
Suzuki lascia, quanti trionfi in 60 anni di MotoGP. Con Lucchinelli e Uncini i titoli 500cc, l’ultimo trionfo di Mir nel 2020

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Sedici titoli vinti (il primo nel 1962 nella neonata classe 50cc, l’ultimo nel 2020, con lo spagnolo Joan Mir in MotoGP), due dei quali con piloti italiani alla guida, Marco Lucchinelli e Franco Uncini, trionfatori nel 1981 e ‘82 nella categoria 500cc. È una storia gloriosa quella della casa giapponese nel mondiale di velocità, che si interromperà alla fine della stagione 2022, lasciando un vuoto difficile da colmare in termini di prestigio e che si aggiunge a quello aperto dal ritiro della Kawasaki nel 2008. «Purtroppo l’attuale situazione economica e la necessità di concentrare i propri sforzi sui grandi cambiamenti che il mondo automotive sta affrontando in questi anni - afferma una nota del marchio di Hamamatsu - stanno costringendo Suzuki a spostare costi e risorse umane per sviluppare nuove tecnologie».
Suzuki aveva già rinunciato alle gare alla fine del 2011, per poi farvi ritorno nel 2015, con la GSX-RR. Nel 2020, in piena pandemia, ha vinto il titolo piloti con Mir, oltre a quello di miglior team, grazie alle doti manageriali di Davide Brivio. Il titolo costruttori, invece, gli sfugge nell’era moderna, avendo vinto i suoi sette mondiali nella precedente classe regina 500cc dal 1976 al 1982. Nel format attuale, 24 motociclette sono iscritte in MotoGP. Otto Ducati (due nella scuderia ufficiale e 6 nei team «satellite»), quattro Yamaha, Honda e KTM (due moto ufficiali e due satelliti ciascuna) e due moto ufficiali Aprilia e Suzuki (guidate da Mir e dall’altro spagnolo Alex Rins). Dorna Sports, la società che promuove il motomondiale, la scorsa settimana ha fatto sapere di avere già individuato potenziali sostituti pronti per entrare sulla griglia nel 2023. Prima del Gran Premio di Francia di questo fine settimana Rins e Mir sono quarto e sesto nella classifica del campionato. Entrambi hanno il contratto in scadenza a fine stagione.
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