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Franzetti (Ds): «C'è grande equilibrio, la prossima stagione sarà la più difficile di quella disputate finora»
PALMA DE MAIORCA – Coerente, ma prudente. Eugenio Franzetti, il manager milanese che dirige la divisione Ds Perfomance impegnata in Formula E, si sbilancia cautamente sugli obiettivi della scuderia Ds Penske per la stagione 11, che comincia ufficialmente il 7 dicembre a San Paolo, in Brasile: «Ho sempre detto che vogliamo fare meglio e poiché lo scorso campionato siamo arrivati terzi, in quello che sta per cominciare dobbiamo puntare al secondo posto...».
Però?
«Da quello che si è visto ai test di Madrid, che sono peraltro "solo" dei test, la sensazione è che la prossima stagione sarà la più difficile di quelle finora disputate. Sarà ancora più equilibrata e diciamo che anche confermare il terzo posto sarebbe un bel risultato: la Ds Penske non corre da sola».
Analizziamo i test di Madrid, allora.
«Dal nostro punto di vista sono stati estremamente positivi: anche solo riuscire a portarli a termine dopo quello che è accaduto a Valencia. Sono state delle prove generali, ma, appunto, solo prove e come tali vanno considerate. Abbiamo potuto completare sei sessioni con i piloti ufficiali, ma non possiamo analizzare i tempi e trarre delle conclusioni sul livello nostro o degli avversari»i.
Perché no, se dici che già confermare il terzo posto sarebbe un buon risultato?
«Perché alcuni hanno testato delle cose in modo esplicito, altri meno, fra l'altro su una pista molto interessante come quella di Jarama, che però non è una di quelle classiche della Formula E».
Per questo siete a Palma de Maiorca adesso?
«A parte che non siamo gli unici, ma questo è l'ultimo test prima dell'avvio del campionato. E poi dobbiamo completare anche il nostro programma “young drivers”».
Che sarebbe?
«La Formula E non ha una Academy né ci sono classi propedeutiche che possano in qualche modo preparare i giovani piloti e far maturare loro esperienza in vista di una eventuale “chiamata”. In questo campionato la guida è molto specifica e fa selezione: bisogna conoscerla per essere competitivi. Il nostro programma serve a questo: selezionare talenti e farli crescere».
E voi li avete trovati?
«Abbiamo lavorato per dodici mesi con Nico Pino (pilota cileno che corre nel mondiale di Endurance con McLaren, ndr), che ha cominciato con noi quando aveva diciotto anni. Ha alle spalle otto intere giornate di prove con la monoposto Gen2 e ha lavorato con i nostri ingegneri, i nostri meccanici e il nostro tutor, senza contare le ore al simulatore. Ha completato l'intera formazione, inclusa la frenata rigenerativa».
E adesso è pronto per debuttare in Formula E.
«E adesso, sulla pista di Palma di Maiorca, ha guidato la Gen3 Evo e lo ha fatto anche Jean Eric Vergne: faremo confronti e valutazioni sulla base della telemetria».
Che tu adesso condividi con i nostri lettori...
«Certo, come no!? Poi magari ti dico anche gli algoritmi del software. Seriamente, dai. Nico ha vissuto con la scuderia ed è ormai di casa da noi. Ha accumulato molta esperienza e ha dimostrato una grande maturità. È un fenomeno mentale, non solo come pilota».
Torniamo agli obiettivi.
«Abbiamo lavorato due anni a questo progetto potendo intervenire sia sull'hardware sia sul software ed è già bello vedere la macchina in pista, che abbiamo testato la prima volta proprio qui a Palma in maggio. È una bella soddisfazione vedere che tutto funziona».
Insisto: l'obiettivo?
«Chiudere il più possibile il divario con i powertrain che hanno dominato le ultime stagioni, quelli di Porche e Jaguar. Solo che il livello della competizione si è alzato perché anche Nissan ha fatto progressi. Come Ds Penske vorremo provare a piazzare anche uno dei due piloti (l'altro è Maximilian Günther, ndr) sul podio individuale, che anche nell'ottica del titolo a squadre sarebbe molto importante».
Ci sono ventidue monoposto in competizione.
«Appunto. Quattro ciascuna le hanno Jaguar, Porsche e Nissan, con quest'ultima che potrebbe sempre piazzarsi nei dintorni del podio. E poi c'è la ex Ert, adesso Kiro, che con il powertrain Porsche, seppur della passata stagione, ha fatto cose incredibili a Madrid: è una variabile che potrebbe togliere punti a tanti inserendosi regolarmente fra i primi otto».
E il nuoco costruttore Lola Yamaha con la Abt?
«Vedremo».
Quando capiremo come sono gli equilibri?
«Credo che ci potremo fare un'idea dopo Città del Messico, che è una gara completamente diversa da quella di San Paolo: sono due scenari quasi opposti e pertanto interessanti».
A Madrid hanno fatto i test anche le donne: cosa ne pensi?
«È stato un segnale da parte della Formula E. Ed è anche un'opportunità importante da tutti i punti di vista».
Torneremo a vedere donne pilota in Formula E?
«La speranza è che ci sia una integrazione piena, anche se magari nascerà una serie specifica, non lo so. Di sicuro ci sono stati risultati cronometrici interessanti: sono state veloci per il livello di esperienza che avevano con le monoposto elettriche».