La mitica Citroen 2CV

Le Magie di Citroen 2CV: doveva sostituire
una coppia di cavalli, è entrata nella storia

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MILANO - Le origini della Citroen 2CV si possono far risalire alla metà degli Anni '30, quando un signore di nome Pierre-Jules Boulanger si concesse un periodo di vacanza in Auvergne. Boulanger era quello che oggi si definirebbe un manager ed aveva affrontato un'impresa piuttosto difficile nell'industri automobilistica.

Nel 1935 era stato chiamato a raddrizzare i bilanci della Citroen che aveva rischiato la bancarotta per realizzare la rivoluzionaria Traction Avant. Ma Boulanger c'era riuscito e lui poteva finalmente rilassarsi. Per farlo, scelse di trascorrere qualche giorno in Auvergne, regione della Francia celebre per la fertilità dei suoi terreni e dedita essenzialmente all'agricoltura. Boulanger scoprì subito che in Auvergne quasi nessuno possedeva un'automobile. Fu allora che prese uno dei suoi quadernini Moleskine e vi scrisse «voglio quattro ruote sotto ad un ombrello, capaci di trasportare una coppia di contadini, cinquanta chili di patate ed un paniere di uova attraverso un campo arato. Senza rompere un uovo».

Aggiunse anche un sacco di altre cose: quanto doveva essere economica, semplice, affidabile e sicura. Poi tornò in azienda e consegnò il suo taccuino al suo miglior progettista, il geniale André Lefebvre, cui affidò l'incarico di tracciare le linee dell'auto che avrebbe dovuto sostituire la coppia di cavalli. Nacque così, nel 1939 la TPV (trés petite voiture, auto piccolissima) di cui Boulager fece costruire 250 diversi prototipi. Si narra, che il giorno in cui si recò alla pista prove di Citroen per visionare il lavoro dei suoi progettisti, Boulanger avesse con se un grosso sacchetto.

Arrivato davanti al primo prototipo, si tolse il suo Borsalino ed indossò il grosso cappello da contadino che aveva comprato in Auvergne. Tutti i contadini che aveva visto, avevano lo stesso cappello e non se lo toglievano mai, neanche per guidare il carro con cui portavano le proprie mercanzie. Boulanger salì sul primo prototipo. Il cappello cadde. Cadde così anche il prototipo. Alla fine, ne rimasero una manciata. Tra quelle fu scelta la TPV per la produzione. La TPV del 1939 era francamente brutta: Boulanger aveva chiesto funzionalità più che bellezza.

Aveva dei curiosi finestrini anteriori, divisi a metà orizzontalmente. La metà superiore restava fissa, quella inferiore si ribaltava verso l'alto, permettendo al contadino di mettere fuori il braccio per indicare la direzione dove voleva svoltare. Siamo arrivati al 1940 e sull'Europa si addensano minacciose le nuvole della Seconda Guerra Mondiale. Le truppe naziste aggirano la linea Maginot e valicano il confine con la Francia. Lo stesso giorno Boulanger dà l'ordine di distruggere tutti i prototipi della TPV perché non cadano nelle mani dei nazisti (si scoprirà solo negli Anni '80 che tre prototipi erano fortunosamente sopravvissuti, nascosti sotto al tetto di paglia di un edificio del centro prove Citroen).

Cinque lunghi anni durante i quali i progettisti Citroen continuano a lavorare e a sperimentare soluzioni nuove. Nel 1945 Boulanger convoca lo stilista italiano Flaminio Bertoni cui affida il compito di rendere più gradevole l'aspetto della TPV. Bertoni - che per Citroen ha disegnato la Traction e più tardi farà anche DS e AMI6 - ci riesce. E fa anche di più, in quanto dona alla 2CV quella carica di simpatia che ne decreterà il successo. La 2CV del 1948 costa più di una coppia di veri cavalli, ma infinitamente meno di qualsiasi altra auto. Ma per gli standard del 1948 l'aspetto è comunque troppo moderno, al punto di risultare sconcertante e molti giornali tuonano contro Citroen: «nessuno comprerà mai un'auto così». Una previsione smentita dal mercato: quando la 2CV esce di produzione nel 1990 ne sono state costruiti oltre 5 milioni di esemplari.


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Mercoledì 13 Maggio 2015 - Ultimo aggiornamento: 22-05-2015 00:26 | © RIPRODUZIONE RISERVATA