Gilia e Stelvio Alfa Romeo nella fabbrica di Cassino

Borsa, Marchionne vale 73 miliardi: Fiat, Ferrari e Cnhi capitalizzano più di General Motors

di Diodato Pirone
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Da ieri Sergio Marchionne vale in Borsa più di General  Motors. Con l’impennata in Borsa degli ultimi giorni infatti il valore delle tre aziende ex-Fiat guidate dal manager italo-canadese, ovvero Fca, Ferrari e Cnhi (ex Fiat trattori + Iveco), è arrivato a circa 73 miliardi di dollari contro i 63 miliardi fatti registrare dalla GM , ovvero da quella azienda che per 70 anni, fino alla crisi che la portò al fallimento nel 2009, è stata la più grande impresa motoristica del mondo. Fca capitalizza 33 miliardi, Ferrari 21, Cnhi 19. 

Il sorpasso è aiutato dall’aumento del valore dell’euro. Ma questo non ne attenua l’ evidente valore sul piano simbolico per l’intera industria italiana (Fca, Ferrari e Cnhi sono quotate a Milano e Wall Street) e costituisce una grandissima soddisfazione anche per la storia personale di Marchionne che ha incrociato GM per due volte con alterne fortune. Nel 2004 il manager italo-canadese, all'epoca sconosciuto in Italia, divenne improvvisamente notissimo perché al termine di una drammatica trattativa riuscì a farsi consegnare un assegno di due miliardi dollari da GM. La società americana infatti preferì pagare per sciogliere l’alleanza con l’azienda torinese  e non rispettare l’obbligo contrattuale di acquistare l’intera Fiat Auto.

Due anni fa, poi, dopo aver cambiato totalmente le strategie della vecchia Fiat, trasformata in una società globale dopo l’acquisizione-alleanza con Chrysler e dopo averla divisa in treavviando l’effetto moltiplicatore dell valore in Borsa, Marchionne lanciò l’idea di una fusione con GM con l’obiettivo di incrementare di  10 miliardi di dollari all’anno la profittabilità di entrambi i gruppi.

GM, guidata da Mary Barra, neanche aprì il tavolo di trattativa. Inoltre le leggende metropolitane che si rincorrono fra Torino e New York riferiscono di un alt di esponenti della finanza  internazionale ad un progetto di Opa di Fca su GM accarezzato da Marchionne. Progetto forse ipotizzato e comunque mai ufficializzato anche perché all’epoca la capitalizzazione delle aziende ex Fiat era meno della metà di quella di General Motors. Fatto sta che l’amministratore delegato di Fca fu costretto a fare buon viso a cattivo gioco e interruppe ogni tentativo di fidanzamento e di sinergia con GM.

Già, ma come è stato possibile che il capitale delle aziende guidate da Marchionne, che fanno capo tutte al gruppo Exor di John Elkann, sia cresciuto anche del 200% in Borsa negli ultimi mesi e di circa 10 volte rispetto al 2004? Va ricordato che in quell'anno, all'arrivo in Fiat di Marchionne, le tre aziende erano racchiuse nel titolo Fiat che era valutato intorno ai 7/8 miliardi i dollari. Le separazioni con Ferrari e Cnhi sono state le chiave di volta del boom. La quotazione di Ferrari ha avuto una storia travagliata. Il Cavallino ha debuttato a Wall Street e Piazza Affari a quota 52 euro per poi scendere intorno ai 40 e salire nell’ultimo anno fino agli attuali 93 euro circa. Due mesi fa però Ferrari valeva 10 euro in più. Cnhi oggi viaggia intorno a 11,5 euro sull’onda del buon andamento mondiale della vendita delle macchine agricole. Fino a qualche mese fa oscillava fra 8 e 10 euro. 

Ma fra le tre aziende del gruppo Exor, la storia borsistica di maggior spessore è sicuramente quella di Fca che nel giro di pochissimi mesi ha triplicato il suo valore. Perché? I mercati stanno apprezzando la strategia di Marchionne che si può sintetizzare così: produrre solo vetture che producono profitti. In America, dove il gruppo accumula il grosso dei suoi utili, Fca ha rinunciato a produrre berline per concentrare tutti gli investimenti sui Suv e sui grossi furgoncini della Jeep e della Ram. Nel 2018 usciranno tre nuove vetture strategiche come il Ram 1500 e le Jeep Wrangler e Cherokee che valgono  complessivamente 1/1.2 milioni di pezzi, tutti in grado di produrre utili assai consistenti.

In Cina la Jeep ormai produce in loco circa 200.000 vetture ed è profittevole mentre in Europa e in Sud America, i mercati più difficili del mondo, Fca è tornata a far registrare utili sia pure molto più leggeri di quelli americani. La produzione italiana, che l’anno scorso è tornata a superare il milione di unità, ha abbandonato il modello tradizionale basato esclusivamente sulla produzione di piccole utilitarie per riposizionarsi sull’assemblaggio di vetture premium (Maserati) e semipremium (Jeep Renegade e Fiat 500X) o di furgoni molto efficienti come i Ducato.

C’è infine da riportare un ultimo tassello del puzzle di Marchionne: il caso Alfa Romeo. Il prestigioso marchio italiano è stato rilanciato con un enorme investimento basato sulla ricostruzione della fabbrica di Cassino e sul lancio di due modelli assai sofisticati e costosi come la Giulia e il Suv Stelvio. Il progetto è risultato molto più complesso del previsto e ha fatto registrare molte difficoltà e ritardi. Tanto che a un gruppo di 530 giovani assunti temporaneamente a Cassino non è stato rinnovato il contratto  in scadenza e la produzione di 600 pezzi giornalieri è scesa da novembre a quota 400. Tuttavia sia  Giulia che Stelvio hanno ottenuto un grandissimo successo internazionale di critica e di immagine con importanti riflessi sull’intero gruppo soprattutto in vista della prossima rivoluzione sull’auto con la guida automatica che ridurrà ulteriormente l’appeal dei marchi generalisti. 
 

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Venerdì 5 Gennaio 2018 - Ultimo aggiornamento: 06-01-2018 19:27 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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2018-01-06 16:30:57
questa e' la vergognosa nuova globalizzata world economy, dove... i ricchi diventano sempre piu ricchi e i poveri diventano sempre piu poveri che mantengono la candela dei fessi.....vedo all'orizzonte senza la sfera magica il comitato della salute stile francia 1790, e non ci saranno guardie pretoriane che potranno fermare la rabbia di un intero popolo di affamati . Continua cosi marchionne & Co, parlare di guadagni miliardari mentre i propri connazionali impoveriscono sempre di piu'.