Alberto Galassi, ceo del Ferretti Group

Ferretti Group: conti in ordine, investimenti e novità. Il Ceo Galassi: «Nel calcio vince l’Italia, nella nautica noi»

di Sergio Troise
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CANNES - La nautica vive un momento magico e il Made in Italy naviga sicuro sulla rotta di un successo forse insperato. Tra i protagonisti il colosso Ferretti Group: la holding che raggruppa i marchi Ferretti, Wally, Riva, Pershing, Itama, CRN e Custom Line si è presentata nella ritrovata rassegna francese con una flotta imponente, composta da 23 yacht e 5 anteprime mondiali (di cui leggete in articoli dedicati su questo sito) e con piani sempre più ambiziosi, concentrati sulla realizzazione di 6 nuovi modelli per i brand Riva, Custom Line, Ferretti Yachts e Pershing e sulla nuova flotta di barche a vela Wally, autentici concentrati d’innovazione proiettati su misure comprese tra 101 e 150 piedi.

Per programmare piani così impegnativi è necessario, com’è facile immaginare, poggiare su solide basi. E nella conferenza stampa tenuta a Cannes dall’avvocato Alberto Galassi, amministratore delegato del gruppo, e dal direttore commerciale Stefano De Vivo, sono stati illustrati nel dettaglio risultati economici più che soddisfacenti conseguiti nel corso dei primi 6 mesi del 2021.

Al 30 giugno i ricavi hanno toccato quota 457 milioni di euro, in crescita del 78% rispetto al primo semestre del 2020. L’ebitda si è attestato a 53 milioni, arrivando quasi a quadruplicare il valore ottenuto nello stesso periodo del 2020 (13,5 milioni), mentre l’utile è salito a quota 23 milioni (2,6 nel primo semestre 2020) ed è arrivato a superare la cifra raggiunta a chiusura d’anno 2020, pari a 22 milioni di euro.

Gli ordini hanno raggiunto un valore di 493 milioni di euro, rispetto ai 181 milioni rilevati a giugno 2020, facendo lievitare il portafoglio a quota 817 milioni. Tutto ciò – vale la pena ricordarlo – a fronte di un piano d’investimenti che nel triennio 2018-2020 ha superato i 200 milioni, incrementando sviluppo prodotto e capacità industriale e permettendo di procedere a ritmo serrato nel rinnovamento della gamma con il lancio di 23 nuovi modelli.

“Nello sport è l’anno dell’Italia, nella nautica il campione è Ferretti Group, che sta impressionando tutti con barche strepitose e numeri da record” ha detto con orgoglio l’avvocato Galassi davanti a una foltissima platea di giornalisti italiani e stranieri -. Davvero non poteva esserci momento migliore per tornare a Cannes” ha aggiunto, anticipando che “il fine anno 2021 sarà clamoroso” e che “tra il 2022 e il 2024 ci saranno 24 novità”.

Oltre al potenziamento della flotta a motore (in arrivo Riva 102, Riva 130, Custom Line 140, Ferretti Yachts 780, Pershing TØ e 58 Wallypower) crescerà anche il comparto vela, affidato al marchio Wally. La prima novità in arrivo, nell’estate 2022, è il Full Custom 101, prodotto a Forlì, che farà da apripista alla rivoluzionaria W110, barca di 30 metri che offrirà aree calpestabili, pozzetto e prendisole mai visti su uno yacht a vela. A seguire arriveranno poi W130 e W150.

Restano invece in sospeso alcune questioni aperte da tempo, come le richieste di cessione e l’acquisizione di Perini Navi. Che cosa succederà?

”Posso dire che ci sono due fondi sovrani e un importantissimo investitore privato, entrambi internazionali, che ci corteggiano da oltre un anno, ma la scelta non può essere nostra, riguarda la proprietà (il socio di maggioranza è il gruppo cinese Weichai, con una quota dell’86,8%, la minoranza del 13,2 è nelle mani di Piero Ferrari, ndr) e non c’è alcuna intenzione di cedere. Per quanto mi riguarda, nel mio ruolo di amministratore posso solo esibire numeri in crescita che non ha nessuno. Produciamo e vendiamo senza problemi di stock, e tutto ciò lo si deve anche a ciò che abbiamo fatto per migliorarci, ovvero investendo non solo sui nuovi modelli, ma anche sul capitale umano, sulla prevenzione anti-Covid, sull’assunzione di ingegneri, tecnici, operai… abbiamo selezionato persino i fornitori di legno con l’accortezza che non si approvvigionassero in foreste protette, abbiamo prodotto e ordinato all’esterno materiali di ogni tipo e tuttora siamo impegnati su piani d’investimento e crescita con l’acquisizione di nuove infrastrutture, come quella di Cattolica, dove non abbiamo ancora spazio sufficiente nonostante i 26 milioni di euro investiti”.

E l’acquisizione di Perini Navi andrà in porto?

“Nelle nostre intenzioni, com’è noto da tempo, c’è anche l’acquisizione di Perini, e per questo continuiamo a interfacciarci con l’amico Massimo Perotti di Sanlorenzo, con il quale ci siamo accordati per un’azione comune. Ma il curatore fallimentare deve capire che non sta vendendo il Sacro Graal. Se non ridurrà le pretese sarà impossibile procedere (il 30 luglio la base d’asta è stata fissata a 62,5 milioni, poi il prezzo base e stato ridotto del 10%, a 56,25 milioni, con la possibilità di un ulteriore ribasso del 5% a 53,44 milioni, ndr). Quel prestigiosissimo cantiere è fermo da due anni, la gamma va rinnovata, bisogna assumere nuovo personale e ripartire da zero. E’ come se rilevassimo una squadra di calcio finita in Serie B e volessimo riportarla in A. Parliamo di un’azienda che negli ultimi 9 anni non ha guadagnato un euro. Se volete è un po’ anche come la Bugatti: il prestigio del marchio non basta”.

Conti di Ferretti a parte, tutta la nautica vive un boom straordinario. Come si spiega?

“Vendiamo isole private, realizziamo il sogno di chi vuole riappropriarsi della libertà dopo i giorni bui della pandemia. Il Covid ha inciso sulla fragilità della vita e ha colpito in tutte le fasce di età. Su una barca, di qualsiasi dimensione essa sia, puoi stare con chi vuoi e andare dove vuoi, e chi rimandava un acquisto importante, come una seconda casa, o comunque aveva l’idea di fare qualcosa che non fosse urgente o necessario, non ha più indugiato, e si è deciso ad acquistare la barca. E’ avvenuto in Italia, ma anche all’estero, e infatti va bene anche l’export”.

A proposito di estero: in America dilagano le barche anche di dimensioni maggiori equipaggiate con motori fuoribordo. Che cosa ne pensa?

“Non è un fenomeno soltanto americano e ammetto che non si può più ignorare. Noi comunque siamo ben presenti con i motori fuoribordo montati su Wally”.

Intanto avete deciso, così come altri cantieri, di non dare nomi esotici alle vostre imbarcazioni. La nuova ammiraglia si chiama Ferretti 1000. Come si spiega questa scelta?

“Intendiamo valorizzare l’italianità dei nostri prodotti. Se vogliamo è la strada tracciata a suo tempo da Enzo Ferrari, che sin dagli anni cinquanta pretendeva che sulle sue macchine comparissero soltanto scritte in italiano, a cominciare dalle indicazioni della strumentazione: benzina, acqua, olio, pressione… Anche se le nostre barche finiscono in mani straniere non rinunciamo all’orgoglio di essere italiani”.

Per questo avete deciso di tornare a Genova, dopo tanti anni di assenza dal salone nautico di casa?

“Esattamente. Il ritorno a Genova si spiega con l’intenzione di contribuire al rilancio del Paese, che ormai è avviato sulla strada della ripresa economica, grazie anche al forte contributo che dà il nostro comparto. Una scelta di responsabilità, ancorché gravosa, visto che nel giro di tre settimane saremo presenti a Cannes, a Genova e poi al salone dei super yacht di Montecarlo”.

Al di là delle tante novità di prodotto e degli annunciati progetti di nuove barche, che cosa bolle nella pentola del settore ricerca e sviluppo?

“Guardiamo al futuro con la consapevolezza che prima o poi dovremo liberarci tutti dalla vetroresina, che è un materiale vecchio e pesante”.

E sul fronte della sostenibilità?

“L’ibrido e l’elettrico non avanzano come nel mondo dell’auto. Le batterie pesano molto e condizionano la stabilità delle barche. Per ora una barca elettrica è concepibile soltanto per navigazioni in zone come la laguna di Venezia o nelle aree protette, ma le prestazioni e la durata della carica restano lontane dalle reali esigenze di chi naviga. Ci vorrebbe una barca appoggio per ogni imbarcazione elettrica. In futuro potrebbe affermarsi l’idrogeno, ma per ora siamo indietro. Bravo il primo che ci arriverà”.

I consumi delle barche sono comunque in calo, grazie al proliferare delle carene dislocanti. Come immagina il futuro del mercato?

“Passare dal planante veloce al dislocante tranquillo è una evoluzione del modo di navigare. Io stesso, dopo anni di velocità, sono passato al dislocante a bordo di una navetta Custom Line, ma credo che ancora per molto il mercato assegnerà il 60% al planante e il restante 40% al dislocante”.

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Venerdì 10 Settembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 17:18 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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