
Baglietto, svelato il concept Vesta: superyacht di 56 metri progettato con gli americani di Meyer Davis e Gobbi

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La casa come musa ispiratrice, con le sue comodità, il suo calore, la sua capacità di accoglienza. E’ nato così il progetto Vesta 56 annunciato da Baglietto, storico cantiere navale italiano (170 anni di attività nota e apprezzata nel mondo) specializzato nella costruzione di yacht plananti in alluminio di lunghezza compresa tra i 38 e i 50 metri e di mega-yacht dislocanti in acciaio e alluminio di lunghezza superiore ai 40.
Nel nome scelto, Vesta 56, c’è l’essenza del progetto: realizzare uno yacht ispirandosi alla dea romana del focolare e della casa. “La nuova barca – spiega una nota del cantiere - dovrà reinterpretare la vita in mare come un rifugio intimo e personale, uno spazio dove il lusso incontra il senso di appartenenza”.
Tutto ciò condividendo idee e soluzioni con la capacità d’innovazione degli americani di Meyer Davis, studio di design multidisciplinare di fama internazionale, con il quale è stata annunciata una partnership creativa. La collaborazione prevede un concept per la realizzazione degli interni, mentre le linee esterne sono state affidate al noto yacht designer Enrico Gobbi, fondatore dello studio Team for Design con sede a Venezia.
Il concept è stato recentemente svelato a New York, città aperta all’innovazione, centro culturale e creativo, probabilmente il posto migliore per esaltare il connubio tra tradizione e innovazione e fissare un nuovo standard nel design nautico.
Un progetto ambizioso, dunque, che tuttavia sembra tagliato su misura per Baglietto, uno dei nomi più iconici della nautica italiana e internazionale, che con il suo emblematico logo del gabbiano incarna una rara fusione tra innovazione e tradizione, costruendo imbarcazioni avanzate dal punto di vista tecnico, ma dal design senza tempo.
“Vesta 56 rappresenta bene la nostra filosofia - afferma Fabio Ermetto, CCO di Baglietto -. Con le eleganti linee esterne di Enrico Gobbi e la visione fresca e sofisticata di Meyer Davis, abbiamo creato qualcosa degno di nota, un’esperienza che parla di bellezza, innovazione ed equilibrio. Siamo molto felici di questa collaborazione con uno studio che condivide la nostra stessa passione per uno stile contemporaneo e senza tempo.”
“Questo superyacht di 56 metri – dice da parte sua Enrico Gobbi - sottolinea l’impegno di Baglietto nell’unire l’heritage italiano con un design internazionale, affermando il proprio ruolo di leader nella costruzione di yacht unici e di pioniere nelle collaborazioni creative. Il Vesta 56 – aggiunge - si distingue per un design accattivante, spazi generosi e un profilo elegante e dinamico. Il brief di progetto richiedeva ampie aree interne ed esterni confortevoli, senza compromettere l’estetica dello yacht, per questo motivo abbiamo scelto linee dinamiche e allungate, capaci di raggiungere un equilibrio perfetto tra volumi generosi e un profilo slanciato ed elegante”.
A giudicare dai rendering le proporzioni slanciate dello yacht sono state ottenute grazie a dettagli di design come le sporgenze a balzo ultrasottili a poppa, che ricordano le ali di un jet, combinate con vetrate che continuano lungo l’intera lunghezza dello scafo. “Questi elementi – spiega una nota del cantiere - riflettono l’ispirazione di derivazione aeronautica e conferiscono alla silhouette un senso di dinamismo e tensione. L’intento – viene sottolineato - era infatti di creare uno yacht definito da “linee in movimento”, un flusso continuo ed energico percepibile anche quando l’imbarcazione è all’ancora”.
Altre qualità significative stanno nelle caratteristiche che solitamente si riscontrano nelle imbarcazioni più grandi: le due più emblematiche sono l’ampio ponte di prua aperto, dedicato esclusivamente all’armatore, e la piscina a sfioro integrata a poppa, in perfetta continuità con il mare. “Questo dialogo costante tra esterno e interno – dicono in casa Baglietto - è il cuore della filosofia progettuale del Vesta 56”. E infatti nelle aree chiave, come la cabina armatoriale e il salone principale, sono previste finestre particolarmente ampie per aprire gli spazi e regalare ampie viste panoramiche. Tutte le vetrate, inoltre, sono incorniciate da forme sinuose, a rafforzare l’idea di movimento e leggerezza.
Gli americani di Meyer Davis, da parte loro, hanno tenuto a dire con chiarezza che il loro studio di design è stato elaborato puntando meno all’effetto spettacolare e più alle sensazioni, facendo in modo che a bordo ci si senta autenticamente a casa. “Il nome Vesta 56 – dice Gray Davis, cofondatore dello studio - ci ha ispirato per il suo ricco simbolismo: la calma della casa, il comfort del rifugio e la presenza stabile di ambienti ideati non solo per vivere, ma per provare un vero senso di appartenenza. Ogni materiale, curva e proporzione è fortemente motivato a riflettere questo spirito. Gli interni sono dotati di un carattere discreto che infonde ad ogni ambiente significato e senso di memoria”.
Con enfasi tipica delle attività promozionali, il progetto Vesta 56 viene descritto come capace di “riflettere una raffinata sensibilità interculturale, dove il lirismo italiano si appassiona all’eleganza di New York”. E gli ambienti dello yacht vengono definiti “scultorei, curati e caldi, capaci di creare un’atmosfera intima e profonda, catturando l’attenzione con forme morbide e texture preziose”.
Gli spazi più importanti come il salone nel ponte principale, la sala da pranzo e il salone superiore vengono descritti come il frutto di una progettazione studiata “per favorire la connessione tra gli ambienti e il comfort”. E viene specificato che le pareti di vetro apribili sfumano la linea di confine tra interno e mare, mentre l’illuminazione architettonica e le pareti curve sono state disegnate così “per catturare la luce che cambia, proprio come una casa che si modifica con i suoi abitanti”.
I progettisti americani di Meyer Davis tengono a dire anche che “gli spazi più importanti come il salone nel ponte principale, la sala da pranzo e il salone superiore sono progettati per favorire la connessione tra gli ambienti e il comfort”. E ancora: viene sottolineato che le pareti di vetro apribili sfumano la linea di confine tra interno e mare, mentre l’illuminazione architettonica e le pareti curve catturano la luce che cambia, proprio come una casa che si modifica con i suoi abitanti. Anche la suite armatoriale riflette questo spirito: un rifugio privato, costellato da oggetti dal design autentico e accuratamente selezionati.
In base alle descrizioni del cantiere anche la suite armatoriale riflette questo spirito: non una cabina più o meno comoda e spaziosa, ma un rifugio privato, costellato da oggetti dal design autentico e accuratamente selezionati.
Su ogni ponte, poi, gli interni di Vesta 56 si distanziano dal futurismo comune a molti progetti di yacht. “Abbracciando forme organiche, stratificazioni personali ed eleganza vissuta, abbiamo progettato lo yacht per farlo invecchiare con grazia, accumulando storie durante il viaggio” dice ancora Will Meyer, aggiungendo che “gli arredi, i mobili e i percorsi sono concepiti come un connubio perfetto tra funzionalità e poesia. Il risultato – viene sottolineato - è un’imbarcazione che non si limita a muoversi, ma si trasforma. Accoglie. Con Vesta 56 – è la conclusione – noi di Meyer Davis lasciamo un segno indelebile non attraverso la spettacolarizzazione, ma attraverso il senso di rifugio. Il Baglietto Vesta 56 sarà un superyacht non solo da ammirare, ma dove sentirsi a casa”.
Peccato che per ora ci si sia concentrati nel comunicare la filosofia del progetto e le motivazioni che hanno ispirato il lavoro di designer, ingegneri e arredatori, mentre rimangono tutte da scoprire caratteristiche importanti come il numero di cabine previsto, numero di persone e membri d’equipaggio ammessi a bordo, motorizzazione, prestazioni, autonomia e data ipotizzabile per il varo dell’esemplare numero 1. Sarebbe interessante conoscere anche il prezzo di questo futuro capolavoro, ma su questo fronte, com’è noto, i cantieri nautici sono sempre drasticamente riservati.