Partiti ! Dopo il rinvio di tre giorni a causa dell’ uragano che ha investito la Manica e la Bretagna nel week end, la 12° Route du Rhum ha preso il via oggi, mercoledì 9 novembre 2022 alle 14.15 in punto. In gara 138 barche portate da navigatori solitari divisi in 6 classi. Un record di partecipazione. Tra essi anche quattro moschettieri italiani: Ambrogio Beccaria con Alla Grande Pirelli, Alberto Bona con IBSA e Andrea Fornaro con Influence, Class 40 nuovi, e Giancarlo Pedote con il suo sperimentato IMOCA 60 Prysmian Group, fido compagno dell’ultima Vendée Globe, l’edizione 2020/2021 del giro del mondo in solitario senza scalo.
In imprese come queste il tempo per essere pronti non basta mai, ma una battuta d’arresto nella corsa verso il trampolino di lancio, come è accaduto eccezionalmente questa volta, è qualcosa di spiazzante. Bisogna riprendere psicologicamente la rincorsa, far rimontare l’adrenalina. Ed è quello che hanno fatto in questi giorni i navigatori della più famosa transatlantica in solitario che ha visto correre nei decenni leggende della vela oceanica. In gran parte francesi, come questa volta, 112 su 138, con la loro esperienza e passione infinite per questo tipo di regate. Tanta da coinvolgere anche il grande pubblico. Non a caso le dirette televisive e internet si sprecano e gli sponsor abbondano, come si nota dalle livree degli scafi e dai loghi sulle vele. Tanto che in 7 giorni, diventati 10 con il rinvio, al villaggio della regata a Saint – Malo, sono passati oltre 2.000.000 visitatori.
Cosa è la Route du Rhum
Nata nel 1978 la Route du Rhum è una grande classica della vela oceanica che si corre ogni 4 anni. E’ la prima volta nella sua storia che vede la partenza rinviata a causa delle previsioni eccezionalmente brutte: 60 nodi e onde di oltre 8 metri, rese ripidissime dai bassi fondali della Manica. Una decisione forse determinata anche da una maggiore attenzione alla sicurezza, anche se in un primo momento l’intenzione del direttore di gara era di dare il via, unitamente all’indicazione di una serie di luoghi lungo la rotta dove eventualmente riparare se si fosse vista la mala parata. Il peggioramento delle previsioni, unitamente alla consapevolezza che molti scafi avrebbero potuto subire danni, e quindi esser costretti al ritiro, ha fatto però prevalere il buon senso, alla abituale ruvida intransigenza dei marinai bretoni che nulla ferma.
Il percorso teorico della regata è di 3542 miglia, quelle percorse un tempo dai velieri dei commercianti di ruhm per raggiungere la Guadalupa per rifornirsi del nettare da portare in patria.
Le classi in gara sono 6: si va dai giganteschi e ipertecnologici trimarani Ultime di 60 piedi e più, ai Multi50, agli IMOCA 60 ai Class40 (con 55 concorrenti la classe più numerosa) e alle due classi amatoriali: la Rhum Multi e la Rhum Mono (multiscafi e monoscafi che non rientrano nelle altre categorie, con lunghezza tra i 39 e i 59 piedi).
Mentre i grandi multiscafi impiegano 7 giorni per arrivare a Point au Pitre, per i Class 40, lunghi 12.91 metri, ci vogliono circa 2 settimane per arrivare al traguardo. In Class 40 corrono i più forti navigatori oceanici della nuova generazione.
In passato altri italiani hanno affrontato la Route du Rhum: Paolo Martinoni, nella prima edizione del 1978, Simone Bianchetti, nel 1998, Giovanni Soldini nel 2002, Andrea Mura nel 2010, vincitore nella classe “Rhum”, quella delle barche amatoriali, Andrea Fantini nel 2018. Quella presente a questa edizione è però forse la partecipazione azzurra nel complesso più competitiva.
Ambrogio Beccaria con Alla Grande Pirelli
Ambrogio “Bogi” Beccaria, milanese, 31 anni, ingegnere navale l’unico italiano ad aver mai vinto – correva l’anno 2019 – la Minitransat , è l’alfiere della italianità in questa regata. La sua barca, varata lo scorso agosto, è l’unica realizzata tutta in italia: progettazione di Gianluca Guelfi, in collaborazione con Fabio D’Angeli, costruzione al nuovo cantiere di Genova SanGiorgio Marine dell’olimpionico Edoardo Bianchi, in passato project manager di Persico Marine nella costruzione di Luna Rossa. Main lead sponsor Pirelli, global sponsor Mapei. A poppa il guidone dello Yacht Club Italiano, che con i suoi 143 anni è il più antico del Mediterraneo.
Consapevole del livello siderale dei suoi avversari transalpini, tra i quali Ian Lipinski col quale quest’anno ha vinto la Normady Channel Race in doppio, Ambrogio affronta la regata con grande determinazione. “Il fatto di aver già battuto leggende come Douget e Richomme mi ha aperto più possibilità mentali – dice - Credo, infatti, che la vittoria sia soprattutto una condizione mentale. Se ho vinto la Mini-Transat nel 2019, è anche perché pensavo di poterla vincere. Non sono mai partito per una regata per arrivare secondo. Sono consapevole che sarà molto difficile, ma non impossibile. Ho molta fiducia nella mia barca: nelle miglia di oceano fino a Saint-Malo sono riuscito a sentire quel controllo che desideravo per “Alla Grande - Pirelli” e sono certo che sarà una compagna eccellente per affrontare la regata”.
Alberto Bona con IBSA
Alberto Bona , torinese, 36 anni, laureato in filosofia, va a vela con il padre fin da ragazzo e si misura con il suo primo Atlantico quando è all’Università. Poi arriva l’era dei Mini 6.50 e alla sua prima Minitransat nel 2013 arriva 5° nella categoria di serie. Il suo primo Class40 é il già Telecom Italia che fu di Giovanni Soldini, col quale naviga sul trimarano Maserati Multi e fa lo “svezzamento” sui foil prima di passare al Figaro Beneteau 3. Il Class 40 IBSA - che sta per Institut Biochimique SA, una multinazionale farmaceutica svizzera fondata nel 1945 a Lugano che lo affianca nei progetti oceanici – progettato dal francese Sam Manuard, è stato realizzato da un cantiere bretone. Bona corre per il Circolo Vela Bellano del Lago di Como. “Questa regata sarà il culmine di un viaggio nel mondo delle regate oceaniche iniziato con la mia prima Minitransat nel 2013” racconta
Andrea Fornaro con Influence
Andrea Fornaro da Orbetello, 45 anni, laureato in Scienze Politiche, ha nel curriculum velico un inizio in Optimist e tanta vela sulle boe con Star, Melges, J24, TP 52 e perfino con Flying Nikka di Roberto Lacorte , il maxi foiling appena varato sul quale quest’estato ha fatto da navigatore. Accanto a questo l’oceano, incluse due Minitransat nel 2015 e nel 2017, icon un 7° e un 5°.
Influence nasce da una sua idea realizzata in Francia da progettista e cantiere francesi . Dal varo ci ha percorso tante miglia e oggi la padroneggia. Detto ciò il suo tempo in questo periodo lui non l’ha dedicato solo a questo progetto e quindi l’allenamento non è tantissimo. “ Ma siamo in mare e quindi si dà gas fino alla fine” . Non fa mistero che sarebbe felicissimo se riuscisse ad arrivare tra i primi 15.
Giancarlo Pedote con Prismyan Group
Giancarlo Pedote, 46 anni, fiorentino, laurea in filosofia. Uomo di passioni, cartesiano, calvinista, super-esigente verso se stesso (e gli altri), dotato di grande energia, Pedote arriva alla vela passando dal windsurf e nel 2007 sceglie la navigazione, principalmente in solitario, come professione tanto da trasferirsi con la famiglia a Lorient in Bretagna, covo di navigatori oceanici. Esordisce nel 2008 nella MiniTransat in Mini 6.50. Nel 2015 vince la Transat Jacques Vabre, in doppio. A gennaio 2021, conclude in 80 giorni, 22 ore, 42 minuti e 20 secondi, con l’ IMOCA foiling Prysmian Group di 18.28 m, unico italiano, il suo primo Vendée Globe, durissimo Giro del Mondo in solitario senza scalo né assistenza che si disputa ogni 4 anni. É settimo in tempo reale. Ottavo dopo l’abbuono a Le Cam per il salvataggio di un concorrente nel Grande Sud, avventura raccontata nel libro “L’Anima nell’Oceano”, adrenalinico diario ad alto tasso di introspezione del suo primo Giro del Mondo.
“Cosa possiamo aspettarci di trovare a Novembre a Saint-Malo se non funghi porcini e depressioni. “aveva dichiarato Pedote alla vigilia della partenza ufficiale prevista per domenica 6 novembre, ma aveva aggiunto subito dopo la notizia del rinvio
“ La decisione di posticipare la partenza mi sembra assolutamente saggia, qualcosa che non mi aspettavo vista la complessità logistica di questa manifestazione. Per una volta il buon senso da parte della direzione di regata ha prevalso sulle necessità dei media, i diritti dei collegamenti televisivi, gli sponsor e tutto il resto. Credo che sia una scelta giusta per la sicurezza della flotta: le condizioni previste erano ancor peggiori rispetto allo scenario che avevamo visto, che era già piuttosto dantesco. Credo che rimandare la partenza sia il modo migliore per permettere alla regata di vivere, ai progetti di stare in piedi, e a tutti di non vedere una flotta decimata nei primi tre giorni di regata.” Sulle sue aspettative rispetto alla regata è al solito onesto e diretto.“ So benissimo che, qualunque cosa accada, non sarò in grado di giocarmi i primi posti. Almeno fino a quando non avremo terminato il refit della barca previsto per il prossimo anno. Dobbiamo essere realistici. Come sempre, punto a dare il meglio di me, a fare le giuste scelte strategiche e a sfruttare al meglio le potenzialità della barca, ma non lo nascondo: per me l'importante è poter essere al massimo delle mie possibilità alla partenza del prossimo Vendée Globe nel 2024. La Route du Rhum, come le altre gare da qui in poi, sono gare di preparazione. L'obiettivo è soprattutto quello di accumulare miglia”
Una curiosità romantica
Tra i concorrenti, nella categoria amatoriale Rhum, anche Philippe Poupon, 68 anni, un monumento della vela oceanica, vincitore con Fleury Michon VIII della Route du Rhum del 1986. Corre con un trimarano storico ribattezzato FLO, come veniva chiamata Florence Arthaud, la “fidanzata dell’Atlantico”, prima e unica donna ad aver mai vinto questa regata nel 1990 con il suo Pierre 1er. Oggi FLO appunto. Florence, bella, insolita, sportiva, una vita intensa e negli anni 2000 travagliata, era la figlia dell’editore Jacques Arthaud di Grenoble, quello che pubblicava i libri di Moitesser e Tabarly. Navigatrice grazie al padre già a 17 anni, anche per superare le conseguenze di un brutto incidente, a 21 partecipa alla sua prima Route du Rhum, è il 1978, l’esordio.
“ Non credo di essere incosciente-scrive nel suo libro "La Fidanzata dell’Atlantico"- perciò mi lancio nel modo più naturale e disinvolto in una competizione che raccoglie tutti i grandi nomi della vela, tutte le forze della natura, questi giganti del mare che da soli osano affrontare l’oceano in tutto il suo splendore e in tutto il suo orrore.” Florence Arthaud è morta nel 2015. L’elicottero sul quale viaggiava insieme ad altri sportivi mentre partecipava a un reality di TF 1 in Argentina, precipitò senza lasciare superstiti tra i 9 passeggeri. Quando era ancora viva era nata l’idea con i Poupon, amici, di fare un film sulle sue imprese. Un’idea che è ridiventata attuale. Per il film serviva però la barca, rintracciata nelle Filippine, recuperata e restaurata in Francia. Una volta nelle sue mani, con la Route du Rhume in vista, Poupon però non ha resistito al desiderio di fare la Route du Rhum ancora una volta in nome di FLO appunto. Il suo obiettivo non è di classifica, ma semplicemente di arrivare in Guadalupa senza rompere la barca. “ Ho ancora il mio lato competitivi – dice- ma questa volta non ho avversari. Cercherò di navigare il più veloce possibile, sulla rotta più intelligente, tenendo ben conto della sicurezza.”