La BMW M2 Coupè

BMW, all’Hungaroring con la M2 Coupè: potente e aggressiva, ma facile da guidare

di Sergio Troise
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BUDAPEST - Gli appassionati sanno bene che la lettera M, in casa BMW, ha un significato particolare: indica le auto più potenti, aggressive e prestazionali della gamma. Quelle che ti emozionano solo a guardarle. E provocano incontenibili scariche di adrenalina quando hai la possibilità di guidarle al massimo delle prestazioni. Ovvero in pista, dove la disposizione meccanica – motore anteriore, trazione posteriore – esalta il divertimento di guida.
 

 

Dalla strada all’Hungaroring. In questa ottica la filiazione sportiva della Casa bavarese ha deciso dunque di trasformare la tradizionale prova su strada della BMW M2 Coupé in un vero e proprio test in pista, all’Hungaroring, l’autodromo che sorge a mezz’ora da Budapest. Un circuito spettacolare, di 4381 metri, caratterizzato da continui cambi di direzione e da una alternanza di curve strette e veloci (in tutto 16), con tratti in lieve dislivello tra salita e discesa. L’ideale per mettere alla prova le qualità dinamiche di un’auto che fa delle prestazioni sportive il suo segno di riconoscimento.

Appuntamento in pit lane. L’incontro con quella che viene considerata la versione sportiva della Serie 2 Coupé (o, se preferite, la “sorellina minore” della M4 Coupé), avviene dunque davanti ai box del circuito, lì dove il 24 luglio si allineeranno le monoposto di Formula 1 per il Gran Premio d’Ungheria. L’aspetto della macchina dice già molto. Bassa, compatta (misura 4,47 metri di lunghezza e pesa 1495 chili), carreggiate larghe, fiancata muscolosa, ha due porte e la coda corta, ma presenta una linea sufficientemente slanciata, grazie soprattutto al cofano lungo, sotto al quale c’è un motore 6 cilindri in linea. Tra i preziosismi estetici, si fanno notare la classica calandra a doppio rene con doppi listelli, le prese d’aria integrate all’aerodinamica e, in coda, i quattro scarichi. Bellissimi, inoltre, i cerchi in lega diamantati da 19”.

Al posto di comando. Una volta nell’abitacolo, si apprezza subito la possibilità di sistemarsi al meglio al posto di guida, grazie alle regolazioni elettriche del sedile e a quelle manuali del volante (sia in altezza sia in profondità). La strumentazione, rigorosamente analogica, “guarda negli occhi” il guidatore e i due strumenti circolari con lancette rosse sottolineano l’anima sportiva della vettura. I comandi sono ben visibili e facili da raggiungere, le finiture degne della tradizione BMW, con il logo M che compare qua e là, le cuciture dei sedili a contrasto, le modanature in carbonio. Dietro ci sono due posti a sedere adeguati al carattere sportivo dell’auto, dunque inadatti a passeggeri d’alta statura. D’altra parte questa non è un’auto per il buon padre di famiglia. “Puntiamo a conquistare un pubblico più giovane” ha dichiarato il responsabile di progetto Michael Wimbeck, sottolineando che “già nel 2015 sono state vendute 62.400 vetture della Serie M, con un incremento del 39%”.

Un sound da brividi. Già schiacciare il pulsante della messa in moto regala un’emozione: dagli scarichi arriva infatti un rumore roco, possente, quasi da auto da corsa. Il 6 cilindri 3.0 litri in linea TwinPower Turbo è un autentico gioiello di alta tecnologia. Costruito in alluminio, assicura una potenza di 370 cavalli (a 6.500 giri/min) e 465 Nm di coppia massima (disponibile fra i 1.400 e i 5.560 Nm). In regime di overboost, però, i Nm salgono a quota 500, regalando “reazioni” tutte da scoprire, soprattutto se si ha il privilegio di portare l’auto in pista.

Due opzioni per il cambio. L’auto da noi provata (meglio dire pilotata) aveva il cambio automatico/sequenziale a doppia frizione M DGK a 7 rapporti con paddles al volante e Drivelogic, ovvero il sistema in grado di assecondare tre opzioni di cambiata: orientata al comfort e all’efficienza, sportiva o estrema. E’ disponibile anche una variante manuale a 6 marce e ovviamente si è liberi di scegliere. Ma la prima soluzione è decisamente più adeguata al carattere e alle prestazioni dell’auto, anche se richiede uno sforzo economico supplementare, e cioè altri 4.040 euro in aggiunta al prezzo base di 62.400.

Tra curve, allunghi e saliscendi. Una volta in pista, è stato molto più facile del previsto esplorare il limite: la BMW M2 Coupé non è infatti una belva scorbutica e indomabile, ma un’auto in grado di esaltare potenza e aggressività senza mettere in difficoltà chi la guida, anzi dimostrandosi tutto sommato facile da controllare, ben equilibrata e precisa negli inserimenti in curva. Il discorso, ovviamente, vale soprattutto se si tengono inseriti i controlli elettronici, utilizzando il tasto che seleziona le varie opzioni: Comfort, Dynamic, Sport e Sport+. Ma se si dispone di un minimo di perizia, ci si può sbizzarrire anche in Sport+, una sorta di tasto magico che dà accesso alle impagabili emozioni che in genere sanno regalare solo supercar e auto da competizione. In tal caso aiutano la sincerità nelle reazioni e la naturalezza con cui l’auto si lascia riprendere in controsterzo, dimostrando stabilità e trazione ai massimi livelli.

La cautela non è mai troppa. A scopo precauzionale, i responsabili di BMW hanno diviso il circuito in due sezioni distinte, una più lenta, l’altra più veloce (e più lunga) inserendo qualche chicane artificiale che non ci ha mai consentito di inserire una marcia superiore alla quarta e ci ha tenuto lontani dalla velocità massima di 250 km/h (autolimitata elettronicamente). Ciò detto, la prova è risultata comunque esaustiva e appagante, e formidabili si sono rivelate le doti di accelerazione sullo 0-100, con il passaggio di pochissimo superiore ai 4,3 secondi dichiarati, ma solo perché siamo riusciti a sgommare nel passaggio tra prima e seconda marcia!

 

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Domenica 3 Luglio 2016 - Ultimo aggiornamento: 17:06 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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