Kimi Raikkonen sul podio a Monza

Ferrari, vietato sbagliare a Singapore ma serve Raikkonen. Il finlandese dovrà aiutare Vettel
togliendo punti a Hamilton

di Giorgio Ursicino
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MONZA - Ancora una volta si riparte da Monza senza brindare e con la strada parecchio in salita. Nulla è perduto, ci mancherebbe, ma ora è veramente vietato sbagliare. Anche perché dall’altra parte della barricata c’è un Hamilton così spaziale da fare invidia: dal Gran Premio di Spagna del 2016 non ha preso punti in sole due gare, ad Austin ‘16 e quest’anno in Austria, entrambe le volte per problemi meccanici.

In più la nazionale tedesca può contare su un Bottas diventato perfetto gregario. «Il podio va bene, ma il mio primo compito era rallentare Kimi...», ha spiegato con grande franchezza Valtteri subito dopo il traguardo. Una tattica che forse non è nemmeno servita poiché Raikkonen era già a disagio con le gomme quando è arrivato nella scia del connazionale, ma che Bottas ha interpretato magnificamente: è rimasto in pista per due terzi di gara con le supersoft e quando la Rossa si è avvicinata ha tenuto la posizione senza però fare nemmeno la minima scorrettezza. Quello che a Monza non ha fatto Kimi puntando forse ad un successo che gli manca da oltre cento gran premi.

Ora la situazione si è fatta impegnativa e dovrà essere proprio Raikkonen a togliere qualche punto a Lewis per facilitare la rimonta di Sebastian. Il ritardo di Maranello da Stoccarda nella classifica Costruttori è salito a 25 punti (415 a 390), mentre quello del britannico nel confronti del tedesco è arrivato a 30 lunghezze (256 a 226). Singapore fra 15 giorni è il territorio di caccia ideale per prendersi la rivincita, ma bisognerà tener ben presente quanto accaduto l’anno scorso con la collisione suicida fra le due Ferrari.

Per il 2019 Raikkonen non sembra più così solido, a prescindere da quanto avvenuto a Monza. Prende quota la candidatura Leclerc che è giovane e sta facendo bene all’Alfa Romeo, ma la soluzione potrebbe ulteriormente destabilizzare Vettel ancora “scioccato” da quanto avvenne nel 2014 con l’arrivo in Red Bull del rampante Ricciardo al posto del “senatore” Webber.

In questo weekend nel paddock tanto è mancato Sergio Marchionne che aveva in mente di trasformare la F1 in un enclave tricolore, con la Ferrari a svettare e l’Alfa e la Maserati a lucidare l’immagine di Fca. La speranza di tutti i tifosi italiani è che il progetto vada avanti e ieri ci sono state presenze rassicuranti in questa direzione. Ai box, infatti, oltre a John Elkann che è presidente di Ferrari e di Fca, nonché rappresentante dell’azionista di riferimento di entrambe le società, c’era anche Michael Manley, il top manager britannico che dal 21 luglio è il nuovo ceo di Fiat Chrysler. I due si sono intrattenuti a lungo sia nel motorhome dell’Alfa Romeo che in quello della Ferrari. Sarà il nipote dell’avvocato Agnelli ha decidere il ruolo di tutti i motori tricolori in Formula 1, ma se Manley avrà modo e tempo di appassionarsi al motorsport quanto ha fatto con Jeep portandola a risultati straordinari, per gli appassionati del Belpaese c’è da ben sperare.
 

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Martedì 4 Settembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 05-09-2018 19:28 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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