PALMA DI MAIORCA – Nico Pino è uno dei giovanissimi piloti - è nato nel settembre del 1994 - che insegue i suoi sogni in pista. È un "migrante del motorsport": è nato a Santiago del Cila, ma ha lasciato il paese all'età di 14 anni. Praticamente da solo. Prima ha abitato nel Regno Unito, poi in Spagna. La Ds lo ha scelto per il proprio programma Young Drivers, che, aveva spiegato Eugenio Franzetti, l'italiano che dirige la divisione Ds Performance, ha come obiettivo quello di “allevare” nuovi talenti e far fare loro esperienza visto che non esiste una serie propedeutica alla Formula E, il mondiale per monoposto elettriche. Il culmine della sua preparazione è stata la guida della Gen3 Evo sul circuito di Palma del Maiorca. «Sono stati dei test molto positivi, anche se c'era parecchio da imparare sulle gomme e sulla trazione integrale», ha spiegato il giovane, che è legato anche all McLaren per il Wec, il mondiale di Endurance.
E come ti sei trovato, in fondo tu hai “studiato” sui modelli precedenti?
«Piuttosto bene, devo dire».
Ti sei confrontato con Jean Eric Vergne, il solo che ha vinto due volte la Formula E.
«Non ho la stessa esperienza che ha lui, ma alla fine eravamo vicini. Abbastanza».
Come è stato questo anno con la Ds Penske?
«Mi sono sentito il benvenuto. È stato fatto un bel lavoro di squadra e ho avvertito la vicinanza di ingegneri, meccanici. È stato un rapporto spontaneo e pro attivo, cominciato con la Gen2. Bello imparare così tante cose».
Lo rifaresti, anche se questo significherebbe non correre?
«Si ha sempre voglia di gareggiare, ma se potessi, sì, lo rifarei. Credo che sia importante fare test e continuare ad avere una connessione diretta con la Formula E, che ha così tanti sistemi ai quali lavorare».
Tra il Wec e la Formula E cosa sceglieresti?
«Non sono un pilota da Gran Turismo. Sono sempre stato al volante di prototipi e mi piace come si ragiona in Formula E: è un campionato che mi affascina e spero di approfittare di eventuali opportunità. C'è molto lavoro di squadra e si possono mettere a punto diverse strategie. Sono interessanti anche la trazione integrale e, appunto, tutte le interazioni con la macchina: c'è molto con cui “giocare”».
Come valuti i test di Madrid in vista della partenza della stagione 11?
«Difficile da dire. Tutti hanno fatto qualcosa di diverso e non si sa bene a cosa puntavano davvero, ma di sicuro la Ert (adesso Kiro Race, con powertrain Porsche dello scorso campionato, ndr) ha fatto un passo in avanti. Prima della gara di San Paolo non possiamo sapere quali siano gli equilibri».
La pista che ti piace di più?
«Quella di Le Mans, della 24h. Mi piace perché ci sono sia il circuito, io adoro la velocità, sia la strada normale».
Intendevo di Formula E.
«Non posso rispondere veramente visto che non ho mai gareggiato, ma trovo speciale il tracciato di Monaco, che peraltro non conosco».
Il tuo sogno?
«Vincere un titolo mondiale, essere uno dei migliori. Sono giovane, però. Vediamo gli sviluppi per capire dove proseguirò: in Formula E, nel Wec o chissà dove».