
Capelli, ex pilota di F1, spiega l'impegno di Sky nel Mondiale 2025: «Con Hamilton alla Ferrari abbiamo alzato l'asticella»

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Lui è Ivan Capelli, 61 anni, ex pilota di F1 con 98 presenze e 93 Gran Premi disputati tra il 1985 e il 1993. Tre podi con la Leyton House progettata da Adrian Newey, due volte secondo e un terzo posto nel periodo 1988-1990. Una stagione, quella del 1992 non fortunata, trascorsa al volante della Ferrari. Capelli è oggi una delle punte della squadra di Sky Sports F1 che seguirà il lungo Mondiale F1 2025, con 24 gare in calendario. Una stagione che si annuncia stellare, illuminata dalla presenza della stella Lewis Hamilton con la Ferrari e di un campionato che sarà quanto mai competitivo e incerto.
Ivan, cosa ci dobbiamo aspettare da Sky per questo Mondiale F1?
“Abbiamo alzato l’asticella. Con il team al completo saremo presenti in tutte le gare europee (Carlo Vanzini, Marc Gené, Mara Sangiorgi, Roberto Chinchero, Ivan Capelli, Matteo Bobbi, Davide Camicioli, Vicky Piria, ndr), un notevole passo in avanti perché si è percepita l’importanza di questa stagione. C’è nell’aria la sensazione che la Ferrari possa fare un cambio di marcia, poi la presenza di Hamilton nel team di Maranello è motivo di grande interesse. Tutto il team di Sky sarà presente pure in Bahrain, che è il quarto appuntamento, e nella tappa finale di Abu Dhabi. Per quel che mi riguarda, sarò in pista anche in Canada e in Brasile, ci sarà una rotazione tra di noi in tal senso”.
Qual è il tuo ruolo?
“Come nel 2024 commenterò le prove libere, il pre e post qualifica, le gare, e farò parte di Race Anatomy, la rubrica del dopo Gran Premio, anche quando sarò sulle piste”.
Il tuo ingresso in Sky Sports F1 è datato 2024. Come si è creato il rapporto con loro?
“Tutto è nato in maniera casuale. Ero andato per conto mio ad assistere al GP di Monaco del 2023 ed ho incontrato nel paddock Vanzini, il quale mi ha invitato in cabina per il turno libero del sabato mattina. Ho accettato di buon grado e da lì si è scatenata una ondata positiva di commenti da parte dei telespettatori. Questo ha suscitato interesse da parte di Sky, per l’apporto che potevo dare loro, e alla fine ci siamo trovati”.
Curiosamente su Sky era già circolato il bel documentario Natural Born Driver che racconta la tua carriera.
“Grazie a una conoscenza che avevo in Sky Documentaries, nel 2022 è nato quel progetto in quanto avevo ritrovato filmati delle mie prime gare in kart. Mio padre era un documentarista della RAI all’epoca, ed aveva conservato queste pellicole ineguagliabili. Lui mi faceva da meccanico e una troupe dei suoi collaboratori con una 16 millimetri mi riprendeva. Poi, Sky mi ha aiutato a creare questo documentario sulla mia carriera, ho trovato i finanziamenti necessari, superato la parte onerosa dei diritti televisivi della FOM e alla fine tutto è andato per il verso giusto. Penso sia una bella storia, un film di poco più di 60 minuti che racconta com’era il mondo delle corse in quel periodo”.
Tra i tanti piloti italiani che hanno corso in F1 negli anni Ottanta e Novanta, sei l’unico che si è costruito una carriera giornalistica televisiva, sullo stile di molti tuoi ex colleghi inglesi. Ti è sempre piaciuto questo aspetto?
“Sì è sempre stata una mia prerogativa voler raccontare l’essere pilota, le gare, le sensazioni, e tutto quello che comporta. Ricordo che nel 1983, quando correvo in Formula 3, per conto della BMW in giornate chiamate BMW Fascination, provavo alcune vetture in presenza dei clienti. Nei tempi morti, utilizzavo i disegni di Giorgio Piola, grande giornalista ingegnere che spiegava la tecnica delle vetture di F1, creavo una sorta di anfiteatro e ai presenti spiegavo delle storie relative alla F1. Mi sono sempre sentito bene in questo ruolo di divulgatore”.
E l’inizio del ruolo di commentatore televisivo come è avvenuto?
“Era il 1997, non correvo più in F1 da qualche anno, ma per la Nissan nel Superturismo. Per quella stagione però, decisero che avrebbero preso soltanto piloti tedeschi e di fatto rimasi a piedi. Il giornalista Oscar Orefici, all’epoca a Tele+ (antesignana di Sky, ndr) mi chiese di raggiungerlo a Segrate, dove c’era la loro sede. Mi fecero un provino di 20 minuti con l’allora commentatore della F1 Paolo Leopizzi su una gara già disputata, andò bene, e di conseguenza iniziai questa avventura. Per il 1998 mi chiamò la RAI per affiancare Gianpaolo Mazzoni e sono rimasto con loro fino al 2017, l’ultimo anno in cui la RAI ha avuto i diritti per la F1. Nel 2018 ho lavorato per TV8 in una trasmissione dedicata ai Gran Premi e infine sono tornato lo scorso anno con Sky. In tutto questo sono stato anche il doppiatore del personaggio di Darrel Cartrip nei tre film Cars della Disney”.
Parliamo di F1 allora. L’arrivo di Hamilton alla Ferrari ha acceso un entusiasmo incredibile, come Maradona al Napoli, CR7 alla Juventus o, per rimanere in tema, Schumacher a Maranello…
“C’è una grande euforia, che mi ricorda proprio la felicità che c’era stata per Schumacher quando è arrivato in Ferrari. Ritengo che Hamilton rappresenti l’anello mancante per allineare alla perfezione i pianeti. Tutto sembra perfetto ora in Ferrari, con Leclerc che è velocissimo e di casa in Ferrari essendovi da sette anni, Vasseur che ha portato un’aria nuova ed ora Lewis. Direi che dal punto di vista commerciale, con Hamilton la Ferrari ha già vinto. Nessuno parla più degli altri, Verstappen sembra che non abbia neanche vinto un mondiale”.
A proposito di Verstappen, quattro mondiali vinti, ma è forse il campione meno amato, Olanda a parte, della storia della F1…
“Max non ha mai trasmesso il piacere di vincere, che fosse una gara o un mondiale. Solo quando sapeva di aver conquistato un Gran Premio con una vettura inferiore rispetto alla concorrenza, si è lasciato andare perché consapevole di aver fatto lui la differenza, ma poca roba comunque. Non parla molto… se non per radio col proprio team. Ha una forte personalità, conta solo la vittoria e ogni mezzo per lui è lecito per ottenerla”.
Conosci bene Newey, avendo guidato le sue Leyton House. Perché non è venuto in Ferrari nonostante gli si presentasse una grande e accattivante sfida con Lewis Hamilton e Charles Leclerc, un progetto in crescita, preferendo una Aston Martin con un pilota come Lance Stroll certo non entusiasmante e un Fernando Alonso che va per i 44 anni?
“Penso che Newey volesse portare con sé a Maranello alcune persone fidate e questo è stato uno dei limiti per entrare in Ferrari. Poi, la moglie non era favorevole a lasciare la loro vita tranquilla, il loro quotidiano in Gran Bretagna per trasferirsi in Italia. Va anche detto che la sua presenza in Red Bull negli ultimi anni era molto limitata, Newey aveva tempo libero, e quindi alla fine ha scelto la Aston Martin, vicino a casa e dove già conosce alcuni tecnici che avevano lasciato la Red Bull per il team di Lawrence Stroll”.