La sede di una Motorizzazione

Autoscuole in rivolta: «Esami impossibili senza misure eccezionali, usiamo l'esercito». Oltre un anno d'attesa per la patente

di Piero Bianco
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TORINO – L'allarme rosso è partito da Torino, ma la situazione è grave in tutta Italia: attendere un anno per prendere la patente è intollerabile, eppure le carenze di organico della Motorizzazione sovente non concedono alternativa. Il Piemonte (con la Sardegna) è maglia nera in questa poco virtuosa classifica, e i 12 mesi d'attesa per l'esame di guida sono ormai consuetudine, mentre per un esame di teoria si perdono 5-6 mesi. Con la prospettiva di un ulteriore peggioramento, in assenza di supporti strutturali. La recente norma che proroga le date di scadenza di documenti sensibili come il foglio rosa viene giudicata positiva, ma non risulutiva "perché nel frattempo le liste d'attesa continueranno ad allungarsi". Come i ritardi cronici nell'erogazione dei servizi: dagli esami per conseguire le patenti ai collaudi per le auto o per i mezzi pesanti.

Un gruppo di autoscuole di Torino (iscritte alle due associazioni di categoria, Unasca e Confarca, ma anche molte non associate e inserite in una lista autonoma), ha sollecitato un impegno concreto a livello politico, organizzando una web-conference bipartisan cui hanno partecipato, tra gli altri, gli onorevoli Elena Maccanti (Lega) e Davide Gariglio (PD) entrambi membri della Commissione Trasporti della Camera, e l'onorevole Augusta Montaruli (Fratelli d'Italia).

"Le autoscuole – spiegano i promotori dell'iniziativa - vogliono salvaguardare il loro lavoro, ma anche l'utente, il candidato. I ragazzi, che vedono ridotto il proprio diritto alla mobilità e fortemente compromesso il diritto ad avvicinarsi al mondo del lavoro, di partecipare a concorsi che includano l'utilizzo di un mezzo. Per non parlare degli autisti di veicoli pesanti che devono aspettare mesi per fare i collaudi".

Le proposte? Sburocratizzare, magari facendo in modo che il candidato acceda al portale dell'automobilista attraverso l'identità digitale Spid, per togliere le pratiche cartacee (oggi per ogni candidato vengono stampati fino a 8 fogli tra modello 2120, fotocopie dei documenti di identità, codice fiscale, certificazione medica). L'allievo dovrebbe arrivare all'esame semplicemente con un numero di marca operativa e il cognome, liberando molte risorse attualmente impegnate a verificare le pratica cartacee.

Per gli esami di teoria, le autoscuole propongono di estendere il ruolo di "verificatore" ad altri soggetti dello Istituzioni, visto che da quando l'esame è informatizzato la funzione dell'esaminatore è solo verificare l'identità del candidato ed avviare il processo informatico. Un compito che potrebbe essere svolto da forze dell'ordine, Polizia locale (in alcuni stati Europei se ne occupano addirittura le Poste), perfino gli organismi militari dove già operano sezioni motorizzate. Le autoscuole sono pronte ad assumersi i relativi oneri economici (gli straordinari previsti dalla legge 870).

Tra le richieste anche l'aumento delle ore di guida certificate necessarie per accedere all'esame di guida (dalle attuali 6 obbligatorie a 10) con l'obbligo di farne altre in caso di bocciatura, prima di ripresentarsi all'esame successivo. Ci sarà un aumento dei costi, certo, per questo le autoscuole propongono di rendere deducibili le spese per conseguire la patente di guida.

Lo stato di agitazione prosegue, in attesa di sapere cosa intende fare la politica: è evidente che per ripristinare la capillare presenza di personale esaminatore è necessario assumere personale. "Purtroppo però – osservano sconsolati i rappresentanti delle autoscuole - la prossima Legge di Bilancio non promette aiuti: delle 52mila assunzioni previste per la pubblica amministrazione, pare che al Ministero dei Trasporti ne siano destinate zero".

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Lunedì 30 Novembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 02-12-2020 21:00 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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