La crisi in F1 sembra essere passata e i 10 team presenti non vogliono vendere. Vediamo perché

La crisi in F1 sembra essere passata e i 10 team presenti non vogliono vendere. Vediamo perché

di Massimo Costa
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La paura sembra essere alle spalle. La F1 gode di buona salute e dopo un 2020 che aveva terrorizzato tutti quanti, tra Liberty Media e squadre, le cose si sono rimesse nella giusta carreggiata, complice anche la incredibile stagione agonistica 2021. E proprio i team, che parevano l'anello debole della catena, soprattutto quelli che occupano stabilmente la zona della bassa classifica, guardano al futuro con maggiore ottimismo. Zak Brown, l'uomo che ha condotto la risalita della McLaren fino al ritorno alla vittoria nell'ultimo Gran Premio d'Italia, dopo quasi 9 anni a secco, e che prima di rilevare il team inglese era considerato uno dei migliori venditori di pubblicità nel paddock F1, non ha dubbi. "Credo che la salute dei team non sia mai stata così forte. In F1, di volta in volta ci sono state due o tre scuderie in difficoltà, mentre ora ce ne sono dieci ben finanziate, da soggetti o gruppi di investimento altamente credibili".

Il boss McLaren ha raccontato: "Ricevo telefonate quotidiane da gruppi importanti, realmente interessati a comprare un team di Formula 1, ma non ce ne sono disponibili. Questo è diventato un mercato per venditori, e nessuno vuole cedere. Credo che la salute commerciale del campionato sia fantastica". Una delle squadre che apparivano in maggiore difficoltà negli ultimi mesi era la Sauber Alfa Romeo. A ottobre, un passaggio di proprietà pareva molto vicino: Michael Andretti stava per rilevare tale team, ma la firma è saltata in extremis per divergenze di vedute. Secondo le voci, l'attuale patron Finn Rausing aveva fissato il prezzo a 350 milioni di euro. Nell'estate 2020, invece, il fondo Dorilton Capital ha assunto il controllo della Williams per circa 150 milioni quando in quel momento la squadra era ultima e quest'anno ha chiuso il Mondiale costruttori davanti ad Alfa Romeo e Haas. Un bel passo in avanti.

Se Brown dice il vero, questa "salute" generale sarebbe in gran parte merito di Liberty Media, specialmente con la svolta del budget cap che renderà sostenibile l'attività delle squadre, per non dire profittevole. Ma almeno due figure restano desiderose di entrare in gioco: lo stesso Andretti e Dmitry Mazepin, padre del pilota Nikita, che in Haas ha portato il suo pacchetto di sponsor. "È un peccato che non abbia funzionato, ma non mollo. Teniamo gli occhi aperti, andremo sempre in cerca di un'opportunità", aveva commentato Andretti dopo il mancato accordo per rilevare la Sauber. Mazepin nel 2018 fu invece in corsa per prendersi la Force India, battuto però da un altro papà facoltoso, Lawrence Stroll, che l'ha trasformata in Racing Point e poi in Aston Martin. Ma l'imprenditore russo ha la stessa visione di Andretti: "C'è stato un tentativo di acquisto non andato a buon fine, ma non abbandoniamo la questione. Abbiamo piani a lungo termine, vogliamo espanderci. Abbiamo il team Hitech in F2, F3 e F4, il coronamento sarebbe possedere una scuderia in Formula 1".

Di creare realtà da zero, invece, non si parla quasi più. Il progetto Panthera sembra evaporato e anche il gruppo Volkswagen, con Audi o Porsche, se entrerà lo farà nel 2026 e solo da motorista. Peccato, perché uno schieramento con 22 o 24 macchine darebbe anche più sbocchi ai giovani talenti. Un grosso ostacolo è la tassa una tantum inserita nel Patto della Concordia: 200 milioni che Liberty verserebbe poi ai team avversari, così da bilanciare la futura spartizione dei ricavi in fette più piccole. Sulla carta un paradosso, perché si rafforzano i concorrenti. Ma nei mesi scorsi il presidente Stefano Domenicali aveva aperto all'idea di rimuovere questo requisito.

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Lunedì 27 Dicembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 28-12-2021 11:39 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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