Nella foto, Horner e Marko

E' ufficiale: la Porsche non sarà partner motoristico della Red Bull, che si costruirà in casa le proprie power unit

di Massimo Costa
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Ora è ufficiale. La Porsche, come avevamo anticipato nei giorni scorsi, non sarà partner della Red Bull nel Mondiale, partnership che avrebbe riportato in F1 il costruttore tedesco nelle vesti di motorista a partire dal 2026. È saltato tutto e per la Formula 1 non è una buona notizia. Con un breve comunicato diffuso questa mattina, è stata la Casa tedesca a confermare la rottura, affermando che "le due aziende sono arrivate alla comune conclusione che il dialogo non può proseguire". Nell'ultima settimana le voci di un punto morto nella trattativa si erano fatte sempre più insistenti, e le parole di Christian Horner ed Helmut Marko, rispettivamente team principal e consulente Red Bull, facevano ormai intendere che la rottura fosse nell'aria.

"La premessa", ha spiegato Porsche, "è sempre stata quella di una partnership su basi equivalenti, che non avrebbe incluso solo la collaborazione motoristica, ma anche la squadra. Non è stato possibile raggiungerla". Un passaggio, questo, che conferma come il piano desiderato dal costruttore di Stoccarda fosse quello di acquistare il 50 per cento della scuderia anglo-austriaca, almeno inizialmente benedetto dal patron Dietrich Mateschitz. Erano già pronti i documenti, con i piani svelati attraverso il Consiglio per la Concorrenza del Marocco, ma nell'attesa che venissero approvati i futuri regolamenti tecnici sono cresciuti i dubbi sul fronte dei componenti del team Red Bull, che temeva di perdere la propria indipendenza gestionale. A quei termini, Porsche avrebbe avuto del resto pari potere e il diritto di mettere al comando anche proprie figure.

Fedele alla propria filosofia, che comunque ad oggi sta dando grandissimi risultati in pista, Red Bull rinuncia a un investimento colossale e andrà avanti da sola nella realizzazione del suo V6 turbo-ibrido. Un progetto possibile dopo aver allestito un reparto dedicato (Red Bull Powertrains) presso il quartier generale di Milton Keynes, con uno staff già salito a circa 300 ingegneri, tra cui nomi di rilievo strappato alla rivale Mercedes. Porsche avrebbe dovuto occuparsi della parte elettrica, per la quale non dovrebbe essere comunque troppo complicato trovare fornitori esterni, mentre presso il banco prova di AVL, qualche settimana fa, Red Bull ha già effettuato la prima accensione del motore termico.

Porsche, dal canto suo, ha ribadito: "Con i regolamenti definiti, la F1 rimane un contesto attraente, che continuerà a essere monitorato". Parole che non escludono quindi la ricerca di un legame con un altro team (si sono ipotizzate McLaren o Williams), mentre Audi, sempre inserita del gruppo Volkswagen, produrrà la sua power unit in Germania ed è pronta a rilevare la maggioranza della Sauber. Di sicuro, al di là delle motivazioni dietro all'accordo mancato con Red Bull, sarebbe un peccato per la F1 non riuscire ad avere una realtà del calibro di Porsche al via: non è certo un treno che passa tutti i giorni e forse potrà essere ancora preso, in qualche modo. Anche perché le regole 2026, in primis eliminando la MGU-H, sono state concepite proprio per venire incontro ai desideri del gruppo Volkswagen, e ad oggi risulterebbero efficaci a metà nell'aver attirato nuovi motoristi.

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Venerdì 9 Settembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 15:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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