Cosimo Turizio con il figlio con la sua Morris Mini Cooper S 1.3 al Mugello

Torna in pista a 84 anni e vince: l’impresa di Cosimo Turizio al volante di una Morris Mini Cooper S 1.3 al Mugello

di Sergio Troise
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Si può vincere una gara in pista, al volante di un’auto da corsa, sul circuito internazionale del Mugello, all’età di 84 anni? La risposta è sì. L’ha data Cosimo Turizio, classe 1941, indomabile appassionato gentleman driver napoletano nel weekend del 10-11 maggio al Mugello, dove sono andate in scena le gare del Campionato Italiano Velocità in Circuito Auto Storiche (al secondo round della stagione), la prima prova del Campionato Italiano Velocità in Circuito Auto Classiche e le prime due gare dell’Historic Formula Championship.

L’indomabile “vecchietto”, con alle spalle una gloriosa carriera da gentleman driver giunta fino a un passo dalla Formula 1, ha conquistato la scena del Mugello guidando, in coppia con il figlio Francesco (43 anni), una Mini Morris Cooper S, vetturetta con un prestigioso passato nelle corse (ricordate le tre vittorie nel Rally di Montecarlo degli anni 60?), protagonista anche in Italia di memorabili trofei monomarca e di strabilianti confronti, in pista e in salita, con auto più potenti ma meno agili.

Nell’occasione i Turizio hanno gareggiato nel 1° Raggruppamento classificandosi quinti assoluti e primi di classe, davanti ad auto ben più potenti e prestazionali come la BMW 1.600 Ti di Luca-Bressan, la Ginetta G12 del brasiliano Della Noce, l’Alfa GT 1.3 Junior dei fratelli Lodi.

Tutto ciò al volante di una Morris Mini Cooper S 1.3 tirata fuori dal garage dov’era custodita da anni e affidata alle cure di Giuseppe Maresca (noto come “Lo scienziato”) e Franco Ruggiero (noto come “Il Rosso”), storici meccanici di fiducia di Turizio, per l’occasione avvalsosi anche della consulenza di Luciano Culotta, indimenticato fondatore della Autotecnica Veloce del tempo che fu, e di Pasquale Cicco, meccanico napoletano con officina a Roma, da sempre in prima linea nel mondo delle veterane da competizione.

“Il ritorno alle corse – ha confidato Turizio – in verità non era nei miei programmi e infatti la macchina è stata allestita in fretta e furia, senza avere il tempo di tirare fuori il massimo dal motore, che infatti non supera i 7.000 giri. Dopo il compimento degli 80 anni avevo appeso il casco al chiodo, in quanto non avrei potuto riprendere la licenza. Poi è arrivata, a sorpresa, la decisione di ACI Sport di riaprire le porte agli ultraottantenni, con il rilascio della licenza subordinato a una serie di esami medici specifici presso l’Istituto di Medicina e Scienze dello Sport CONI a Roma. Mi sono sottoposto alle visite, ho superato tutte le prove e mi sono convinto a tornare in pista, sia pure con una piccola Mini Cooper S 1.300, auto con la quale mi ero molto divertito negli anni 90, quando partecipai al trofeo monomarca, sia pure con il modello con motore 1.000”.

Quel trofeo, per quanto divertente, rappresentò, a dire il vero, una delle esperienze meno importanti della carriera di Turizio, giunto fino a un passo dalla Formula 1 dopo aver vinto a sorpresa, nel 1972, il titolo nella categoria Turismo, al volante di una 128 Coupé preparata da Trivellato contro le più quotate Alfa Romeo GTA e le Fiat 128 della Scuderia Filipinetti preparate da Mike Parkes, ed essersi poi messo in grande evidenza al volante di vetture della categoria Sport, sia in salita che in pista, anche in gare europee e mondiali.

Arrivò fino a un passo dalla massima categoria, la carriera di Turizio, messosi in gran luce da pilota privato all’inizio degli anni 70, quando si cimentò in gare dell’Europeo Marche con una March Bmw 2000, misurandosi poi anche in qualche gara Mondiale e in Formula 2, con piloti che rispondevano ai nomi di Jabouille, Larrousse, Jaussaud, Pescarolo, Beltoise, Jarrier, Depailler, Tambay, Quester, Watson, Brambilla, Merzario, Galli, Serblin, Truffo, De Adamich, Facetti…

Memorabile, in particolare, fu l’impresa compiuta nel 1973 proprio al Mugello, quando, al volante di una Lola-BMW, costretto a partire dall’ultima fila per problemi in prova, Turizio sorpassò tutti nel primo giro e s’insediò al comando davanti a piloti che rispondevano ai nomi di Jabouille, Depailler e Larrousse!

“Gli amici ai box mi dissero poi che lo speaker, con voce concitata, continuava a urlare che ero in testa suscitando lo stupore del pubblico e della gente ai box. Presi 150 metri di vantaggio, e pregustavo l’impresa, ma fui tradito dalla frizione e dovetti ritirarmi” racconta oggi il veterano, con un pizzico di nostalgia.

Incoraggiato anche dai tanti successi, sia in pista che nelle cronoscalate, sempre con tempi record, Turizio decise di cimentarsi anche in monoposto, sia pure da privato. E al volante di una March-BMW si cimentò in quella che era all’epoca l’”anticamera” della Formula 1, misurandosi con gente che rispondeva ai nomi di Arnoux, Depailler, Jabouille, Laffite, Tambay, Price, Watson, Purley, Petterson, e con i migliori italiani del momento, i vari Flammini, Truffo, Serblin, Martini, Leoni, Colombo, Francia, Brambilla, Merzario…

Arrivò a un passo dalla Formula 1, il gentleman driver napoletano, ma il sogno svanì. Avvenne nel 1977, quando lo sponsor Lloyd Centauro, d’intesa con il finanziere Franco Ambrosio, rinunciò all’ultimo momento a concludere la trattativa con la Shadow per assegnare a Turizio la monoposto che poi sarebbe andata a Riccardo Patrese.

Fu quello l’ultimo atto della prima parte d’una carriera ricca di soddisfazioni, ma senza sbocchi nel professionismo. “Perciò – racconta oggi Turizio – decisi di abbandonare le corse in auto e di dedicarmi alla vela, altra mia grande passione”. Anche in questo caso tanti successi nelle regate d’altura e ricordi indelebili, come la vittoria, nel 1985 e nel 1986, del campionato italiano Classe IOR o la partecipazione all’Admiral’s Cup, primo italiano con una squadra ufficiale italiana.

Con il tempo, però, il vecchio amore s’è ripresentato con tutto il suo fascino. E il maturo ex pilota s’è deciso a tornare in pista, nelle categorie più svariate. Negli anni 90 del secolo scorso, prima il monomarca Mini, poi quello disputato con le spider MG (vinto alla grande), e poi il gran salto nei campionati riservati alle categorie più importanti delle auto storiche: Formula 2 (con la vecchia March ripristinata dopo essere rimasta per anni appesa a una parete, come un pezzo d’antiquariato) e Formula 1, con una Hesketh ex Keegan (quella con i colori della sponsorizzazione Penthouse), acquistata in Inghilterra e diventata protagonista, con Turizio al volante, di memorabili imprese sui circuiti più blasonati del mondo.

Nel GP storico di Montecarlo del 2012 l’irriducibile gentleman driver napoletano sfiorò il podio, alla già veneranda età di 71 anni: era secondo, in rimonta, ma un “lungo” a Santa Devota lo costrinse al ritiro. Fregato dal bagnato e dalla voglia di strafare. Andò meglio, molto meglio, con la March storica di Formula 2, al volante della quale ottenne pole position, vittorie e record sul giro in Gara 1 e Gara 2 della Coppa Intereuropa disputata a Monza a giugno del 2016. “Ero l’unico italiano in gara, avevo già 74 anni, e misi dietro tutti in entrambe le gare” racconta ancora oggi Turizio, con malcelata nostalgia, mostrando la foto del podio con due inglesi sul secondo e terzo gradino del podio.

“Ma il mio sogno – confessa il maturo gentleman driver napoletano – era dividere il volante con mio figlio Francesco, partecipando insieme a gare di auto storiche, sia pure di categorie inferiori. E così prima abbiamo rimesso in pista la 128 Coupé che mi aveva accompagnato, con Pino Trivellato, nella vittoria del campionato italiano Turismo nel 1972, e poi abbiamo allestito una rara X1/9 Dallara, con la quale abbiamo dimostrato di poter insidiare auto molto più potenti, come le Porsche, ma non siamo riusciti a risolvere problemi di affidabilità”.

Tagliato il traguardo degli 80 anni, Cosimo Turizio si era dunque deciso a mollare di nuovo tutto, lasciando il figlio Francesco libero di scegliersi la categoria più idonea per far valere le sue indubbie qualità. Preso da impegni di lavoro (gestisce l’Auto Rally fondata dal padre, concessionaria dei marchi Jaguar, Land Rover, Volvo, Mazda e MG) Francesco non ha gareggiato con continuità, ma ora ha avviato un programma con la TM Racing di Tony Maione (l’ex scuderia Scuderia Progetto Corse) e pare che ci siano tutte le condizioni per prendersi qualche soddisfazione, come avvenuto proprio nel weekend del Mugello al volante di una Osella PA21 EVO motorizzata Honda 2000.

Turizio junior, infatti, si è classificato 1° di Classe CN2 e 2° assoluto in Gara 1, e terzo in Gara 2, gara nella quale avrebbe guadagnato con ogni probabilità il primo gradino del podio se non fosse stato costretto, dopo aver stabilito la pole position, a partire dai box a spinta per la rottura, in griglia di partenza, del motorino d’avviamento.

“Quanto a me – tiene a dire Turizio senior – dopo questa bella esperienza al Mugello con la piccola Mini conto di fare qualche apparizione ogni tanto, sempre con le storiche, magari dividendo il volante anche con qualche amico del club di cui faccio parte, un sodalizio di vecchi appassionati che a dire il vero si dividono tra i piaceri della tavola e i piaceri della pista… Dilettanti allo stato puro, in gran parte reduci dalla magnifica esperienza del Casco Azzurro, sodalizio nato con l’ambizione di riportare in auge l’automobilismo a Napoli, fino agli anni 60 sede di un Gran Premio di Formula 1, e purtroppo svanito nel nulla per motivi che ignoro. Mi rimane solo il ricordo del premio Casco Azzurro alla carriera assegnatomi dal presidente e fondatore Paolo Scudieri e da Corrado Ferlaino”.

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lunedì 12 maggio 2025 - Ultimo aggiornamento: 20:08 | © RIPRODUZIONE RISERVATA