Il numero uno di Pirelli Marco Tronchetti Provera

Pirelli, domani si decide su ChinaChem:
i sindacati in allarme chiamano il Governo

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MILANO - Il destino di Pirelli si decide in queste ore. I cda restano aperti mentre tecnici e consulenti sono al lavoro per mettere a punto ogni singolo dettaglio dell'accordo che consentirà l'ingresso di ChinaChem in una newco insieme a soci italiani e russi.

E i sindacati alzano le barricate chiedendo l'intervento del Governo. «Evitare che l'Italia diventi un discount», «Impressionante il silenzio del Governo», «Capitalismo italiano incapace di reggere competizione e governo privo di politiche industriali». Sono queste le prime reazioni dei segretari generali di Uil, Cisl e Cgil, Carmelo Barbagallo, Annamaria Furlan e Susanna Camusso, di fronte all'acquisizione.

«La vendita di un pezzo pregiato del nostro sistema industriale, quale è Pirelli, a capitali stranieri non sarebbe in sè un dramma se il capitalismo italiano fosse in grado di reggere le sfide della competizione internazionale e il governo avesse una politica industriale capace di indirizzare e tutelare le energie produttive che pure esistono in Italia» sferza in partecipare il segretario generale della Cgil.

Cambiando il controllo si renderà poi necessario il lancio di un'Opa sulla totalità delle azioni del quinto produttore mondiale di pneumatici. Ieri si sono pronunciati i Cda di Nuove Partecipazioni che fa riferimento a Marco Tronchetti Provera e Unicredit, che controllano rispettivamente il 76% ed il 12% di Coinv insieme a Intesa Sanpaolo (12%), il cui coinvolgimento in questa prima fase non prevede una delibera del Board. Manca ora il parere dei russi di Rosneft, che tramite Nefgarant, è titolare dell'altra metà di Camfin.

L'obiettivo è trovare un accordo definitivo entro domani, come già annunciato dallo stesso Marco Tronchetti Provera. L'operazione prevede la creazione di una Newco partecipata da ChemChina al 50% più uno e dagli attuali soci di Camfin, che sottoscriveranno la loro quota. La newco acquisterà la partecipazione in Pirelli a 15 euro per azione (quasi 1,9 miliardi di euro,ndr) e lancerà l'Opa sul 100% della Bicocca, sempre a 15 euro, per 7,13 miliardi di controvalore, senza contare le azioni di risparmio (12,25 milioni, pari al 2,51% del capitale).

Se l'offerta dovesse avere completo successo la quota in portafoglio ai cinesi salirebbe al 64 per cento. Per la completa riuscita dell'operazione dovrebbero aderire gli altri azionisti rilevanti, che oggi controllano complessivamente il 22,59% della Bicocca, per un valore complessivo di 1,61 miliardi di euro, calcolando il prezzo dell'Opa. Nel dettaglio si tratta dei fondi Fil Limited ed Harbor International, rispettivamente con il 2 ed il 5,06%, di Edizione (famiglia Benetton) con il 4,6%, dei Malacalza (6,98%) e di Mediobanca (3,95%).

L'obiettivo finale è delistare Pirelli per procedere velocemente al riassetto anche societario del gruppo. Il disegno vede sotto la Bicocca la scissione in due società di Pirelli Tyre (la parte retail) e Pirelli Truck (gomme per veicoli industriali). Quest'ultima verrà combinata con Aeolus Tyre, per creare il quarto produttore mondiale di coperture per veicoli pesanti. Se il mercato non dovesse aderire all'opa significherebbe solo che la società, pur ormai illiquida, dovrebbe restare quotata e andrà verso il riassetto societario ugualmente ma con tempi obbligatoriamente più lunghi.

Tra i soci nessuno esce allo scoperto, ma i Benetton avevano legato nel novembre 2013 il 3% di Pirelli ad un finanziamento 'equity linked' da 200 milioni di euro con scadenza 29 novembre 2016, fissando un prezzo di conversione delle obbligazioni a 13,85 euro. Il prezzo attuale, almeno per loro, potrebbe essere un buon incentivo per aderire all'Opa e realizzare così il progetto di uscire completamente dalla Bicocca. E nessuna conferma trova poi l'ipotesi di una contro offerta da parte di una cordata di competitor.


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Sabato 21 Marzo 2015 - Ultimo aggiornamento: 24-03-2015 00:57 | © RIPRODUZIONE RISERVATA