Un cartello di lavori stradali

Burocrazia peggio del virus: lavori stradali fermi. Gli operatori: «Appalti bloccati, stop a opere già decise»

di Sergio Troise
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ROMA - Forse non tutti sanno che tra le attività lavorative escluse dal lockdown causa Covid-19 erano state inserite quelle legate alla costruzione e manutenzione delle strade: il Governo le aveva giudicate infatti strategiche, e dunque abilitate a non fermarsi, purché venissero rispettate le regole imposte in materia di salvaguardia della salute e di distanziamento sociale. Una scelta saggia e condivisibile, accolta con favore dagli operatori del settore (imprese e operai) anche perché il fattore climatico (abbiamo avuto un inverno mite e la primavera appena entrata ha confermato il trend positivo) e la sostanziale assenza di traffico avrebbero potuto agevolare l’esecuzione dei lavori.

Se non bastasse, il crollo del valore del petrolio ha comportato un favorevole adeguamento del prezzo del bitume, e dunque alle imprese del settore non restava che adeguarsi in tempi rapidi alle nuove prescrizioni in materia di sicurezza e ripartire rapidamente all’esecuzione dei lavori programmati, sia quelli di manutenzione, sia quelli di costruzione ex novo (sulla base di gare d’appalto già eseguite e opere già assegnate).

“Ma quasi nulla di tutto questo è avvenuto” denuncia l’associazione SITEB (Strade Italiane e Bitumi), puntando l’indice contro la burocrazia che ha bloccato gran parte dei lavori programmati, dimezzando di fatto le attività di costruzione e manutenzione delle strade. “Occorre superare velocemente l’impasse collegata alla fase d’emergenza - sottolinea il presidente dell’associazione, Michele Turrini - e agire prioritariamente su due fronti: accelerare il pagamento agli imprenditori dei debiti arretrati della pubblica amministrazione e superare la burocrazia che tiene ferme opere già decise”.

Secondo il rappresentante delle aziende “lo smart working nel pubblico impiego ha nei fatti rallentato molte opere, allungando le procedure per l’ottenimento di permessi e certificazioni. Riteniamo prioritario - incalza Turrini - riconoscere alle imprese i maggiori oneri sostenuti per la sicurezza dei lavoratori, causata dall’emergenza coronavirus, tenendo ben presente che da ora in avanti tutte le lavorazioni subiranno necessariamente dei ritardi dovuti al rispetto delle nuove procedure”. E ancora: secondo il rappresentante della categoria, per agevolare la ripresa dei lavori “andrebbe superato il Codice Appalti, già molto farraginoso per le amministrazioni locali in condizioni normali”.

La presa di posizione – viene spiegato dai vertici di SITEB - emerge dall’analisi trimestrale effettuata dall’associazione, che sistematicamente monitora l’andamento delle attività legate a costruzioni e manutenzioni stradali. Attività che prima della pandemia si erano avviate ad una incoraggiante ripresa dopo un decennio di crisi. In Italia, infatti, la produzione di conglomerato bituminoso (asfalto), principale indicatore delle attività di costruzione e manutenzione delle strade, aveva raggiunto nel 2019 i 30 milioni di tonnellate, una quota che non si toccava da oltre 10 anni: un incremento del 15% rispetto al 2018, sostenuto prevalentemente dagli appalti ANAS e dalla significativa attività di manutenzione delle concessionarie autostradali. Il trend positivo è proseguito anche nel primo bimestre dell’anno in corso con le vendite di bitume che hanno registrato un incremento del 23%.

A marzo, poi, in piena emergenza Covid-19, tutto si è fermato. Le vendite di bitume hanno subito un crollo del 46% (rispetto a marzo 2019) e i dati relativi al mese di aprile segneranno un ulteriore, deciso peggioramento del trend. “Tutto ciò – protestano gli operatori - nonostante le attività di costruzione e manutenzione strade siano state inserite tra quelle strategiche e quindi esonerate dal blocco”. A imporre la frenata, però, non è stata soltanto la burocrazia. Secondo i promotori della denuncia/appello “a frenare il settore sono stati prima di tutto lo shock iniziale prodotto dalla consapevolezza della pericolosità del virus, successivamente la scarsa reperibilità dei dispositivi di protezione individuale e, non ultimo, il rallentamento delle attività operative all’interno delle stazioni appaltanti, Comuni e Province in primis”.

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Martedì 5 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 07-05-2020 12:30 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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