Qual è la reale perdita, per ogni Gran Premio non disputato quest'anno nel Mondiale F1, di un team? Franz Tost, al comando della Alpha Tauri, la ex Toro Rosso, l'ha quantificato in una cifra che può variare dai due milioni di euro al milione e mezzo. "Se partiremo in luglio come sembra, ci ritroveremo con un occhio nero. Altrimenti le cose diventeranno parecchio critiche. Non avere introiti sarebbe un disastro", ha commentato il manager austriaco della squadra con base a Faenza. Cifre importanti. A oggi, il calendario della F1 non ha subìto la cancellazione di almeno otto appuntamenti, il conto è presto fatto.
Il discorso vale un po' per tutti anche se i top team hanno le spalle più grosse. Chi si augura che le gare riprendano al più presto è, per esempio, la Williams che pur avendo ricevuto un introito da Michael Latifi, padre di Nicholas, di 60 milioni, ha un bisogno assoluto di accendere i motori: "Siamo fra i pochi veri team indipendenti rimasti, non abbiamo il sostegno di cui dispone la maggioranza dei nostri avversari. Per noi correre quest'anno è fondamentale", ha ribadito Claire Williams che dirige la squadra di famiglia. Questa è la realtà della situazione a cui non sfuggono Racing Point, Alfa Romeo, Haas, McLaren e anche Renault, in crisi anche per il crollo del mercato delle auto stradali. Ecco quindi che suonano parecchio stonate le parole dell'ex patron della F1 Bernie Ecclestone, il quale ha recentemente dichiarato che il campionato 2020 andrebbe cancellato. Se così fosse, la F1 sarebbe a serio rischio di fallimento, compresa Liberty Media che la gestisce. Ma forse è quello che Ecclestone vuole in quanto non ha mai digerito, pur avendo ceduto il pacchetto F1 agli americani a una cifra iperbolica di 8 miliardi di dollari avendone ricavato un tornaconto personale di una trentina di milioni di dollari, di essere stato messo da parte.
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