Il Team di di H2Boat

Dall’idrogeno ai raid transoceanici in gommone: l’ecosistema da salvare in primo piano a Genova

di Sergio Troise
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GENOVA - Non siamo ancora ai livelli dell’automotive, ma anche la nautica procede sulla strada della ricerca e dell’innovazione mirate all’abbattimento delle emissioni nocive e alla salvaguardia dell’ambiente, in questo caso dell’ambiente marino, purtroppo sempre più minacciato dall’inquinamento provocato da rifiuti d’ogni genere, in particolare dalla plastica. E’ in questa prospettiva che vanno inquadrate le tante iniziative illustrate in occasione del 60° Salone di Genova: dai concreti progressi fatti dalla ricerca sull’idrogeno ai grandi raid transoceanici in gommone.

Cominciamo dall’idrogeno. Al Salone di Genova ha suscitato curiosità H2Boat, una start up innovativa che si prefigge di diffondere l’uso dell’idrogeno attraverso l’Energy Pack, un sistema di stoccaggio dell’energia prodotta da fonti rinnovabili per le imbarcazioni a vela. Frutto del lavoro di ricerca di quattro ricercatori (Thomas Lamberti, ingegnere navale; Paolo Olivieri, ingegnere gestionale; Marco De Campo e Alberto Traverso, ingegneri meccanici) il sistema utilizza l’idrogeno come vettore energetico per rendere autonome le imbarcazioni da diporto, in particolare quelle a vela, dal punto di vista del fabbisogno elettrico. In pratica, quando è necessario disporre di energia a bordo, basta azionare la fuel cell, la cella a combustibile che richiama idrogeno e lo trasforma in corrente elettrica.

L’Energy Pack si compone di tre parti: una cella a combustibile, capace di produrre energia elettrica consumando idrogeno; un accumulo ad idruri metallici, capace di stoccare grandi quantità d’idrogeno in modo sicuro, a basse temperature e basse pressioni; un elettrolizzatore, capace di produrre idrogeno dall’acqua utilizzando l’eccesso di energia prodotto da eventuali fonti rinnovabili installate a bordo, in navigazione o dalla fornitura elettrica in banchina.

Tra i vantaggi accertati, oltre all’impatto ambientale ridotto a zero, l’abbattimento di rumorosità, odori e vibrazioni, la disponibilità permanente di energia e la possibilità di entrare nelle aree marine protette. E la sicurezza? “L’idrogeno – spiegano i promotori del progetto - è stoccato a bassa pressione e a temperatura ambiente. In caso di rotture o incidenti l’idrogeno viene rilasciato a bassa pressione nell’ambiente e viene facilmente estratto dalla ventilazione d’emergenza, senza rischio di esplosioni o incendi”.

Per il momento l’attenzione è stata concentrata prevalentemente sulle barche a vela, utilizzando il bulbo come sede per il serbatoio dell’idrogeno, ma i responsabili del progetto assicurano che il principio può essere sviluppato fino al punto da alimentare anche grandi navi.

Delle attività mirate all’abbattimento delle emissioni inquinanti nella nautica da diporto si è parlato in un seminario tecnico realizzato da ATENA Lombardia, intitolato “NOx addio?”. Sono intervenuti Paolo Bertetti, del cantiere Sanlorenzo, Andre Piccione (di Volvo Group Italia), Francesco Cito (MAN–SCR) e Daniele Bottino (ABS), illustrando i progressi fatti negli ultimi anni sia con i dieswel di ultima generazione, sia con le motorizzazioni ibride.

Non sono poche le aziende del comparto che si stanno impegnando sul fronte dell’ecosostenibilità. Tra le tante novità annunciate, spicca sicuramente quella di Suzuki Marine, che a Genova ha presentato in anteprima mondiale un’inedita tecnologia mirata al disinquinamento degli oceani (Clean Ocean Project): sarà sul mercato dal prossimo anno, abbinabile all’intera gamma medio-grande dei fuoribordo prodotti ad Hamamatsu. Denominato Micro-plastic collector, il sistema sfrutta una sorta di superfiltro capace di depurare l’acqua marina utilizzata per il raffreddamento dai tanti micro residui di plastica che invadono i nostri mari.

“Contro” l’invasione della plastica (ma anche a sostegno dell’efficienza dei propri motori) Suzuki Marine si batte da tempo anche in altro modo, ovvero sostenendo le imprese di Sergio Davì, celebre per le sue traversate transoceaniche in solitario a bordo di battelli pneumatici spinti dai fuoribordo prodotti ad Hamamatsu. A Genova è stata annunciata dunque la prossima sfida da record del navigatore siciliano: la traversata dal Mediterraneo al Pacifico, con partenza da Palermo e arrivo a Los Angeles, a bordo di un gommone di 10 metri fornito da Nuova Jolly. Il battello sarà spinto da una coppia di motori Suzuki ancora da stabilire (da 200 o da 300 cavalli) ed equipaggiato con strumentazione elettronica fornita da Simrad. Denominata “Ocean to Ocean RIB Adventure”, l’impresa sarà tentata in una data da stabilire tra il 2020 e il 2021 (dipenderà anche dal meteo). Circa 10.000 le miglia da percorrere, con la tratta più lunga tra Capo Verde e Barbados, di oltre 2.000 miglia (un record nel record).

Sul monitoraggio dello stato di salute dell’Oceano Artico è in prima linea anche la Marina Militare. Nell’ambito del Salone di Genova è stata presentata infatti dall’Istituto Idrografico la campagna di ricerca High North, con l’illustrazione dei risultati scientifici conseguiti nell’area polare artica. Per chi non lo sapesse, High North20 è parte di un programma di ricerca pluriennale in Artico, iniziato nel 2017, all’interno del quale la nostra Marina Militare svolge attività di supporto alla comunità scientifica nazionale e internazionale in relazione ai cambiamenti globali.

Sul fronte dell’ecosostenibilità è impegnata anche l’industria dell’abbigliamento: a Genova è stata presentata infatti la genialata di Aquafil, colosso dell’economia circolare che produce materiali in tessuto ottenuti dal riciclo delle plastiche recuperate negli oceani. Nel ruolo di testimonial si è speso il campione italiano di surf Roberto D’Amico, intervenuto alla cerimonia di presentazione svoltasi all’interno del Breitling Theater, lo spazio del Salone sponsorizzato dal marchio svizzero dell’orologeria a sua volta in prima linea con il piano “Breitling for the oceans”.

Organizzato dalla Regione Liguria si è svolto nell’ambito del Salone anche un convegno sulla Blue Economy, ambito in cui l’Italia eccelle rispetto al resto d’Europa. Ne ha parlato diffusamente Giovanni Caprino, vicepresidente del cluster tecnologico BIG (Blue italian Growth), sostenendo che “l’esempio italiano di blue economy è molto invidiato ed usato come benchmark perché mette insieme tutti i settori, mentre nel mondo le diverse attività non sono così correlate. Per crescere – ha aggiunto - l’economia del mare deve lavorare in maniera congiunta, bisogna fare rete, promuovere il settore e trovare nuovi business”. E ancora: secondo Caprino “il Salone nautico di Genova è la vetrina ideale per convegni sulla Blue Economy, perché qui si incontrano realtà come l’università, le industrie, i centri di ricerca, enti e distretti regionali, proprio per dare più peso a un ambito che attraversa trasversalmente, dalla cantieristica alla nautica, dallo shipping all’ambiente marino e alla pesca”.

I mari del Nord, in particolare le acque ghiacciate dell’Antartide, sono stati, infine, al centro della presentazione delle imprese di Paolo Chiarino, nuotatore estremo specialista di ice swimming, che ha raccontato al pubblico presente la sua avventura in Antartide, dove ha percorso 1.000 metri a nuoto sotto i ghiacci, senza muta. La prossima sfida al Polo Nord.

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Lunedì 12 Ottobre 2020 - Ultimo aggiornamento: 16-10-2020 12:59 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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