La prova di un Pit Boost

FE, il PitBoost una "innovazione contro lo scetticisimo": «Sei anni fa cambiavamo ancora la macchina», ricorda Da Costa (Porsche)

di Mattia Eccheli
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JEDDAH – Il PitBoost più ancora della pista (inedita per il mondiale elettrico) e delle temperature (elevate, anche se non come in Brasile la scorsa primavera). Il grande punto di domanda dell'ePrix numero 3 della stagione 11 della Formula E è il nuovo sistema di ricarica ultrarapido che debutta nella gara notturna di Jeddah (poco dopo le 18 italiane), sul Croniche Circuit sul mare costruito per la Formula 1. «Moltiplica gli scenari – sintetizza Tommaso Volpe, il Team Principal di Nissan – Immagino che tutti quelli che sono qui abbiano provato ad anticipare le varie situazioni». «Questo è un tracciato veloce per le monoposto di Formula 1 e lo sarà anche per quelle di Formula E – conclude il manager italiano – e vedremo anche grandi differenze con e senza l'Attack Mode attivato».

Per il numero uno della Jaguar Tcs James Barclay, il “segreto” è «preparazione, preparazione e ancora preparazione»: «Il nostro approccio - sorride – è uguale a quello di tutti gli altri. I dettagli a cui prestare attenzione sono tanti, incluso quello su dove fermare la macchina. In ogni caso sarà intrigante perché il PitBoost è un elemento che porta ancora più strategia e tutti abbiamo da imparare». Roger Griffiths, il capo della scuderia Andretti che impiega i bolidi elettrici della Porsche, parla bene dell'elvetico Nico Müller (“sponsorizzato” dalla stessa casa tedesca) definito estremamente professionale e con un carattere molto amichevole, ma evita di sbilanciarsi sul PitBoost.

«Puoi avere la miglior strategia, ma conosciamo la Formula E e si sa che può succedere di tutto – avverte Griffiths – Anche se hai fatto le cose perfette poi accade qualcosa e quest'anno con la combinazione tra un vero Attack Mode, tra la trazione integrale e le nuove gomme ancora di più». Antonio Felix da Costa, uno dei due iridati del mondiale elettrico sotto contratto con la Tag Heuer Porsche (l'altro è il campione in carica Pascal Wehrlein) scherza sul PitBoost: «...Quando dovevamo saltare da una macchina all'altra le mie ginocchia soffrivano, ma la novità indica proprio la direzione imboccata dal campionato, che è così giovane, ma che è già cambiato così tanto. Appena sei anni fa cambiavamo la monoposto e non potevamo finire la gara con la stessa batteria – insiste – È una innovazione contro lo scetticisimo, perché ci sono automobilisti che non vogliono comprare un'auto elettrica perché temono di dover trascorrere ore alla colonnina di ricarica per il rifornimento, mentre qui ci stiamo per mezzo minuto. Speriamo solo che qualcuno non debba rimetterci la gara perché qualcosa non funziona».

In Arabia Saudita si corre tradizionalmente in notturna: «Notte? Qui è talmente bene illuminato che non cambierò nemmeno il visore del casco. Diverso è guidare a Le Mans, dove la sola luce è quella dei fari della macchina», conclude. Stoffel Vandoorne (Maserati) arruva da due piazzamenti nella Top 10, ma avverte: «Non abbiamo raggiunto ancora niente». Circa la pista e la gara è sicuro: «Il tracciato è interessante, anche se differente rispetto a quelli cittadini e credo che gara 1 e gara 2 (quando il PitBoost non verrà impiegato, ndr) saranno molto diverse tra loro». In entrambi gli ePrix i giri da percorrere sulla pista da 3.001 metri di lunghezza saranno 31.

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Venerdì 14 Febbraio 2025 - Ultimo aggiornamento: 18:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA