Il rendering di Navigare

Napoli rischia di perdere “Navigare” sul lungomare. Organizzatori: «A rischio 20 milioni di euro»

di Sergio Troise
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NAPOLI - Decine di ormeggi abusivi messi in opera andando ben oltre le autorizzazioni regolarmente concesse hanno deturpato il lungomare di Napoli mettendo in mostra un inguardabile tappeto di barche disordinatamente ancorate nelle acque comprese tra l’uscita del porto di Mergellina e la Rotonda Diaz: uno sconcio segnalato dalla stampa locale ma ignorato dalle autorità cittadine e dalla Capitaneria, che pure non perde occasione, ad ogni inizio di stagione estiva, per comunicare urbi et orbi l’impegno per la tutela della sicurezza in mare e il rispetto di leggi e regolamenti cui devono attenersi i diportisti e i gestori dei servizi nautici.

Silenzio anche da parte della Soprintendenza ai beni territoriali (oltre che artistici e archeologici) che pure ha preteso dagli organizzatori del Navigare (esposizione nautica prevista sul lungomare di Napoli a ottobre) di fare in modo che l’esposizione non deturpi la visuale del golfo, pena la mancata autorizzazione ad allestire l’evento! Come dire: Sì all’ormeggio selvaggio, No (per ora) a una regolare parata di barche allestita secondo criteri collaudati come quelli di tutti i saloni nautici che si svolgono nel mondo (l’ultimo a Venezia, i prossimi a Cannes e Genova).

Un osservatore ingenuo potrebbe pensare che si sia deciso di “chiudere un occhio” (anzi due) riflettendo sul fatto che paradossalmente Napoli (a differenza del resto della Campania) non ha un vero e proprio porto turistico; che un posto barca a Mergellina o a Santa Lucia costa troppo; che non tutti possono consentirsi l’associazione ad un club nautico e che gli ormeggi in concessione a Nisida-Coroglio sono saturi. Macché! Si tratta semplicemente d’incuria. Del comparto nautico, e del suo notevole potenziale economico (produzione, mercato, indotto turistico) non sembra infatti interessarsene chi dovrebbe.

Il riferimento è, in particolare, alla Soprintendenza, benemerita istituzione delegata a tutelare il territorio, non a chiuderlo ermeticamente di fronte a qualsiasi iniziativa mirata a valorizzarne il potenziale attrattivo, con risvolti positivi per il lavoro, il turismo, il commercio. Emblematico, in proposito, è il caso dei continui rinvii per il rilascio delle autorizzazioni necessarie a mettere in moto la macchina organizzativa del succitato “Navigare”, l’esposizione nautica che l’ANRC (Associazione Nautica Regionale Campana) vorrebbe organizzare a ottobre sul lungomare di Napoli. “Un ritardo che mette seriamente a rischio il programma – denuncia il presidente degli operatori nautici locali, Gennaro Amato – aggiungendo che “è a rischio un giro d’affari da 20 milioni di euro circa, tra operazioni della filiera e indotto turistico”.

Dopo aver incassato il parere favorevole dell’Autorità Portuale e dell’amministrazione comunale, con la delegata al mare Daniela Villani schierata in primissima linea a sostegno dell’iniziativa (fu lei la promotrice di una Conferenza dei servizi che segnò un punto di svolta nel programma), gli organizzatori attendevano con fiducia soltanto il parere della Soprintendenza. Che non si è mai dichiarata palesemente contraria, ma ha posto una serie di paletti che hanno fatto lievitare costi e complicazioni per l’allestimento, provocando un certo malumore da parte di alcuni potenziali espositori.

“Nonostante certe richieste per noi incomprensibili, ci siamo detti pronti a rispettare tutte le disposizioni pur di ottenere il nulla osta necessario. Abbiamo modificato il progetto espositivo originario adeguandoci alle disposizioni della Soprintendenza e facendo in modo che gli stand a terra non alterassero, come richiesto, la visuale del golfo a chi passeggia sul lungomare. In seguito abbiamo anche affrontato il problema dell’esposizione in mare, con alcuni interventi per evitare che l’accensione dei motori delle barche ancorate ai pontili galleggianti inquinasse lo specchio d’acqua della rotonda Diaz. Ora però, dopo aver ripresentato tutti i progetti modificati secondo le direttive impartite e le relazioni tecniche degli esperti, siamo ancora senza il via libera definitivo. Il tempo stringe e slittare ancora oltre il 30 giugno non ci consentirebbe di disporre dei tempi tecnici necessari per l’allestimento” avverte il presidente della ANRC, non senza aggiungere che la rinuncia “provocherebbe non solo una perdita economica notevole, ma farebbe fare una brutta figura alla città di Napoli, vista l’aspettativa che si era creata in vista dell’evento”.

Secondo gli operatori nautici della Campania “Navigare avrebbe il potenziale per un afflusso, in dieci giorni, di circa 40.000 visitatori, e tra questi almeno 10.000 giungerebbero da fuori regione, alimentando un giro d’affari legato all’ospitalità alberghiera e alla ristorazione, per non dire della vera e propria compravendita di barche, motori e servizi legati al comparto”.

Su quest’ultimo aspetto – informa una nota dell’ufficio stampa della ANRC – è stato commissionato uno studio di fattibilità realizzato dalla Management Service del dottore commercialista Alberto Bruno, che indica “un potenziale di vendita del prodotto nautico per circa 13/14 milioni di euro, con l’acquisto di circa 100/110 imbarcazioni tra i 6 e i 15 metri”. Di contro – si evince sempre dallo studio della Management Service – vanno calcolate le spese da sostenere per l’allestimento, che ammontano a circa 250 mila euro (occupazione suolo, stand, alaggi, trasporto barche, pontili galleggianti, investimento promozionale in comunicazione, personale, permessi, etc.). Quanto basta per far osservare, da parte degli organizzatori, che “l’azione è tutta rivolta alla produttività della nautica in Campania e non certo a lucrare sull’evento”.

Da parte nostra ci preme ricordare che secondo una ricerca curata da Fondazione Symbola per UCINA Confindustria Nautica il valore aggiunto della filiera della nautica da diporto attivato in Campania ammonta a 605 milioni di euro l’anno, di cui 115 generati dalla costruzione di unità da diporto, dato che proietta la regione al 9° posto della classifica nazionale. Sono poco più di 9.500 gli addetti della filiera in Campania (9° posto fra le Regioni), di cui 1.326 impegnati nella produzione di unità da diporto. In questo contesto, Napoli è salita al terzo posto fra le province per valore aggiunto generato dalla costruzione di unità da diporto, con 88 milioni di euro e 1.000 addetti, piazzandosi davanti a Gorizia. Napoli, inoltre, è al 2° posto della classifica per valore aggiunto generato dalle riparazioni, con 57,4 milioni di euro e 1.091 addetti.

Tutto ciò – vale la pena ricordarlo – s’inquadra in un trend positivo che ha investito tutta l’Italia dopo la lunga crisi post 2008: sempre secondo la ricerca della Fondazione Symbola, infatti, la produzione cantieristica nautica del Paese attiva 10 miliardi e 364 milioni di euro, di cui il 56,9% nella subfornitura, il 6,9% nel commercio, l’1,4% nel charter, il 22,6 % nei servizi e riparazioni. Oltre 183.000 gli addetti, 17.245 nella costruzione, 105.549 nella subfornitura ai cantieri e nella componentistica, oltre a 39.870 nei servizi e riparazioni, 20.961 nel commercio e turismo (noleggio). E ancora: i moltiplicatori della filiera nautica sono pari a 7,1 per il valore aggiunto e 9,6 per gli addetti. E nell’ultimo triennio il valore aggiunto è cresciuto rispettivamente del 15,2% nella cantieristica e dell’8,1% nella filiera attivata (con un +9,2% nella subfornitura), a fronte di un aumento del totale dell’economia italiana che si è fermato al +6,1%.

Ce ne sarebbe a sufficienza per “chiudere un occhio” (ammesso che sia davvero necessario) se per dieci giorni una barca esposta in tutta sicurezza tra scogliere, fioriere e passerelle in legno ecologico coprisse la visuale di un pezzetto del Vesuvio o della Costiera sorrentina. Ma per ora la burocrazia non molla. E Napoli rischia davvero di perdere l’ennesima occasione per valorizzare il suo magnifico territorio e una delle sue migliori attività imprenditoriali.

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Venerdì 28 Giugno 2019 - Ultimo aggiornamento: 12:55 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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