Nel 2023 la nautica italiana ha fatturato 33 miliardi di euro, si è confermata ai vertici mondiali nella produzione di grandi yacht, è leader nell’export, ha incrementato l’occupazione (30.000 nuovi posti di lavoro negli ultimi tre anni) e si è avviata sulla rotta virtuosa dell’ecocompatibilità ambientale con progetti sempre più evoluti e ambiziosi. Forte di questi successi il comparto ha guadagnato credibilità e ha ottenuto l’ascolto della politica, guadagnandosi la fiducia necessaria per il via libera a provvedimenti importanti, come l’attuazione del nuovo Codice della nautica, che semplifica la vita dei diportisti, rivedendo tra l’altro la normativa in materia di porti (sono individuati specifici spazi destinati all’ormeggio, anche a secco, delle unità fino a 6 metri) e di sicurezza (è stato abrogato l’obbligo di imbarcare la zattera di salvataggio quando ci si trova tra 6 e 12 miglia dalla costa e sono state riviste le regole in materia di bussole e razzi).
Se non bastasse, il nuovo codice ha aperto ai giovani, consentendo il conseguimento del cosiddetto “patentino” ai sedicenni (purché la potenza del motore non superi i 115 cavalli). Tutto ciò dovrebbe dare vigore al mercato della cosiddetta “piccola nautica”, la più diffusa e popolare. Ma proprio in occasione del ritrovato salone della Capitale è emersa una volta di più la gravità di un problema che ha le sembianze del paradosso: la mancanza di porti adeguati alla navigazione diportistica e al turismo nautico, quelli che in gergo tecnico vengono definiti “marina”, ovvero aree attrezzate per offrire riparo e servizi, contribuendo – particolare non trascurabile – anche allo sviluppo del turismo costiero e dell’entroterra.
Se ne parla da anni, e il Salone di Roma ha offerto agli organizzatori dell’Afina (società da sempre in primissima linea sulla questione) l’occasione per tornare a farsi sentire. Il presidente dell’associazione Gennaro Amato ne ha parlato con le autorità convenute alla cerimonia inaugurale del salone (l’ammiraglio Pierpaolo Ribuffo, capo dipartimento per le Politiche del mare della presidenza del Consiglio dei ministri; Fabio Roscani, della Commissione Cultura, istruzione e scienze della Camera; l’assessore alla Mobilità del Comune di Roma Eugenio Patanè) e ha diffuso alla stampa un vero e proprio “documento di denuncia”, in cui si legge che «c’è il rischio di una crisi del settore legata alla mancanza di posti barca. Le strutture di accoglienza, ovvero i porti turistici – si legge nella nota - sono insufficienti a rispondere alla più elementare delle leggi di mercato domanda/offerta. Se si analizzano le quattro regioni con il maggior numero di porti – incalza Amato – emergono dati preoccupanti. In Liguria, ad esempio, su 70 porti ci sono solo 12 marina, e la Campania, sempre con 70 porti, ne ha soltanto 6; la Sicilia 7 su 142, il Lazio 3 su 42». Che fare? Dal Salone di Roma viene lanciato l’ennesimo appello. “Ci auguriamo – dicono i vertici di Afina - che la vitalità e le capacità del nostro settore, messe in mostra sotto le luci di questo ritrovato salone della capitale, meritino la giusta attenzione, anche a sostegno di quello sviluppo del Mezzogiorno che ha ancora un enorme potenziale da esprimere».