Il team dell'Università di Bologna arrivato terzo alla Bridgestone World Solar Challenge 2025

Bridgestone World Solar Challenge 2025: l’Italia a podio nella gara australiana grazie all’Università di Bologna

di Michele Montesano
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ADELAIDE – Affrontare 3.000 chilometri attraverso l’outback australiano non è soltanto una prova di resistenza fisica e mentale, ma una sfida ingegneristica che da decenni attrae università e centri di ricerca da ogni parte del mondo. La Bridgestone World Solar Challenge, giunta quest’anno alla sua diciassettesima edizione, non è una gara tradizionale. Infatti, più che mettere in mostra la velocità, serve a spingere la ricerca oltre i limiti conosciuti, a testare materiali, soluzioni aerodinamiche e sistemi di propulsione che in futuro potrebbero trasformare la mobilità quotidiana. È un terreno di sperimentazione estremo, dove le idee vengono messe alla prova con il sole come unica fonte di energia.

Dal 24 al 31 agosto 2025, 34 squadre si sono lanciate lungo la Explorers Way, dall’estremo nord di Darwin fino ad Adelaide, con condizioni tutt’altro che favorevoli. L’inverno australe significa infatti meno sole e più vento, elementi che rendono ancora più complessa la gestione di batterie e pannelli fotovoltaici. Solo 17 team sono riusciti a portare a termine l’impresa, e appena tre nella categoria Cruiser, quella riservata alle vetture a più posti concepite per un ipotetico uso quotidiano. Fra loro, in mezzo a colossi del settore e università di lunghissima esperienza, ha brillato l’Italia con Onda Solare e l’Università di Bologna, capaci di conquistare un podio storico con il prototipo Emilia 5.9.

La vettura, una solar car da 400 chilogrammi in fibra di carbonio, con due motori elettrici posteriori e una batteria da 15 kWh capace di garantire fino a 500 km di autonomia a 55 km/h di media, ha portato i colori italiani sul gradino più basso del podio della Cruiser Class. Davanti si sono piazzati il team di Hong Kong con la Sophie 8X e gli estoni della KU Leuven con Solaride III Enefit, mentre la vittoria assoluta della Challenger Class è andata a Nuna 13 del team olandese Brunel, capace di mantenere una media di oltre 86 km/h. Ma il terzo posto di Onda Solare ha un valore che va oltre il risultato sportivo: Emilia 5.9 è infatti la prima auto italiana a concludere con successo la World Solar Challenge nella categoria Cruiser, scrivendo una pagina inedita della mobilità sostenibile del nostro Paese.

Non è stato un percorso semplice. L’auto è arrivata in Australia con soli tre giorni di anticipo rispetto alla partenza, a causa di intoppi burocratici che hanno complicato la logistica. Il team, composto da 18 tra ingegneri, ricercatori, studenti e volontari, ha dovuto quindi concentrare in poche ore la preparazione di mesi di lavoro, riuscendo comunque a mettere in strada una vettura affidabile e competitiva. Un’impresa resa possibile anche dal supporto del MOST – Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, e dai fondi del programma europeo Next Generation EU.

Alla soddisfazione per il podio si è aggiunto un riconoscimento tecnico di grande prestigio. Emilia 5.9 ha infatti conquistato anche il CSIRO Innovation Award, premio attribuito al miglior progetto ingegneristico della competizione. Il merito è andato al sistema di sospensioni, definito dalla giuria “diabolicamente complesso, ma elegante”. Interamente realizzate in composito di carbonio, le sospensioni anteriori si distinguono per una singola molla a balestra che collega le due ruote, con bracci ultraleggeri in fibra e giunti a flessibilità controllata al posto delle classiche cerniere metalliche. Al posteriore, invece, il principio è diverso: tre barre torsionali collegate garantiscono compattezza e funzionalità antirollio, con la possibilità di variare l’assetto e mantenere la marcia anche in caso di guasto. Un capolavoro tecnico che coniuga resistenza e flessibilità, mettendo in evidenza l’eccellenza del design industriale italiano, capace di unire funzione ed estetica.

Accanto a Onda Solare, l’Italia ha visto anche la partecipazione di Archimede, start-up siciliana sostenuta da Dallara, che con la sua Thalia ha concluso ottava sempre nella Cruiser Class. Due presenze che confermano come anche nel nostro Paese la ricerca sulla mobilità a energia solare stia guadagnando terreno, trovando spazio in un contesto internazionale in cui ogni due anni vengono gettate le basi per le tecnologie di domani.

La Bridgestone World Solar Challenge, infatti, non è solo una vetrina per dimostrare che si può viaggiare con il sole, ma un laboratorio itinerante in cui convergono aerodinamica, materiali innovativi, software avanzati e strategie di gestione energetica. Soluzioni che oggi sembrano ardite o riservate a un prototipo da competizione, ma che domani potrebbero influenzare le auto di serie, il trasporto pubblico e persino la logistica. Per questo motivo, l’impresa di Emilia 5.9 non è soltanto un orgoglio nazionale, ma un tassello nel più ampio mosaico della transizione sostenibile, in cui l’Italia dimostra di avere idee, competenze e passione per stare al passo con i leader mondiali.

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giovedì 18 settembre 2025 - Ultimo aggiornamento: 12:11 | © RIPRODUZIONE RISERVATA