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CITTÀ DEL MESSICO – «Non siamo qui con spirito olimpico», aveva garantito nella primavera di del 2022 fa a Roma Thomas Laudenbach, responsabile del Motorsport di Porsche (foto di Andreas Beil). A quasi tre anni di distanza il costruttore tedesco ha vinto gare e, soprattutto, l'ultimo titolo piloti con Pascal Wehrlein.
«Possiamo essere soddisfatti – concede il manager tedesco – anche perché ci è voluto del tempo per arrivare dove siamo. La Formula E ha raggiunto un livello molto alto e per arrivarci devi curare ogni dettaglio. Negli ultimi anni abbiamo lavorato molto ad ogni aspetto: naturalmente alle monoposto, ma anche con i nostri piloti e alle procedure, inclusa la composizione della scuderia. A quanto pare abbiamo fatto le cose giuste».
La chiave per il successo?
«Mi lo chiedono spesso e io rispondo che “there is no silver bullet”, non esiste cioè una soluzione miracolosa. C'è stato un miglioramento costante e abbiamo vinto il titolo: nel motorsport è semplice perché il premio è la vittoria. Ma credo anche che abbiamo preso alcune decisioni giuste».
Sei soddisfatto anche di dove è arrivata la Formula E?
«Va sempre meglio. Se dicessi che siamo insoddisfatti non corrisponderebbe alla verità. Ma non sarebbe nemmeno vero se affermassi che siamo completamente soddisfatti. È giusto riconoscere che la Formula E cresce, ma le cose non cambiano da un giorno all'altro. È bello prendere atto di come migliora la credibilità internazionale, anche se a noi sarebbe piaciuto essere molto più avanti. Però vediamo una chiara tendenza verso l'alto: organizzazione, spettatori, circuiti e un calendario è più stabile. La strada è quella giusta».
Avete aperto una nuova strada con due scuderie clienti e sei monoposto. Vi “invidiano”?
«Per le quattro c'è l'obbligo e non siamo gli unici ad averle. Le due in più sono un'iniziativa di quella che era la Ert, che si era chiesta “perché non andare avanti con la macchina vecchia” e quindi abbiamo dovuto valutare anche con la Formula E. Non so se qualcuno farà altrettanto, ma noi siamo contenti e per il momento nessuno si è espresso negativamente con me».
Esiste una riflessione sulla destinazione delle multe, che le squadre vorrebbero fare restare nel circuito.
«Non voglio criticare il lavoro della Fia, ma credo che se scattano delle sanzioni in Formula E sia giusto che gli importi delle multe vengano investiti nel campionato. I provvedimenti scattano se qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato, ma l'impostazione giusta è quella di fare in modo che tutti ne beneficino».
Il nuovo Attack Mode sembra aver un impatto quasi eccessivo.
«Non eravamo soddisfatti con l'Attack Mode della Gen3, perché la sua attivazione era chiaramente uno svantaggio. Quello attuale è un passo in avanti, anche con la trazione integrale. Non voglio però dare giudizi definitivi dopo appena una gara. Questo Attack Mode sembra “violento”, ma prendiamoci ancora qualche ePrix per capire. Ma è un dato di fatto, e questo mi piace, che adesso è un vantaggio».
In palio ci sono tre titoli: quanti ne deve vincere Porsche perché il capo del motorsport sia contento?
«Il mio obiettivo sono tutti e tre i titoli, è ovvio. Ma non dico una bugia se affermo che potrei non essere insoddisfatto anche senza nemmeno uno: puoi fare le cose e non vincere, capita. Diciamo così: abbiamo vinto quello piloti e puntiamo a quello costruttori, anche perché siamo una casa automobilistica. Tutto il resto è da valutare. Però preciso: se finissimo a metà classifica, allora sarei insoddisfatto».
L'avvio della stagione 11?
«Cerco di essere cauto, ma pare che anche quest'anno abbiamo un “pacchetto” affidabile e un incidente come quello in cui è incappato Pascal Wehrlein a San Paolo può succedere e per fortuna non ci sono state conseguenze. Questo mi rende orgoglioso e vorrei che non venisse sottovalutato quanto sia difficile essere sempre davanti».