NAPOLI - Se ne è andato con Conchita ancora negli occhi. Ruggiero Di Luggo, il papà della barca in vetroresina, si è spento all’età di 94 anni. Un uomo, un napoletano, che ha saputo trasformare in realtà il suo sogno e che, fino all’ultimo, è rimasto legato al suo barchino di 3,60 metri, il primo realizzato senza l’uso del legno. Le barche in vetroresina oggi sono la stragrande maggioranza. Eppure tutto iniziò nel suo studio di corso Vittorio Emanuele per poi concretizzarsi nel 1959 nei Cantieri di Baia. Ruggiero Di Luggo, come lui più volte ha detto, vedeva in Conchita la 500 del mare, l’utilitaria, la barca che tutti potevano non più solo desiderare, ma avere. Appena presentata sul mercato - ha raccontato Di Luggo in una delle sue ultime apparizioni in pubblico - arrivarono sessanta ordini che furono tutti soddisfatti nei termini previsti. Erano gli albori del suo marchio di maggiore successo, Fiart, che è l’acronimo di Fabbrica Italiana Applicazioni Resine Termoindurenti.
Il racconto della prima uscita pubblica di Conchita, a cui Di Luggo era molto legato, rivela in pieno il carattere di quest’uomo abituato a lottare e a misurarsi con la realtà ogni giorno. Era il 1961 e non esisteva ancora il Salone di Genova. La fiera della nautica in quegli anni si teneva a Milano. Di Luggo voleva mostrare Conchita al grande pubblico e, aiutato dalla moglie caricò quattro esemplari su un camion. Naturalmente bisognava fare i conti con le possibilità economiche, innanzitutto. Ed ecco che, nonostante uno spazio molto piccolo a disposizione, inventò all’istante la soluzione per far ammirare tutti e quattro i prototipi: due li attaccò al soffitto e le fece scendere in verticale in modo da poter far circolare i visitatori nel piccolo stand.
E così tra cantieri famosi, maestri d’ascia che firmavano contratti milionari, Ruggiero Di Luggo riuscì a le affermare che non c’era solo il legno per andare per mare.
Il messaggio arrivò e eccome. Nel giro di pochi mesi la barchetta di plastica, così dicevano per semplificare, entrò in tutti i cantieri che contavano. “Ma come a Napoli vanno per mare con la plastica?”. Chi ironizzava, chi scherzava, alcuni, però, cominciarono a rizzare le orecchie. E soprattutto molti si chiedevano chi fosse questo giovane napoletano così intraprendente.
La vetroresina aveva caratteristiche straordinarie: meno manutenzione e, soprattutto, la possibilità di replicare gli stampi degli scafi ad una velocità straordinaria rispetto alle costruzioni in legno. Bastavano questi dati per accendere speranze ed entusiasmi. Ci furono tantissimi tentativi, alcuni attuati anche da sigle molto note nel mondo industriale italiano. Ma nessuno riuscì ad andare avanti, Di Luggo era in vantaggio e seppe mettere a frutto le suo conoscenze proprio come il marchio Fiart che in pochi anni riuscì ad affermarsi non solo in Italia diventando un marchio leader del diporto internazionale.
Padre, nonno, bisnonno, Ruggiero di Luggo ha trasmesso a tutta la famiglia la voglia di lottare e di vincere. E non solo alla famiglia. Basti ricordare che l’ Ucina (oggi Confindustria Nautica) gli attribuì il riconoscimento “Pioniere della Nautica”.
Nel suo studio c’è una targa che i suoi dipendenti hanno voluto cesellare per il suo novantesimo compleanno: “Novant’anni fa nasceva un bambino destinato a scrivere la storia di questa azienda. Un bambino che è diventato marito, papà, nonno, bisnonno e presidente encomiabile. Ancora oggi un faro per tutti noi”. Parole che lasciano il segno e sono la conferma di quanto quest’uomo ha saputo costruire e trasmettere a chi gli è stato al fianco.