La Porsche 911 Speedster

Porsche 911 Speedster, un distillato di sportività a cielo aperto

di Sergio Troise
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PORTO CERVO - L’arrivo della nuova Porsche Speedster, quinta di una dinastia nata nel 1954 sulla scia della prima 356 Roadster datata 1948, è un evento molto atteso dai fedelissimi del marchio tedesco, soprattutto da quelli “disposti a tutto” pur di entrare in possesso di un oggetto di culto prim’ancora che di un’auto. Già, perché Speedster è prima di tutto una filosofia, una interpretazione molto particolare della sportività secondo Porsche, fatta di sfumature, di dettagli, persino di rinunce. Accedere al mondo Speedster vuol dire infatti spendere molto (anche più di 300.000 euro) consapevoli di fare a meno di tanti plus ritenuti da altri irrinunciabili, come la capote che si apre e chiude schiacciando un tasto (qui è rigorosamente manuale), il cambio automatico (è disponibile soltanto un manuale a 6 marce), i sistemi di assistenza alla guida (non ci sono neanche i sensori di parcheggio), l’aria condizionata, il navigatore, lo stereo (non c’è neanche la radio). Fedele allo spirito della sua progenitrice, la Porsche Speedster rinuncia infatti a tutto questo nel nome della pura sportività: acquistarla è dunque una sorta di “scelta di vita”, mirata al piacere di guidare un’auto che fa del rapporto peso/potenza il valore decisivo, più importante delle comodità, dell’infotainment, dei sistemi ADAS e di tutto l’armamentario hi-tech che si trova a bordo delle sorelle 911 Targa e Cabriolet.
 

 

Proprio per questo la produzione è limitata a soli 1948 esemplari, dove il numero richiama l’anno di nascita della Porsche 356 Roadster, l’auto da cui tutto ha avuto inizio. La Speedster di nuova generazione (la quinta della serie) ha avuto una gestazione piuttosto lunga: il concept venne presentato in anteprima in occasione della cerimonia per i 70 anni di auto sportive Porsche tenutasi a Zuffenhausen; sono poi seguite altre apparizioni al Festival of speed di Goodwood, al “Rennsport Reunion VI” di Laguna Seca, in California, al Salone di Parigi dello scorso ottobre e a quello di New York, in aprile. Ora, finalmente, l’auto è disponibile sul mercato, sia pure in un numero di esemplari limitatissimo: all’Italia sono state assegnate appena 50 unità delle 1948 previste a Zuffenhausen.

Un modo per accreditare ulteriormente il mito di questa Porsche speciale, erede della Speedster che negli anni 50 diventò un’icona negli Stati Uniti prim’ancora che in Europa, spopolando su strada e in pista. E pensare che il motore d’origine era un 4 cilindri 1.5 con appena 54 cavalli, poi diventati 60 e infine 75, prima che arrivasse (1957) la Carrera da 100/110 cavalli, ancora oggi la più apprezzata dai collezionisti, con quotazioni che possono raggiungere i 600.000 euro. Lo sviluppo progettuale della Speedster dei giorni nostri si basa sulla 911 R del 2016 e sulla 911 GT3 realizzata sulla serie 991 (non la 992 che nel frattempo ne ha preso il posto). Dal punto di vista estetico, è fortemente legata alla propria storia, e infatti la caratteristica saliente è rappresentata dal sinuoso andamento a “doppia gobba” della carenatura che chiude il vano del tetto ripiegabile, alle spalle dell’abitacolo. Quanto al motore, è il 6 cilindri boxer 4.0 litri aspirato della 911 GT3, ma con potenza portata da 500 a 510 cv/470 Nm. «L’incremento di potenza – spiega Jorg Jurgen, capo del progetto Speedster - non era scontato, visto che abbiamo dovuto adottare un doppio filtro antiparticolato conforme allo standard sulle emissioni Euro 6d TEMP».

La ricerca dell’affinamento del peso (1465 kg) è una costante di tutte le Speedster. E infatti molte parti dell’auto sono realizzate in carbonio, come i parafanghi, i cofani, il paraurti anteriore, parte dell’alloggiamento della cappotta e altri piccoli dettagli. In nome della leggerezza si è rinunciato anche al cambio automatico, a favore del manuale a 6 marce. Per lo stesso motivo è stata ovviamente esclusa l’opzione della trazione integrale: la spinta dei 510 cv è tutta affidata alle ruote posteriori e il comportamento dinamico risulta più che affidabile, vista anche la presenza di un autobloccante meccanico e di alcuni dispositivi hi-tech: il retrotreno con ruote sterzanti, il Torque Vectoring e la regolazione d’assetto gestita tramite il PASM (Porsche Active Suspension Management), sistema che comporta un lieve irrigidimento delle sospensioni e l’abbassamento di 25 mm.


Se a tutto ciò aggiungiamo i freni in carboceramica e l’auto-blip (il sistema automatico che attiva la “doppietta” nelle scalate, senza richiedere al guidatore la manovra di punta/tacco) si avrà chiaro il quadro di un’auto in grado di regalare un’esperienza di guida emozionale, sicuramente mai noiosa e degna della tradizione Speedster.
Una tradizione – sarà bene sottolinearlo – che include anche l’impagabile piacere del viaggiare en plein air, con la cappotta ripiegata e il sole a illuminare la strada (preferibilmente una panoramica promenade). E se è vero che la nuova Porsche dà il meglio di sé quando il contagiri schizza veloce verso i 9000, è pur vero che la due posti scoperta più originale della gamma sa rivelarsi la partner ideale anche per placide passeggiate a filo di gas.
 

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Martedì 3 Settembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 05-09-2019 20:09 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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