La felicità di Francesco Bagnaia

Bagnaia, dalle minimoto al mondiale in Gp, è l’erede di Vale Rossi. Frutto della VR46 Academy, vince in top-class 13 anni dopo il “Dottore”

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VALENCIA - Nella prima stagione del motomondiale ‘orfanà dopo 26 anni di Valentino Rossi, la corona della MotoGP va a Francesco Bagnaia. È un passaggio del testimone, raccolto con merito da ‘Peccò, come la sorella Carola - sempre con lui sui circuiti, dove spesso lo segue anche la fidanzata Domizia Costantini- ne storpiava il nome da bimbo. Sorriso da ragazzino, ha costruito questo suo secondo titolo iridato, il primo nella classe regina, con stoffa e testa da campione navigato. Qualità che Valentino Rossi ed il suo Sky Racing Team VR46 avevano intuito fin dal 2014, quando lo presero sotto la loro ala. Iniziando a forgiare quelle doti che, otto anni dopo, gli hanno consentito di scalare il muro di 91 punti che, a metà giugno, lo separava da Fabio Quartararo e dalla vetta della classifica.

L’iride della massima cilindrata si aggiunge a quella in Moto2 del 2018 ed interrompe 15 anni di astinenza, riportando in Ducati un titolo piloti che mancava dal 2007, epoca Casey Stoner. Tredici anni dopo Rossi (2009), un italiano conquista di nuovo il titolo nella massima cilindrata, a mezzo secolo da quando centauro e moto italiani vincevano la classe regina, con Giacomo Agostini e la MV Agusta 500, nel 1972. Nato a Torino il 14 Gennaio 1997, ma cresciuto a Chivasso, tifoso Juve e amante del suo cane (Turbo, nomen omen) Pecco è il più bel frutto della VR46 Academy. Un traguardo guadagnato con una maturazione costante, senza l’assillo del marchio di ‘predestinatò. Quella prima stagione nel Team Sky, infatti porta scarsi risultati e pochissimi punti. Serve il salto di qualità e Bagnaia si trasferisce a Tavullia. Altri due anni in Moto3, con il team Mahindra, per imparare a soffrire su un mezzo non velocissimo, con un 14/o ed un quarto posto. Il primo contatto con le due ruote, come tanti suoi colleghi, Bagnaia lo ha sulle minicross, ma è la velocità ad attirarlo. Comincia a farsi notare nelle categorie Minimoto e MiniGP, dove diventa campione europeo nel 2009. Nel 2010 corre nel campionato mediterraneo 125 PreGP, concludendo secondo.

Nel 2011 e 2012 è in quello spagnolo e non sfigura al confronto col nuovo ambiente, classificandosi terzo. Nel 2013 il primo mondiale, in Moto3, con una Honda FTR affidatagli dal Team Italia. L’anno dopo è allo Sky Racing Team VR46. La svolta nel 2016, secondo anno da pilota ufficiale Mahindra. Arrivano le prime due vittorie, ad Assen e Sepang. Nel 2017 il ritorno a ‘casà, nello Sky Racing Team e l’approdo in Moto2. Chiude quinto. Vince il titolo di «Rookie Of The Year». È il prologo dell’esplosione agonistica del 2018. Bagnaia trionfa subito in Qatar, per poi ripetersi in altri sei GP, fino al titolo della Moto2. È pronto per il salto in MotoGP, con la Ducati. Borgo Panigale lo accoglie nel team satellite Pramac, dove resterà due stagioni. Di apprendimento, non facili, condite da cadute e ritiri. Raccoglie appena 54 e 47 punti. Ma dimostra di saper imparare dai propri errori. I vertici di Ducati non perdono fiducia. Anzi, nel 2021 lo promuovono nella squadra ufficiale e lui li ripaga con quattro successi ed il secondo posto finale, dietro la Yamaha di Quartararo.

Il 2022 non era partito bene: caduta in Qatar, seguita da una serie di piazzamenti lontano dai primi. La pole di Jerez prelude alla prima vittoria. Altro crash a Le Mans, mentre è secondo. Vince al Mugello, ma in Catalogna e Germania arrivano due ritiri. È il momento più triste per lui e la Ducati. Nei cinque GP successivi parte la riscossa: Bagnaia coglie quattro successi di fila ed un secondo posto, mentre la stella di Quartararo va eclissandosi. In Malesia vince il settimo GP, ma il terzo posto di Quartararo rinvia la festa a Valencia. Dove arriva il trionfo tutto italiano. 

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Lunedì 7 Novembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 08-11-2022 10:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA