Clay Regazzoni sulla Ferrari 312 T4

F1, a Monza ricordando Clay Regazzoni. Il 5 settembre avrebbe compiuto ottant’anni

di Franco Carmignani
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MONZA - Giornate ricche di manifestazioni, come il grande show Ferrari in piazza Duomo a Milano, queste che precedono la novantesima edizione del Gran Premio d’Italia, e di ricorrenze tipo la doppietta delle 312 T4 di Maranello il 9 settembre 1979 con Jody Scheckter e Gilles Villeneuve che valse al pilota sudafricano il titolo mondiale. Sul podio quel giorno anche Clay Regazzoni che il 5 settembre avrebbe compiuto ottant’anni. Il “Tempio della Velocità” era la pista preferita del pilota ticinese, al pari del Nürburgring, il circuito dei maestri. A Monza nel 1970 Clay vinse il suo primo Gran Premio con la Ferrari 312B, con la quale aveva debuttato in Olanda meno di tre mesi prima, per poi replicare nel 1975 nel giorno in cui Niki Lauda, terzo a più di venti secondi dal ticinese conquistando il primo dei suoi tre titoli mondiali. Fu un grande giorno per la tifoseria ferrarista che, pur felice per la conquista di Niki nove anni dopo il mondiale di John Surtees, portò in trionfo il beniamino Clay. Regazzoni, senza nulla togliere a Lauda, perfetto in ogni circostanza e bravissimo nell’assettare la macchina, era il pilota di cuore capace di coinvolgere la gente, anche fuori dalle piste con quello sguardo che faceva sciogliere le ammiratrici, al pari del famoso ballo con Raffaella Carrà.


Venne via dalla Ferrari a fine 1976 lasciando il posto al tenebroso Carlos Reutemann che era stato frettolosamente ingaggiato per sostituire Lauda che invece si presentò ancora debilitato a Monza quaranta giorni dopo l’incidente del Nürbugring. Ci vorranno però almeno un paio d’anni perché i tifosi ferraristi scoprano un nuovo idolo in Gilles Villeneuve. “Baffo” intanto è approdato al volante dell’emergente Williams che porta in F1 i primi capitali arabi e il 14 luglio 1979 regala alla scuderia inglese il primo successo sulla pista di casa a Silverstone. Ma la F1 spesso non paga e a fine stagione è ancora una volta Reutemann, alla perenne ricerca della macchina vincente, a soffiare il posto a “Baffo”. La storia come noto ha un finale triste scritto da quell’incredibile incidente a Long Beach dove alla guida della modesta Ensign Clay va a sbattere contro la Brabham di Ricardo Zunino, uno dei tanti “ragazzi con la valigia” che si compravano il volante con i soldi di papà, colpevolmente lasciata in posizione pericolosa dopo il ritiro. E’ dura, molto dura per un uomo così vitale, ma Clay accetterà la nuova condizione e anzi si prodigherà per le persone costrette come lui in carrozzina. Correrà ancora, per esempio con i camion alla Parigi-Dakar e più avanti con una Ford Mustang tra le auto storiche.

L’incidente che ce l’ha portato via a metà dicembre 2006 ha lasciato un grande vuoto e la F1 si scoperta più povera…

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Mercoledì 4 Settembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 05-09-2019 15:44 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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