Luca de Meo a bordo pista prima della partenza con John Elkann (foto Andreas Beil)

24h Le Mans, de Meo e gli obiettivi di Alpine: «La Top 10 mi basta, la Top 5 mi renderebbe felice»

di Mattia Eccheli
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LE MANS – Il Ceo italiano del gruppo Renault, Luca de Meo, è a le Mans (il fotografo Andreas Beil lo ha "pizzicato assieme a John Elkann) per seguire la gara, ma soprattutto, Alpine. Alla domanda su cosa sarebbe disposto a sacrificare in cambio di un successo alla 24h sorride: «Ahi... non mi tentare – risponde – potrei dire delle robe grosse». Poi si fa serio: «Qui si viene sempre per vincere, questo è ovvio – precisa – perché altrimenti non ci vieni. Non abbiamo la pretese di vincere, ma se riuscissimo a fare un buon posizionamento sarebbe una grande gioia. Un po' come quando lo avevamo ottenuto nella Lmp2».

Cioè?

«Sarebbe un premio per la squadra perché dimostra che Alpine fa le cose sul serio e mi piace ricordare che non c'è nessun grande costruttore così impegnato nelle competizioni. Certo, se guardi la Formula 1 abbiamo qualche difficoltà, anche se sono sicuro che Flavio (Briatore, ndr) la gira: la gira tutta tra qualche tempo. Ma è chiaro che la performance di Alpine nelle competizioni è molto legata ai risultati della Formula 1».

E l'endurance?

«Qui siamo andati decentemente nel tempo. I ragazzi di Alpine costruiscono anche la vettura di Dacia per la Dakar, nella quale siamo ben posizionati. Per me è molto importante dire che la competizione non si può slegare dal rilancio di Alpine: è il cuore del nostro sistema. È la nostra piattaforma di marketing. Anziché mettere soldi in pubblicità o sui social media è il modo in cui creiamo la nostra credibilità rispetto a un pubblico che è iper appassionato di automobili».

Qui a Le Mans fare meglio dello scorso non dovrebbe essere difficile: cosa ti soddisferebbe?

«La Top 10 mi basta, la Top 5 mi renderebbe felice. Però noi abbiamo due macchine, poi ci sono quelli con quattro...».

Non solo come Ceo di Renault, ma anche come presidente dell'Acea hai parlato del rilancio della domanda...

«Dobbiamo venire messi di nuovo nelle condizioni di produrre vetture abbordabili per la gente: mi riferisco alle auto e ai veicoli commerciali leggeri, che sono i segmenti che valgono il 30% del mercato, in Italia anche il 50%».

Adesso è impossibile?

«Non siamo in grado di fare progetti che abbiano marginalità, anche se rilanceremo una macchina di segmento B, un atto di fede per un modello eccezionale, mentre molti costruttori hanno rinunciato addirittura al segmento. È pazzesco perché la gente ne ha bisogno».

Ai costruttori cosa serve?

«Chiarezza, abbiamo bisogno di poter dare chiarezza. Con tutti questi dibattiti in politica e sugli organi di informazione su quello che accadrà nel 2030 e nel 2035 tra ibrido e elettrico via elencando, la gente perde l'orientamento e non sa più cosa comprare: chi acquista un'auto lo fa pensando a dieci o dodici anni di distanza. Abbiamo bisogno di poter dire alle persone che cosa andrà e cosa no».

Quindi, da esperto, cosa suggerisci?

«Una Renault 5... questa era facile».

Intendevo come alimentazione...

«Una volta, fino a dieci anni fa, era semplice: bastava chiedere “quanti chilometri fai l'anno” e sopra i venticinquemila era a gasolio, se erano fino a quindicimila era a benzina. Oggi devi risolvere un'equazione a quattordici variabili... hai un garage o no, dove vivi, il clima, la ricarica: insomma dipende dal tipo di utilizzo».

Quindi?

«Per quelli che usano l'auto in ambito urbano e poco fuori l'elettrico è un'ottima soluzione perché le auto non fanno rumore e non fanno fumo. Non è la Co2 generale quello che infastidisce, ma semmai, appunto, le emissioni acustiche e gli odori. Poi è chiaro che se fai sempre cinquemila chilometri al mese in autostrada, allora forse no».

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sabato 14 giugno 2025 - Ultimo aggiornamento: 16:44 | © RIPRODUZIONE RISERVATA