Il Ford RangerRaptor nel deserto

Ranger Raptor, avventura nel deserto. Al volante tra le dune africane con il pick-up Ford

di Nicola Desiderio
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ESSAOUIRA - L’Africa profonda, quella che chiama e ammala, non è solo quella dei deserti, della savana e delle foreste impenetrabili. Ce n’è un’altra che osserva l’Atlantico, ha visto passare cartaginesi, romani, portoghesi e francesi e poi ancora hippy, musicisti e il più pericoloso degli invasori: il turismo di massa. Tira teso il vento ad Essaouira, così forte da ridurre in sabbia anche i castelli. La faccia di Jimi Hendrix campeggia dipinta su qualche muro, proprio per quella “Castle made of sand” che alimenta il mito che sia stata proprio l’antica città del Marocco e il palazzo del sultano, nel vicino villaggio di Diabet, ad ispirare il mago americano della chitarra. In realtà, la canzone è del 1967 mentre il “buster” spese qualche giorno nell’antica Mogador solo 2 anni dopo, attratto dalla musica gnawa e dai suoi ritmi ipnotici, quasi psichedelici.
 

 

La suggestione che le note e la fantasia siano arrivate prima degli occhi è ancora più potente di un racconto, capace di rimbalzare cangiante come la voce del muezzin tra le vie strette della medina. Ma ciò che davvero chiama è la spiaggia che sta di fronte a Essaouira, talmente enorme e selvaggia da nascondere talvolta l’Oceano e diventare deserto. Chi ama l’avventura non solo non lo fugge, ma lo cerca, per mettersi alla prova tra le sue onde, ferme eppure sempre in tempesta. Eppoi ci sono le interminabili piste piastrellate di rocce, che vanno verso l’interno tra i cespugli, con il massiccio dell’Atlante sullo sfondo e tanti villaggi che sembrano immuni al tempo. Che cosa ci faccia qui un’altra americana è un altro mistero. Perché stavolta è una macchina, anzi un pick-up che di yankee ha solo il passaporto perché è africana di nascita – viene prodotta a Silverton, in Sud Africa – ed è stata sviluppata in Australia, un altro di quei posti dove di natura ostile e di deserti se ne intendono.

Si chiama Ford Ranger Raptor e di certo ha l’avventura nel sangue. Non quella di Dakar, che pure non dista poi molto da qui, ma di un‘altra famosa corsa: la Baja 1000. Proprio da quella esperienza, nel 2009 nacque l’F-150 Raptor, la madre di tutti pick-up sportivi di Ford e la sorella maggiore di questo Ranger che porta sulle coste africane tutta l’esperienza accumulata nel rally che si corre nella California messicana. Ma che idea è fare una versione sportiva di un mezzo da lavoro? Basta affrontare questa sabbia con la Ranger Raptor per abbattere anche questo castello. Sportività in questo caso non vuol dire un motore strapotente, ma la sensazione esatta di poter affrontare qualsiasi tipo di percorso, anche quello dove solo auto da rally potrebbero avventurarsi. Nel cofano c’è infatti un diesel 2 litri biturbo da 213 cv e 500 Nm di coppia, il cambio è automatico a 10 rapporti e la trazione è 4x4 inseribile con il riduttore e la possibilità di bloccare il differenziale posteriore. Le prestazioni non sono da sprinter – 170 km/h con uno 0-100 km/h in 10,5 s. – ma il look e il telaio sono decisamente più cattivi.
 


Il frontale ha una nuova firma luminosa, la calandra nera e, ben visibile, una piastra inferiore di protezione spessa 2,3 mm. Ma la cosa più impressionate sono l’assetto più alto di ben 51 mm, che porta la luce da terra a 283 mm, e poi i parafanghi bombati, necessari per ospitare carreggiate più larghe di ben 150 mm e gli pneumatici da vero fuoristrada. Cresce l’escursione delle sospensioni, dotate di ammortizzatori Fox e di molle al posto delle balestre posteriori. Ce n’è abbastanza per guadagnare 3 gradi negli angoli caratteristici e per superare guadi fino a 850 mm. All’interno dell’abitacolo a cabina doppia, i sedili sono sportivi e rivestiti in misto pelle-scamosciato, il volante ha l’impugnatura massiccia e c’è anche il navigatore con la funzionalità “breadcrumb”, quello che, come Pollicino, lascia al suo passaggio le briciole di pane, per ritrovare la strada anche dove la strada non c’è. C’è anche la manopola per selezionare 6 modalità di guida diverse, per ogni tipo di fondo.

Il logo Ford Performance sul battitacco e le levette del cambio in magnesio parlano più della GT da circuito di asfalto che di pista da trovare con la bussola, ma il messaggio è chiaro. La Ranger Raptor è puro rock and roll: quando salta le dune come una moto, corre inarrestabile sulla sabbia e galleggia sullo sterrato veloce anche se affrontato a velocità autostradali, senza mai saltellare all’impazzata, senza mai tradire. E quando arriva il momento di arrampicarsi sulle rocce, non molla mai la presa. Anche in autostrada se la cava: merito del sistema di soppressione attiva del rumore, simile a quello per ascoltare la musica in cuffia in aereo. Mentre si torna a casa, pensando a quei castelli di sabbia.
 

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Martedì 2 Luglio 2019 - Ultimo aggiornamento: 14:58 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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1 di 1 commenti presenti
2019-07-03 06:52:01
Bellissima fantastica