, Emden e Hannover alla nostra strategia di elettrificazione e in tal modo poniamo le basi per ampliare la nostra flotta elettrica e raggiungere gli obiettivi sulla CO2».

Dal 2022, dunque, dalle linee produttive di Emden e Hannover usciranno auto puramente elettriche: a Emden, in particolare, saranno prodotte vetture piccole e berline, di marche diverse, mentre Hannover si specializzerà nella produzione della famiglia ID. BUZZ (interpretazione moderna, a emissioni zero, del Bulli, mitico van del passato), che andrà ad affiancarsi a quella di veicoli con motori tradizionali.

Facile immaginare che ci saranno ripercussioni a catena. La produzione della gamma Passat, ad esempio, sarà trasferita all’impianto Škoda di Kvasiny, in Repubblica Ceca, e dal 2023 questi modelli andranno ad aggiungersi a Škoda Superb e Kodiaq. Škoda Karoq e Seat Ateca, attualmente prodotte a Kvasiny, saranno invece trasferite in un nuovo stabilimento multimarca del Gruppo, probabilmente in Europa Orientale.

Tutto ciò potrebbe incidere sull’occupazione, in quanto la costruzione di veicoli elettrici è molto più semplice e rapida rispetto a quella dei tradizionali veicoli con motorizzazione termica. Appare dunque scontato che diminuiranno i posti di lavoro. Ciò detto, la rivoluzione nelle fabbriche del Gruppo Volkswagen è stata concordata con i sindacati. E Bernd Osterloh, presidente del Consiglio di fabbrica del Gruppo, ha rilasciato dichiarazioni concilianti, spingendosi fino al punto di dirsi «fiero di partecipare al processo di trasformazione, che pone sfide enormi per la nostra forza lavoro e per l’intero settore automobilistico».

«Siamo consci che per molti colleghi, in particolare a Emden e Hannover, tutto ciò è motivo di preoccupazione, ma come rappresentanti dei lavoratori siamo intervenuti» - ha dichiarato il capo del sindacato - specificando che «la garanzia occupazionale decennale esclude esuberi fino alla fine del 2028» e che «sarà possibile apportare aggiustamenti tenendo conto della curva demografica, in modo che nessuno perda il proprio posto di lavoro».

Tra le priorità concordate per dare la svolta decisiva alla produzione del Gruppo Volkswagen vale la pena ricordare anche la trasformazione digitale degli impianti produttivi, per incrementarne ulteriormente l’efficienza. L’utilizzo ottimale della capacità produttiva, l’orientamento modulare e l’accorpamento dei volumi faranno il resto, in modo da ridurre anche i costi. «L’obiettivo finale – dicono a Wolfsburg – è aumentare la produttività del 30% entro il 2025». Mica poco, se si considera che attualmente più di 640.000 persone nel mondo producono ogni giorno quasi 44.000 veicoli o lavorano in servizi connessi o in altri settori del business VW, e che nel 2017 il Gruppo ha consegnato 10 milioni e 741mila veicoli, fatturando 231 miliardi di euro e maturando profitti per 11,6 miliardi. Alla faccia del Dieselgate!

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Lunedì 19 Novembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 23:05 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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