Alex Zanardi è stato dimesso oggi dall'ospedale San Bortolo di Vicenza e, dopo 76 giorni di ricovero, ha fatto ritorno a casa a Noventa Padovana. Oltre due anni fa era rimasta vittima di un terribile incidente in handbike contro un camion, il 19 giugno 2020 sulle colline senesi.
Alex Zanardi dimesso dopo 76 giorni
«Il paziente è stato stabilizzato» annuncia il primario Giannettore Bertagnoni. In questi due mesi e mezzo Zanardi ha ricevuto tutte le cure necessarie al suo mantenimento fisico da parte del team medico e specialistico di un centro di eccellenza sanitaria come quello di Vicenza, uno tra i più accreditati in Italia per questa specifica situazione clinica e rinomato anche in Europa.
Per questo Daniela Manni, la moglie dell'ex campione di automobilismo e di handbike, e il figlio Niccolò, che già ad aprile del 2021 si erano rivolti a Vicenza per il recupero fisico e cognitivo dello sfortunato ironman bolognese, anche lo scorso 2 agosto, dopo l'incendio divampato nella sua villa di Noventa Padovana, hanno voluto riportarlo al San Bortolo in un reparto «che pure per il futuro - dice il dottor Bertagnoni - resterà il suo punto di riferimento medico».
Come per il primo ricovero legato all'incidente contro un camion del 19 giugno del 2020, anche questa volta l'ex campione, le cui condizioni sono paragonate dai più pessimisti a quelle del pilota Michael Schumacher, ha potuto godere di un riserbo pressoché impenetrabile, come richiesto dalla famiglia per tutelarne la privacy. Si è trattato del secondo soggiorno nel reparto riabilitativo, dopo l'impatto devastante con l'autoarticolato durante una staffetta di beneficienza. Stavolta a complicare la ripresa di Zanardi era stato l'incendio dei pannelli fotovoltaici della sua villa di Noventa Padovana, gli stessi che consentono il funzionamento dei macchinari necessari alla sua riabilitazione.
Le fiamme avevano seriamente danneggiato l'abitazione e compromesso irrimediabilmente la funzionalità degli apparati installati per la sua ripresa neurologica e fisica. È stato lo stesso Bertagnoni a seguire l'ex campione, consentendo l'accesso alla sua camera ospedaliera 'blindata' solo ai familiari più stretti e a fisiatri, fisioterapisti, logopedisti, infermieri. «In questi mesi - sottolinea il primario - il nostro principale obiettivo è stato di stabilizzare le condizioni cliniche generali di Zanardi. Ma, contestualmente, abbiamo proseguito il programma riabilitativo seguito durante il primo periodo di degenza».