Brindisi tra il neocampione della Formula E il francese Jean-Eric Vergne ed il numero uno del campionato a batterie Alejandro Agag

Vergne, Wec e vetture elettriche: per la Formula 1 è un rimpianto

di Alberto Sabbatini
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ROMA - La vendetta è un piatto che si consuma freddo. E Jean Eric Vergne ha aspettato quattro lunghi anni per prendersi la sua rivincita contro una parte del mondo del motorsport che l‘aveva emarginato. A 28 anni, questo francese dai lunghi capelli biondi e dall’aria scanzonata, che ha l’aspetto di un surfista californiano in vacanza, è diventato il nuovo campione di Formula E. Ma pochi sanno che se le cose avessero girato diversamente quattro anni fa, oggi Vergne avrebbe potuto essere sulla Red Bull Formula 1 o addirittura sulla Ferrari F1 al fianco di Vettel. Vergne ha in comune con il grande Michael Schumacher il fatto di essere nato e cresciuto in una pista di kart, che suo padre gestiva alle porte di Parigi.
 

 

Per cui a 4 anni già imparava i rudimenti della guida. A soli 18 anni, Vergne era già considerato la miglior speranza dell’automobilismo francese. Poi però la sua carriera, nel bene e nel male, è stata condizionata dalla Red Bull. Che una dozzina di anni fa aveva creato un programma per far crescere giovani piloti nelle corse finanziando loro la carriera nelle categorie minori. Hanno cominciato tutti così i piloti Red Bull: da Vettel, a Ricciardo, a Buemi, a Verstappen. Compreso anche Jean Eric Vergne. Accompagnati per mano dalle categorie minori fino alla Formula 1. Dietro questa scelta Red Bull però non c’era soltanto mecenatismo, ma anche ragioni commerciali e di immagine.

Per cui la Red Bull ha sempre avuto fretta di risultati: ha allevato una pletora di campioncini portandoli in F1 sia sulla monoposto ufficiale che sulla Toro Rosso, ma poi non ha mai avuto la pazienza di aspettare la loro maturazione. Se nel giro di due anni i ragazzini non producevano i risultati sperati, venivano scartati e sostituiti dai successivi. Per pochi che trovavano la strada del successo, come Vettel, Ricciardo e Verstappen, tanti sono stati bruciati in età ancora giovanile. Come lo spagnolo Alguersuari, lo svizzero Buemi, l’americano Speed, il portoghese Da Costa. Tutti stritolati dal sistema che doveva produrre campioni in serie ad ogni costo. Fra loro anche Jean Eric Vergne. Che è stato messo sulla Toro Rosso a 21 anni e appiedato a 24, dopo 58 Gran Premi in F1 e un sesto posto come miglior risultato. Eppure ancora oggi gli esperti ritengono che all’epoca Vergne fosse veloce quanto e più di Ricciardo, anche se poi fu l’australiano a guadagnarsi la promozione in Red Bull e il francese a venire appiedato.

Vergne aveva anche avuto una chance in Ferrari. Nel 2015 era stato scelto da Maranello come collaudatore per aiutare Vettel al simulatore. Ma la parentesi ferrarista di Vergne è durata un anno appena. Il richiamo delle corse è stato più forte e si è fatto conquistare dalla Formula E con cui ha ottenuto la pole al debutto, in Uruguay nel 2016. Quest’anno oltre alle quattro vittorie e altrettante pole, si è distinto per la costanza nei piazzamenti: è sempre andato a punti. Vergne stesso oggi dice che se avesse avuto a 22 anni la continuità che possiede oggi, dalla F1 non sarebbe mai sceso.
 

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Sabato 28 Luglio 2018 - Ultimo aggiornamento: 30-07-2018 18:44 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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